Dell'operazione "Terrore sui treni", il generale Notarnicola ha riferito di essersi formato la convinzione che l'operazione di depistaggio "fu compiuta perché così volle la P2. Non è possibile, infatti, che una persona dell'intelligenza di Santovito potesse credere in una informazione e operazione del genere, così poco plausibile. Quando scoppiò lo scandalo P2 ho fatto i collegamenti, posto che Santovito ed altri erano della P2. Per gli altri intendo Musumeci e Belmonte"
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Dopo la prima serie dedicata alla sentenza della corte d’assise di Bologna che ha condannato all’ergastolo Paolo Bellini per la strage di Bologna, il Blog mafie pubblica una seconda serie che si concentra sul ruolo dei mandanti
Un ulteriore contributo del colonnello Giraudo concerne il documento c.d. Direttiva Westmoreland, che gli uomini di ON conoscevano, oltre ad esserne in possesso. Interessante notare che la diffusione della direttiva tra i militati di ON equivaleva a una sorta di investitura istituzionale degli appartenenti come forze ufficialmente reclutate per combattere il comunismo. È un fatto che un documento segreto, come la direttiva, fosse nelle mani dei dirigenti e dei militanti dell’organizzazione, ma anche nel sottofondo della borsa della figlia di Gelli.
Giraudo spiega che la direttiva, risalente al 1970, era valida agli inizi degli anni ’80. Ma la questione è più complessa e Giraudo la spiega così:
Testimone Giraudo - Fino all’inizio degli anni ’80 dopodiché ci sono documenti dei quali noi non conosciamo l’esistenza, sono solo per riferimenti indiretti quindi sappiamo che la problematica è rimasta, gestita in altro modo perché ovviamente chi scrive la dottrina Westmoreland nel 1970 è convinto che si riuscirà a sconfiggere la sovversione, così non è stato. Tenete presente che Aginter Press ha in due figli che sono Ordine e Tradizione, Ordre et Tradition e poi ha l’OACI ll signifìcato della parola OACI è Organizzazione di azione contro il comunismo internazionale, il problema è planetario, il problema è globale. Lei mi chiede fino a quando è andata avanti …
Presidente - No lo dico sa perché? Perché il professor Giannuli su questo punto è stato un po’ ambiguo nel senso che lui pone nel ’75 come un rovesciamento di prospettiva, di strategia.
Testimone Giraudo - Allora Presidente, guardi, noi abbiamo una data. Tenendo presente che ovviamente non siamo negli archivi e quindi non possiamo esporre delle verità galileiane, io vi posso dire che nel 1976 quindi siamo due anni dopo il Watergate, tenete presente che il Watergate rappresenta una cesura quindi nel 1974 tutto cessa e per la strage successiva bisognerà arrivare all’80 con i preparativi di guerra psicologica del’79, bisognerà arrivare all’80 perché cambia qualcosa, cambia qualcosa negli Stati Uniti e quindi l’establishment politico-militare repubblicano ha un grosso colpo tani ’è vero che coloro che ... Se lei guarda i verbali dei pentiti importanti tipo Calore, dicevano "il ’74 per noi era l’anno buono perché varie volte avevamo provato a fare il colpo di Stato, questa volta l’avremmo fatto coi Carabinieri, gente seria, ci saremmo riusciti" e fallisce anche lì perché viene a mancare la copertura internazionale.
L’America in quel momento lì ha una débdcle nella lotta al comunismo e che cosa succede nel ’76? Viene creato il Safari Club,fu chiamato così perché nasce in una località del Kenya, in un hotel appunto che si chiamava Safari, dove alcune potenze e tra l’altro i francesi e quindi deve pensare al retroterra che potevano mettere in campo i francesi, le nazioni si impegnano nella lotta senza quartiere al comunismo e lì quindi possiamo dire che ... Io non ho sentito la testimonianza del professor Giannuli, lui parla di una cesura nel ’75, io vi dico il documento nel 1976 parte, poi ovviamente non è che vanno al minuto quindi c’è un periodo di inerzia della Westmoreland e un periodo di rodaggio delle nuove ... (strategie)".
