Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro–tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà ampi stralci della sentenza di primo grado che ha assolto l’ex Presidente del Consiglio Giulio Andreotti. La sentenza di secondo grado, confermata in Cassazione, ha accertato invece che – fino alla primavera del 1980 – Andreotti aveva avuto rapporti con i boss Cosa Nostra


Infatti intorno alla seconda metà degli anni ’70, quando la posizione dell’on. Gioia divenne minoritaria all’interno della Democrazia Cristiana, il Ciancimino, il quale per lungo tempo aveva aderito alla corrente Fanfaniana, formò un gruppo autonomo, che instaurò rapporti di collaborazione (di tipo “federativo”) con l’on. Lima (cfr. sul punto la deposizione testimoniale resa dall’on. Sergio Mattarella all’udienza dell’11 luglio 1996).

Dalle dichiarazioni dell’on. Mario D'Acquisto si desume che il Ciancimino (il quale aveva “attraversato quasi tutte le correnti della Democrazia Cristiana”, conservando sempre una ampia sfera di autonomia) aderì alla corrente Andreottiana intorno al 1976, rimanendo comunque a capo di un gruppo autonomo.

Infatti nel 1976 l’on. Lima era arrivato alla conclusione che si potesse realizzare un accordo con il Ciancimino, il quale si era gradualmente riavvicinato a lui. L’on. Lima informò l’on. D'Acquisto che l’ingresso del Ciancimino, sia pure con un suo gruppo autonomo, nella corrente Andreottiana, avveniva senza alcuna contropartita, che tuttavia il Ciancimino chiedeva l’assenso del capo della corrente, e che conseguentemente egli avrebbe cercato di organizzare un incontro del Ciancimino con il sen. Andreotti affinché quest’ultimo prendesse atto di tale situazione verificatasi in Sicilia.

L’on. D'Acquisto prese parte a questo incontro, svoltosi a Roma, nel corso del quale l’on. Lima sostenne l’opportunità di accogliere il Ciancimino nella corrente, ed il sen. Andreotti ne prese atto, dicendo: “se siete d'accordo voi va bene anche per me”. Il Ciancimino, che affermava di essere vittima di una macchinazione politica, consegnò al sen. Andreotti, allo scopo di essere tutelato, un promemoria nel quale esponeva le sue ragioni. Il sen. Andreotti prese atto delle tesi sostenute dal Ciancimino e gli riferì “che avrebbe esaminato questo dossier e avrebbe cercato di accertare come stavano le cose”.

In questa circostanza il sen. Andreotti affidò la valutazione sull’opportunità dell’ingresso del Ciancimino nella sua corrente all’on. Lima, del quale egli “si fidava ciecamente”. L’on. Lima insistette perché venisse realizzata questa operazione, ed il sen. Andreotti ne prese atto e prestò il suo assenso.

Le motivazioni addotte dall’on. Lima per giustificare l’opportunità dell’operazione consistevano in ragioni tattiche legate alla situazione del Comitato Provinciale di Palermo della Democrazia Cristiana: una ulteriore rottura con il Ciancimino avrebbe infatti comportato il rischio di perdere la maggioranza all’interno del Comitato Provinciale del partito.

Le dichiarazioni rese dal teste D'Acquisto in ordine al suddetto incontro sono di seguito riportate:

Pm: Lei ricorda (...) se ci fu un incontro e in che anno al quale

D'Acquisto M.: Si, ci fu un incontro che credo si sia verificato nel 1976, ma se non era '76 sarà stato subito prima o subito dopo, insomma quello è il periodo perché Vito Ciancimino che era stato fortemente avversato dalla Corrente Andreottiana quando pose la sua candidatura al sindaco di Palermo fino al punto che gli esponenti Andreottiani per la verità insieme con gli esponenti della sinistra, onorevole Nicoletti e onorevole Alessi, avevano votato contro in Consiglio Comunale gradualmente si era riavvicinato all'onorevole Lima, aveva cercato di ricomporre i suoi rapporti con l'onorevole Lima e nel '76 l'onorevole Lima era arrivato alla conclusione che si potesse realizzare un accordo anche con Ciancimino, il rapporto soprattutto a vicenda interna del partito, maggioranze che si componevano e si scomponevano all'interno del Comitato Provinciale. Un giorno mi avvertì che Ciancimino il quale per...

