Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Da oggi – per circa un mese – pubblichiamo sul Blog mafie l’ordinanza di rinvio a giudizio “Torretta+120”, che ricostruisce dinamiche e omicidi della mafia di Palermo


Le vaghe e non controllate notizie pervenute alla Polizia in merito al convegno di alcuni capimafia, riunitisi allo scopo di studiare e attuare le misure più opportune per paralizzare o frustrare l'opera della Commissione Parlamentare, sono una conferma di quanto si è detto sull'atteggiamento tipico della mafia, tendente ad evitare, a tutti i costi, lo scontro diretto e aperto con i poteri dello Stato.

Si é cercato, particolarmente in passato, di stabilire una distinzione tra mafia, concepita più che altro come manifestazione di coraggio, fierezza e indipendenza e la delinquenza comune, per cui il mafioso non sarebbe altro che un individuo con spiccate doti di energia, orgoglio e audacia, insofferente di vincoli e costrizioni, indotto talora a delinquere dalle storture e dalle ingiustizie sociali, ma, in ogni caso, sempre e soprattutto uomo d'onore, coraggioso e leale.

Molti anni fa un illustre statista ebbe a dichiarare che se per mafioso si intendeva persona animata da spirito cavalleresco, senso di ospitalità, sentimenti di umana solidarietà e di protezione verso i deboli e i derelitti, egli "sarebbe stato fiero di essere considerato il primo mafioso della Sicilia".

Nel 1930 in una rivista giuridica fu pubblicato uno scritto in cui si criticava che mafioso fosse divenuto sinonimo di malfattore e si affermava che il mafioso proprio per il suo spirito peculiare di indipendenza, non poteva essere un associato per delinquere, pur ammettendosi che tra i mafiosi si venisse a creare un legame istintivo definito "simpatia tra mafiosi", mai equiparabile a “vinculum scelerum”.


Ancora oggi si continua a parlare di vecchia e nuova mafia , per attribuire alla prima una funzione addirittura di equilibrio o comunque positiva nella società, al posto o ad integrazione dei poteri carenti dello Stato, alla seconda invece i caratteri di una delinquenza priva di scrupoli, spietata e sanguinaria, degenere derivato della prima.

E si arriva persino a parlare di mafia "buona", in contrapposizione con la mafia "cattiva", come di un fenomeno di costume, da guardare con indulgenza e comprensione e da non confondere con la delinquenza, di un fenomeno del quale si debba quasi essere fieri, come di un privilegio non diviso con altri.

Purtroppo tali atteggiamenti pervasi di vieto sentimentalismo e di malcelata simpatia verso la mafia, a volte autorevoli, spesso camuffati sotto il comodo pretesto della difesa dei valori morali e spirituali della Sicilia, così invece ingiustamente oltraggiati, non si risolvono altro che in una remora agli sforzi compiuti per risanare la nostra società dalla cancrena che la corrode.

Bisogna guardare al fenomeno per quello che é nel le sue attuali manifestazioni: una aberrante forma di delinquenza organizzata, particolarmente pericolosa e dannosa per le sue capillari infiltrazioni nella vita pubblica ed economica, per le esplosioni di sanguinosa violenza, per la oppressione soffocante esercitata in tanti ambienti e settori.

Anche a volere attribuire alla parola mafia il significato storico letterario conferitole da Pitré secondo il quale mafia è "....la coscienza del proprio essere, l'esagerato concetto della forza individuale, unica e sola arbitra di ogni contrasto, di ogni urto di interessi e di idee, donde la insofferenza della superiorità e peggio ancora della prepotenza altrui..” l'importante é affermare che la mafia é soltanto delinquenza organizzata e che il mafioso é un delinquente.

All'epoca della massiccia repressione della mafia durante il fascismo, S.E. il Procuratore Generale Giampietro ebbe ad affermare, in un discorso inaugurale dell'anno giudiziario, che la società dei mafiosi attiva e operante é per sé stessa un'associazione per delinquere.

Nel 1933 S.E. G.G. Lo Schiavo, appassionato e profondo studioso del problema, pubblicò uno scritto sul reato di associazione per delinquere nelle province siciliane, in cui sosteneva la identificazione della mafia con la espressione giuridica di associazione per delinquere, con tutti gli attributi di pericolosità sociale e soprattutto di turbamento all'ordine pubblico, tipici di una organizzazione delinquenziale.

A distanza di trenta anni dall'epoca in cui si pensava che la mafia fosse stata definitivamente debellata, nel momento in cui si é avuta la più impressionante recrudescenza della delinquenza organizzata, il principi o già enunciato della identificazione della mafia con il concetto di associazione per delinquere deve essere ribadito con particolare vigore, a salvaguardia della nostra società continuamente insidiata, minacciata e ostacolata nelle sue aspirazioni a migliori condizioni di vita, dalla esistenza di una simile tentacolare organizzazione criminale.

Si deve sottolineare, con piena aderenza alla realtà, mettendo da parte fantasie e romanticherie del passato, che la mafia, non è un concetto astratto, non è uno stato d'animo né un termine letterario (anche se può capitare - e sarebbe meglio evitarlo di parlare di mafia e mafiosi con tali significati), ma é essenzialmente criminalità organizzata, efficiente e pericolosa, articolata in società o aggregati o gruppi o, meglio ancora, "cosche", che sono, automaticamente, attive e operanti per il fatto stesso della loro esistenza, diretta alla realizzazione di un programma delittuoso attraverso l'esecuzione, quanto meno, di quei tipici reati mafiosi quali la violenza privata, l'estorsione, il danneggiamento, che per le circostanze in cui vengono di solito consumati, per le modalità e i mezzi dell'azione e per l'abituale silenzio delle vittime, non destano quasi mai un particolare allarme sociale né attirano, in maniera energica, l'attenzione della Autorità.

Esiste una sola mafia, né vecchia né nuova, né buona né cattiva, esiste la mafia che è associazione delinquenziale di mafiosi, che si presenta ed agisce sotto molteplici forme, delle quali la più pericolosa e insidiosa è indubbiamente quella camuffata sotto la apparenza della rispettabilità, della qualificazione sociale, che gode di amicizie, protezioni e appoggi da parte di personalità della vita pubblica, legata ad ambienti politici ed economici, la mafia cioè definita da qualcuno, con felice espressione "mafia in doppio petto", che è, purtroppo, più difficile da individuare e colpire adeguatamente.

Mafia è perciò associazione per delinquere, che é la volontaria unione di tre o più persone diretta allo scopo di commettere delitti, protratta per un tempo de terminato o no, la cui durata sia comunque apprezzabile, costituita per il semplice fatto della adesione di alme no tre persone al comune programma criminoso.

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