È una risposta coerente con tutti i dati acquisiti al processo. Ancora una volta si tratta di delineare questa nuova strategia e i suoi protagonisti. Ciò che restava invariata era la presenza di infiltrazioni nella sinistra con funzione di provocazione e di gruppi di destra deputati a momenti di rottura, ad azioni anche violente e idonee a creare quegli effetti della guerra psicologica di cui parla il manuale.
L’affidabilità di Digilio e degli altri agenti "americani" in Ordine Nuovo era elevatissima. Digilio era un agente della rete americana e il disvelamento, sia pure parziale della rete, fu considerato per gli americani un’operazione gravissima e produsse reazioni. Digilio, dunque, quadro di Ordine Nuovo e al contempo agente della rete informativa e operativa della Nato. Di questa rete fanno parte tutte le figure menzionate: Bandoli, Marcello Soffiati e al suo fianco David Carrett, Teddy Richard. Cosa rappresenta tutto questo?
Esattamente ciò che ha detto Borsi di Parma: si tratta di una struttura della Nato, una vera struttura Stay behind, distinta dall’altra, ma organizzata in modo analogo, per cui Gelli può vantarsi di fruire come P2 di un’organizzazione equivalente alla Stay behind di Cossiga e all’Anello di Andreotti. E che sia allocata nel Veneto e a Verona, in particolare, non sembra casuale:
Testimone Giraudo - Perché tutto nasce a Verona? Perché tutto ... Vi sarete chiesti ma perché non è nato a Padova? Perché non è nato a Vicenza? Perché non è nato a Belluno? Perché a Verona dove va a piazzare l’esercito italiano il reparto di guerra psicologica, dipendente dalla Nato, dove lo va a piazzare? A Verona. C’è una ragione perché tutto accade a Verona, perché Verona è il cuore perché ripeto voi parlate di attentati, per loro è guerra psicologica e l’organismo di gestione è a Verona, per quello tutto parte da Verona.
Poi non dimenticate le Pasque Veronesi cioè c’è un sottofondo tradizionalista cattolico che è un humus formidabile per la nascita di queste reti perché il coinvolgimento è anche in fluttuare, dovete ritornare a quegli anni..., c’è una componente ... Ma un ’organizzazione di Ordine Nuovo a Verona prende il nome di Guerriglieri di Cristo Re. Nell’utilizzare diverse sigle, no ... Si ricorda quello che c’è scritto nel foglio d’ordine di Ordine Nuovo numero 1, "creare più sigle" cioè il nuovo movimento politico Ordine Nuovo ... Deve sfuggire alle forze della repressione quindi non deve apparire come ... Sono loro stessi che lo dicono, ci sciolgono nel novembre del ’73, abbiamo vissuto quattro anni in clandestinità.
Difatti, quando lei sentiva qualcuno che cooperava di Ordine Nuovo, nell’interrogatorio, mi diceva Capitano ... Perché ormai è una vita che ... "Capitano, Ordine Nuovo non è mai morto". E certo, difatti il foglio d’ordine nuovo lo dimostra, abbiamo continuato a vivere in clandestinità. Adesso si tratta di passare ad una fase successiva, dicono.... Usano un termine che per chi si occupa di terrorismo è tipico o della sinistra o degli anarchici, alla "fase di Azione Rivoluzionaria", guarda un po’ sono le stesse identiche parole che lei trova nella documentazione Aginter, Azione Rivoluzionaria ....
Testimone Giraudo Veramente studiatevi quel materiale. Quando loro scrivono la Polizia ... Cioè l’importanza della copertura che troverà anche in Ordine Nuovo quindi su questo piano Aginter Press e Ordine Nuovo si muovono in parallelo perché il materiale da là proviene. La copertura. Quindi la copertura è la saldatura tra la vita presente e la vita passata.
Quando un soggetto viene interrogato, deve raccontare delle bugie plausibili tant’è vero che nella ... La Aginter Press è precisissima, dice: attenzione, nella fase in cui siete semplici agenti di superficie o agenti di sorveglianza, dovete rimanere neutri quindi – sembra ridicolo - rispettate gli stop, non urinate in città, attraversate la strada sulle strisce pedonali, non dovete fare niente, niente che desti l’attenzione. E cosa dice? Fate attenzione. La Polizia quando vi interroga è sempre interessata alla vostra storia attuale, a quello pensa. Difatti Avvocato, lei vada a prendersi i miei verbali ...
