Nel 1978, sotto la gestione del generale Santovito, il Servizio redige una relazione sull'argomento che verte non sulla Loggia P2 e su Licio Gelli ma sulla massoneria in generale. Il documento afferma che è «opinione diffusa» ritenere che la massoneria italiana, spinta da quella americana, si sia intromessa in note vicende politiche, ma con «un peso indiretto»
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà ampi stralci del lavoro svolto dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sulla P2 presieduta da Tina Anselmi
Continuando la lettura del fascicolo del SISMI, troviamo una nota datata 1977, quando in seguito ad un articolo apparso su l'Unità il Servizio, sollecitato dal ministro della difesa, risponde di non avere «sinora sviluppato specifiche attività di ricerca sulla massoneria» e con riferimento a Licio Gelli afferma che «è risaputo che il noto Licio Gelli ha intrattenuto ed intrattiene rapporti con varie personalità di rango elevato, sia in campo nazionale che in quello internazionale».
Il Servizio è soltanto a conoscenza che «il PCI ha recentemente deciso di ridimensionare la forza e l'influenza delle logge massoniche italiane, ritenute "centri di potere" capaci di intralciare le attività politiche ed economiche del partito».
A tal fine avrebbe intrapreso una campagna di stampa che accusando la massoneria di «inquinamento fascista» tende solo a screditarla. Per concludere su questa nota, vale la pena di soffermarsi su quanto il Servizio scrive in materia di sua stretta competenza e sull'ineffabile rinvio all'ortodossia massonica per escludere la consistenza del reclutamento massonico di quattrocento ufficiali dell'esercito.
Nel 1978, infine, sotto la gestione del generale Santovito, il Servizio redige una relazione sull'argomento, che verte peraltro non sulla Loggia P2 e su Licio Gelli, ma sulla massoneria in generale. Il documento viene approntato per consentire al ministro della difesa di documentarsi in seguito alla presentazione di una interrogazione dell'onorevole Natta alla Camera dei deputati.
Dopo un lungo excursus storico, il documento afferma che è «opinione diffusa» ritenere che la massoneria italiana, spinta da quella americana, si sia intromessa in note vicende politiche (si citano la scissione di Palazzo Barberini, l'estromissione del PCI dal governo De Gasperi, l'introduzione del PSI nell'area di governo, il divorzio, la scuola laica), ma bisogna riconoscere che il suo peso in tali vicende è indiretto, ed è soltanto dovuto alla presenza di «fratelli» in Parlamento, negli enti locali, nella dirigenza statale, nell'industria, nella finanza e così via.
Su istigazione del comunismo internazionale, leggiamo nella pagina successiva, si tende a disgregare la massoneria, ma per fortuna Gamberini, a partire dal 1974 (lapsus freudiano?) ha cominciato ad espellere falsi fratelli antimassonici, affaristi e intrallazzatori. Si sostiene quindi che di fronte all'alternativa del compromesso storico si è scatenata in seno al Grande Oriente un'aspra lotta tra gruppi sostenitori da forze interne ed internazionali.
I gruppi che fanno capo a Salvini e a Gelli (recentemente giunti ad un accordo), in contrasto con il gruppo degli ex di Piazza del Gesù, sostengono la linea dell'attuale governo Andreotti di coinvolgimento del PCI, che porterà inevitabilmente o al compromesso storico o al totale rigetto del comunismo.
Si rileva quindi che l'azione mondiale della massoneria è ispirata dalla direttiva economico-politica che viene dagli USA e dall'Inghilterra; si chiariscono i termini di questo collegamento USA-massoneria italiana. L'intera azione sarebbe sostenuta dalla «Trilateral Commission», organismo creato da David Rockfeller nel 1973, che potrebbe a sua volta essere una emanazione della massoneria internazionale.
Farebbero parte della Trilateral circa 180 uomini politici e militari americani e una trentina di europei occidentali e giapponesi. Si legge inoltre che «sui presunti collegamenti della massoneria con attività criminose contingenti è noto soltanto che da tempo stanno indagando, in particolare, la magistratura fiorentina e quella romana e che in genere le persone chiamate in causa hanno risposto alle denunce con l'inoltro di querele».
Quanto alla diffamatoria campagna del PCI promossa contro la massoneria, questa è anche sostenuta dalle giovani leve socialiste, interessate a screditare il gruppo dei vecchi notabili del partito, in genere ritenuti massoni.
Infine, il documento conclude che «la massoneria, nell'ambito delle Forze Armate, ha un'influenza modesta e non certo tale, nonostante la propaganda in contrario, da riuscire a distorcere le leggi che regolano la progressione delle carriere e l'assegnazione degli incarichi».
Il documento esaminato costituisce un esempio probante di disinformazione mirata, in quanto è sostanzialmente centrato su una serie di valutazioni politiche, concernenti il ruolo del partito comunista, ma anche di altri partiti, mentre difetta in modo esemplare di informazioni e notizie precise. Nulla si dice infatti di concreto sulla massoneria, per la quale ci si riporta ad informazioni tanto più puntuali quanto più lontano nel tempo è il periodo al quale sono riferite; ma soprattutto notiamo che esso è del tutto carente di notizie concernenti Licio Gelli e la Loggia, massonica P2.
© Riproduzione riservata