Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Da oggi – per circa un mese – pubblichiamo sul Blog mafie l’ordinanza di rinvio a giudizio “Torretta+120”, che ricostruisce dinamiche e omicidi della mafia di Palermo


I Prestifilippo sono indicati da Serafina Battaglia come alleati di Salvatore Greco “ciaschiteddu” il quale doveva la sua preminente posizione nella mafia anche alla amicizia con diversi noti esponenti mafiosi, tra i quali proprio Prestifilippo Giovanni.

Costui, note col nomignolo di “Vannuzzu di Santa Rita”, è indicato da Serafina Battaglia come intimo amico di Salvatore Greco. La prova dell’amicizia di Giovanni Prestifilippo con i Greco da Ciaculli, amicizia ostinatamente negata dal padre Prestifilippo Francesco, si ricava dalla fotografia sequestrata in casa di Prestifilippo Girolamo e Giovanni, cugini degli imputati. In tale fotografia, presa in occasione delle nozze di Prestifilippo Giovanni di Girolamo, sono raffigurati, oltre gli sposi e qualche invitato, i fratelli Prestifilippo Salvatore e Giovanni, dei quali l’ultimo in atteggiamento amichevole con Greco Nicola, fratello di Salvatore Greco “l’ingegnere” e cugino di Salvatore Greco “ciaschiteddu”.
È da aggiungere che una sorella degli imputati è fidanzata, come risulta dalle deposizioni e di Serafina Battaglia e dello stesso Prestifilippo Francesco, con Lorello Giuseppe figlio di Lorello Gaetano, mafioso di Godrano.

È interessante, a questo punto, notare come tra i mafiosi, analogamente a quanto avveniva per gli appartenenti a ceste sociali privilegiate, sia spiccata la tendenza a contrarre utili alleanze mediante il matrimonio. Una sorella dei Prestifilippo è fidanzata col figlio di Lorello Gaetano.

Il figlio di Stefano Leale si sposa con Rosa Corrado, figlia e sorella dei noti mafiosi di Baucina, Troia Mariano è cognato di Matranga Antonino, Sirchia Giuseppe di Gambino Francesco, Michele Cavataio di Taormina Antonino, Anselmo Rosario di Spina Raffaele, Zangara Antonino è genero di Garofalo Salvatore e il figlio di Fiore Giuseppe è fidanzato con la figlia di Cancelliere Leopoldo.

Ritornando ai Prestifilippo è da aggiungere che gli elementi acclarati non consentono di affermare se fossero loro oppure no i destinatari della Giulietta esplosa nel primo pomeriggio del 30 giugno 1963 nei pressi di Villa Sirena. La strada in cui venne abbandonata l’automobile conduce pure a Ciaculli, per cui possono farsi diverse supposizioni sull’obiettivo dell’attentato.

La circostanza del magazzino, attiguo alla villa dei Prestifilippo, dato in affitto al commerciante Marino Francesco Paolo, imputato, in altro processo, di associazione per delinquere con Luciano Leggio, costituisce, per il vincolo esistente tra il mafioso di Corleone e i Greco, una ulteriore conferma dei legami che univano i Prestifilippo ai predetti Greco.

Appare, pertanto, provata l’appartenenza di Prestifilippo Giovanni alla cosca mafiosa di Greco Salvatore “ciaschiteddu”, mentre invece non sono emersi sufficienti elementi di responsabilità a carico di Prestifilippo Salvatore, sul cui conto può dirsi soltanto che appartiene a famiglia compromessa con la mafia.

L’attuale stato di latitanza di Prestifilippo Salvatore si risolve indubbiamente in suo sfavore, però la sola latitanza, in mancanza di altri elementi, non é sufficiente per affermare che l’imputato è un mafioso Prestifilippo Salvatore dev’essere, in conseguenza, prosciolto per insufficienza di prove.

Fiore Giuseppe – Sciortino Giovanni

Nel rapporto di denunzia Fiore Giuseppe è indicato come un sicario di Cancelliere Leopoldo, legato quest’ultimo alla cosca di Greco Salvatore. Alcuni anni fa l’imputato, insieme con Cancelliere Leopoldo, con Pietro Garofalo e con certo Chianello, venne gravemente indiziato dell’omicidio del mafioso Michele Sorbi, fioraio, commesso in una via del centro.

Le circostanze dell’arresto di Fiore Giuseppe, eseguito nell’abitazione del cognato Camarda Angelo, denota che l’imputato, secondo il, principio di cautela adottato da molti mafiosi, si era da tempo preparato alla eventualità di nascondersi per sottrarsi all’arresto.

Infatti il Fiore aveva utilizzato come nascondiglio un vano di circa quattro metri quadrati ricavato nel soffitto della sala da pranzo, il cui ingresso era mascherato da un pannello in legno con affreschi. Tale nascondiglio venne approntato certamente dal Fiore nel periodo in cui, durante la guerra, occupò per qualche anno l’appartamento in questione.

Quanto a Sciortino Giovanni, risulta dalla deposizione di Giuseppe Ammirata, che era intimo di Pietro Garofalo e Girolamo Conigliaro, tant’è vero che nel mese di aprile 1963 venne fermato insieme con i predetti e con lo stesso Ammirata, in via Notarbartolo, dove si erano recati in macchina col pretesto di un appuntamento con l’avv. Salvatore Marino Amari. In quell’occasione lo Sciortino fu trovato in possesso di una rivoltella, senza essere munito di porto d’armi.

Sul conto dello Sciortino è da aggiungere che da semplice banconista, divenne in breve tempo gestore del bar “Bomboniera” luogo di convegno di mafiosi, tra i quali gli inseparabili Conigliaro Girolamo e Garofalo Pietro e che, insieme con costoro, era un gregario di Greco Salvatore.

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