Parte Civile, Avv. Speranzoni - Li ho ben presenti.
Testimone Giraudo - Ecco. Allora io comincio: "Dove hai fatto le elementari? Dove hai fatto le medie? Chi era il tuo padrino di battesimo? La cresima? Conoscevate qualcuno nel clero? Conoscevate qualche massone a parte tutte le forze di Polizia?". È lì che li frega, è il passato perché lì ... Il problema della copertura sta nella saldatura, quello è il momento delicato, difatti la Aginter glielo dice, attenzione. Quando lei parlava del Digilio prima e ha detto "quindi possiamo considerarlo"... Guardi che Digilio ha un altro aspetto importantissimo che non deve sottovalutare cioè delle capacità tecniche.
Gli americani quelli li andavano a cercare in maniera certosina e perché è importante la capacità tecnica? Perché l’aiuta nella storia di copertura. Digilio per quanto tempo è stato l’omino del poligono di Venezia Lido? Quello che era esperto delle armi, delle munizioni ma c’è tutto un mondo sotto quello, difatti ... Ma perché noi in questo campo siamo all’ABC, oggi Avvocato le dico ... Io le parlo con l’esperienza di cinque anni nel servizio segreto.
Continuità, dunque, di uomini e di riferimenti, di tecniche tra il 1970 (Westmoreland) e il 1980 (stesso documento e i successivi). Il solo dubbio sta in quella frase lanciata dal colonnello, nel corso di un ragionamento che tocca contemporaneamente molteplici punti, per cui Digilio avrebbe detto solo il 5% di ciò che sa.
Un accenno Giraudo svolge alla funzione del Poligono di tiro di Venezia che funzionava come buca delle lettere viva, un luogo dove ci si può incontrare senza destare sospetto.
Altre considerazioni sono svolte sull’attività spionistica e operazionale in Italia e nel mondo, le provocazioni, le infiltrazioni, gli omicidi. Nell’esame del colonnello Giraudo emerge un florilegio di tutte le azioni di guerra psicologica e clandestina attuate nel nostro Paese nel corso di quegli anni. Così come i tentativi dei servizi americani, attraverso il fiduciario Carlo Rocchi di intercettare le inchieste milanesi dei primi anni ’90 e la stessa attività dell’investigatore.
Oltretutto si scopre che gli americani gestivano liberamente alcune utenze telefoniche messe liberamente a disposizione dall’azienda SIP e ovviamente fuori da ogni controllo. Il teste parla di un lavoro fatto con il fiato sul collo da parte degli americani (ambasciata) e di ambienti loro vicini che rivelavano agli interessati le mosse riservate degli investigatori italiani, considerati anche da ambienti interni come invadenti e infedeli rispetto alla solidarietà atlantica ("campo minato"). Il che conferma quanto emerso in tutto il corso del processo sugli ostacoli frapposti dall’ "amico americano" a tutte le inchieste sulle stragi, aventi il culmine in quella su Ustica.
La deposizione del colonnello Giraudo non risponde a tutti gli interrogativi, anche per esigenze di tempo che vietano l’espansione illimitata di tutte le connessioni emergenti da indagini che per la prima volta hanno cercato di portare alla luce le operazioni coperte in Italia dei servizi segreti americani, legati ai servizi nazionali deviati, alla rete di informatori e agenti di cui gli stessi hanno goduto.
È una realtà che è stata portata alla luce parzialmente, grazie all’opera dei servizi italiani fedeli, quelli legata alle istituzioni e in particolare alla magistratura, come potere indipendente, nella misura in cui l’indipendenza è praticata. Ovvio che tutto è legato alla contingenza politica: anche le indagini di Giraudo sono state consentite dai ministri competenti del tempo. Resta l’esistenza di forze che hanno saputo contrapporsi alle trame e allo Stato occulto costruito intorno alla P2.
Uno dei principali rappresentanti dello Stato che già al tempo operava in controtendenza rispetto alle deviazioni è il generale Notarnicola, il cui contributo alla ricostruzione dell’esistenza intorno alla P2 di un grumo di potere deviato, disponibile ad azioni criminali è stato essenziale. Purtroppo il teste è deceduto durante il processo e si era già preso atto delle impossibilità a comparire. Restano i verbali prodotti.
II generale Pasquale Notarnicola dal primo ottobre 1978 comanda la prima divisione del SISMI che si occupa di controspionaggio. La sua fu una nomina eccentrica rispetto a quella dei dirigenti dei nuovi servizi segreti, i cui vertici come sappiamo, furono nominati su sollecitazione di Gelli ed erano uomini della P2.
Ne parla lo stesso generale che rimase al servizio fino al 1983, segno evidente dalla sua estraneità al giro di Santovito. Al suo arrivo il generale Santovito era al vertice del SISMI.
Di Federico Umberto D’Amato riferisce di averlo conosciuto fra il 1979 ed il 1980. Benché non amante dei pettegolezzi, sin dall’inizio dovette fare i conti con quanto gli veniva riferito dagli ufficiali del suo servizio che ne parlavano come di soggetto che manovrava segretamente, nel senso evidente di segreti diversi da quelli istituzionali. Perché l’affermazione non sia considerata una dicerìa l’ufficiale indica correttamente la fonte, Ten. Col. Evangelisti, con il quale aveva quotidianamente a che fare. Ricorda puntualmente che il più delle volte D’Amato saliva a piedi e non in ascensore per recarsi nell’Ufficio di Santovito, in Via XX Settembre a Roma.
Ricordava che in occasioni di questi incroci, abbassava lo sguardo facendo finta di essere distratto. Potrebbe anche interpretarsi il gesto come volontà di non farsi notare mentre la scelta delle scale in luogo dell’ascensore si può spiegare in vari modi. Siamo temporalmente nel biennio cruciale tra il 1979 e il 1980. Contrariamente a quanto si è cercato di far credere, i rapporti tra i due erano intensi: si frequentavano e si sentivano telefonicamente, come verificato di persona dal nostro generale che frequentava l’Ufficio di Santovito quotidianamente.
Nell’Ufficio di Santovito aveva conosciuto Francesco Pazienza, la cui presenza era a sua volta giornaliera. La presenza di Pazienza è collocata sin dai primi mesi del 1979. Lo descrive così: "Mi diede fin da subito l’impressione essere un "faccendiere" perché non era appartenente al servizio, intendo dire da un punto di vista dell’organico, ma trattava il Generale Santovito con una confidenza eccessiva. lo ero stupito da questa confidenza tanto che chiesi ai Segretari del Servizio ed ottenni la risposta che si trattava di un nipote del Generale Santovito.
Nonostante ciò la mia idea di Pazienza non cambiò ed essendo venuto a sapere dagli ambienti del servizio che Pazienza percepiva un compenso dal SISMI di 70 milioni al mese scrissi un appunto informale che consegnai al direttore del servizio, chiedendo di valutare tale situazione anche per il buon nome del servizio stesso. Santovito lesse il mio appunto ed in mia presenza disse "È vero” come se fosse una cosa normale. Il sottointeso della risposta di Santovito era quello di non interessarmi di questa faccenda. Ricordo ulteriormente che Pazienza si muoveva tra Italia e Stati Uniti utilizzando quasi sempre il Concorde, pagato dal Servizio. Questo lo so per certo perché tutto quello che faceva, lo faceva a spese del servizio".
Era evidente la forte influenza che Pazienza esercitava su Santovito e quindi sulle attività del Servizio. Ricorda il comportamento da "padrone di casa" e i motivi di preoccupazione che ciò generava anche perché "molti Ufficiali del Servizio lo trattavano con deferenza e cercavano di guadagnare i suoi favori. Io pensavo che ciò accadeva per la vicinanza di Francesco Pazienza al Generale Santovito".
Pazienza utilizzava con disinvoltura tutti gli aerei del servizio.
Non esclude che Pazienza fosse un agente c.d. "Z", classifica attribuita ad atti e persone particolarmente segreti, tanto che i relativi documenti non erano neppure protocollati.
Il ruolo e la considerazione di D’Amato nell’ambito dei servizi di informazione e spionaggio per il terrorismo in ambito europeo era altissimo, come poté constatare di persona, frequentando i medesimi ambienti. D’Amato, nonostante fosse privo di competenza diretta e specifica, in quanto ormai "solo" direttore della polizia di frontiera continuava grazie a Santovito a occuparsi e a frequentare i servizi.
Svolse attività per i servizi, avvalendosi dei suoi rapporti con Santovito (e quindi, desumiamo, con la P2), mantenendo la frequentazione con gli organismi internazionali dell’intelligence europea presso cui godeva di stima e fiducia. Ciononostante, questa presenza gli parve anomala, trattandosi di un esponente della Polizia privo di formali competenze, operante tuttavia nell’ambito dei Servizi e come tale partecipando ai consessi internazionali, composti da operatori organici ai Servizi. Tutto ciò fa comprendere come il potere di D’Amato in Italia e all’estero fosse frutto di un’investitura che proveniva proprio da quel livello internazionale che lo ammetteva ai suoi consessi.
A proposito di Ledeen ha dichiarato che si trattava di personaggio in stretti rapporti con Santovito e Pazienza. Un "agente di influenza" presentatogli come consulente del SISMI. Si definiva "uno storico che lavorava per l’ambasciata americana". La sua influenza su Santovito era notevole; lo vedeva continuamente nel suo ufficio. Si trovava spesso insieme con Pazienza negli uffici del Servizio ed altrove.
Importante la presenza di Ledeen in occasione dell’operazione "Terrore sui treni", allorquando vide scendere dall’aereo dei servizi, alcuni giorni prima della concretizzazione dell’azione, Francesco Pazienza, il gen. Santovito e Michael Ledeen, che tornavano dall’estero. Loro dicevano dalla Francia, ma Notarnicola afferma di aver compreso che erano stati negli USA. Il teste ha affermato di avere visto in mano sia a Ledeen che a Pazienza alcune riviste straniere ed ebbe l’impressione che si trattasse delle stesse riviste trovate all’interno della famosa valigia del treno "Taranto-Milano" del 13 gennaio 1981, su cui fu compiuto il depistaggio.
Ribadisce di avere avuto immediate perplessità sulla genuinità delle operazioni, perché venivano fornite notizie troppo dettagliate per provenire da una fonte e non dai diretti attentatori. Le perplessità furono condivise dal dott. Gaspare De Francisci direttore dell’Ucigos, come a tempo debito riferito agli inquirenti.
Dell’operazione "Terrore sui treni", dal suo qualificato angolo visuale, ha riferito di essersi formato la convinzione che l’operazione di depistaggio "fu compiuta perché così volle la P2. Non è possibile, infatti, che una persona dell’intelligenza di Santovito potesse credere in una informazione e operazione del genere, così poco plausibile. Quando scoppiò lo scandalo P2 ho fatto i collegamenti, posto che Santovito ed altri erano della P2. Per gli altri intendo Musumeci e Belmonte".
Si tratta di un’informazione importante fornita da un alto Ufficiale dei Servizi Segreti che consente di ritenere quale fosse la capacità di comando della P2 sui suoi affiliati, pur di altissimo rango. Sulle ragioni di depistaggio ha confermato la valutazione della strumentalizzazione dei Nar da parte della P2 per operazioni di destabilizzazione e di successivo contraccolpo istituzionale, una strumentalizzazione che esigeva quindi la massima protezione degli esecutori materiali.
Abbiamo già detto come il generale Notarnicola considerasse il documento Westmoreland, rinvenuto nella valigia di Maria Grazia Gelli, assolutamente genuino. Ha quindi riferito dei conflittuali rapporti con il gruppo piduista all’interno del Sismi; per eliminarlo fecero trapelare ai giornali che era l’uomo di Dalla Chiesa all’interno dei servizi, allo scopo di provocare un’azione delle BR contro di lui. Fu scoperta, infatti, un’inchiesta preliminare ad un attentato da parte delle BR.
Aveva conosciuto ufficialmente D’Amato nel periodo di permanenza al SISMI, in occasione delle riunioni organizzate dal Ministero dell’interno in funzione antiterrorismo. Ha raccontato in generale che la parte "deviata" (letterale) del Sismi e del Centro di coordinamento dei Centri di Controspionaggio fino alla scoperta della P2 l’avevano emarginato, privandolo di informazioni sul terrorismo di destra e di sinistra: "in sostanza nella specifica materia dell’antiterrorismo cercavano "di togliermi fuori dai contesti informati".
Si tratta di una testimonianza che fornisce dall’interno dei servizi segreti conferme a tutte le linee ricostruttive emerse nel corso di questo e dei tanti processi svolti in questi anni.
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