Presidente: Chi l'avvertì?

D'Acquisto M.: Lima. Avvertì me che questo ingresso diciamo di Ciancimino sia pure con un suo gruppo autonomo all'interno della Corrente Andreottiana si verificava senza condizioni, senza contropartite diciamo, tuttavia Ciancimino chiedeva l'assenso del capo corrente perché altrimenti sosteneva la cosa non avrebbe avuto senso. E allora Lima mi disse "Se vuoi venire anche tu cerchiamo di procurare un incontro di Ciancimino con Andreotti in modo che prende atto di questa situazione che si è venuta a verificare in Sicilia". E così ci fu questo incontro con l'onorevole Andreotti e non mi ricordo se ci fosse anche l'onorevole Matta credo...

Presidente: Dove a Roma?

D'Acquisto M.: A Roma si.

Pm: Dove scusi?

Presidente: A Roma.

D'Acquisto M.: Mi pare di ricordare al Palazzo Chigi però non ne sono sicuro perché questo particolare dove fossimo mi sfugge, ma credo... comunque in un ufficio nel quale l'onorevole Andreotti aveva in quel momento una carica significativa, adesso non mi ricordo se fosse già Presidente del Consiglio o meno. L'incontro fu abbastanza rapido e Lima espose questa conclusione alla quale era arrivato, sostenne l'opportunità di sanare diciamo questa vecchia frattura con Ciancimino e di accoglierlo nella corrente, l'onorevole Andreotti praticamente ne prese atto sostanzialmente facendo capire, dicendo "Se siete d'accordo voi va bene anche per me, ecco". In quella occasione Ciancimino che si proclamava vittima di una macchinazione politica ai suoi danni consegnò anche al Presidente Andreotti un ampio promemoria nel quale esponeva tutte le sue ragioni e chiariva i motivi per cui a suo dire sarebbe stato vittima di un'aggressione appunto di matrice politica, l'onorevole Andreotti si limitò (...) a farsi lasciare questo promemoria e poi non so se la cosa abbia avuto uno sviluppo o meno anche perché io andai via e Ciancimino restò con Lima e con Evangelisti, ma non so se abbiamo avuto poi tra di loro un ulteriore incontro, un ulteriore colloquio sull'argomento.

Pm: Onorevole ma abbiamo detto 1976...

D'Acquisto M.: Mi pare di si.

Pm: In effetti per ravvivare la sua memoria le ha dichiarato "Ciancimino aderì alla Corrente Andreottiana nel 1976". (...) E l'incontro avvenne nel '76 e a Palazzo Chigi. Fatte queste puntualizzazioni alla data del 1976 il nome di Ciancimino era un nome diciamo così che scottava perché la Commissione Parlamentare Anti-mafia aveva accesso i riflettori su questo personaggio e vi erano centinaia e centinaia di atti che lo riguardavano. Ecco, vi poneste il problema di fare entrare nella Corrente Andreottiana a Palermo un personaggio che dinanzi all'opinione pubblica anti-mafia veniva presentato in quel momento con personaggio colluso vicino con la mafia? Questa è la domanda.

D'Acquisto M.: Si. Ho implicitamente risposto; Ciancimino sosteneva con grande forza la sua completa estraneità alle accuse che gli venivano rivolte, non mi ricordo se le accuse contro Ciancimino fossero contenute nella relazione di maggioranza o di minoranza dell'anti-mafia e quindi in pratica assumeva questa posizione "Io sono vittima di un processo politico, di un'accusa politica, di una mistificazione politica anzi il motivo per cui io mi rivolgo all'onorevole Andreotti e gli consegno questo promemoria è proprio per essere tutelato in una situazione nella quale si scagliano contro di me solo perché io sono un democristiano anti-comunista etc... etc..." E quindi sulla posizione di Ciancimino e sul suo ruolo all'interno della vita siciliana c'era questa posizione duplice, ecco da un canto una sua difesa accanita, netta e proclamata diciamo e dall'altro lato un'accusa che per la verità proveniva soprattutto dai partiti di sinistra. (...)

D'Acquisto M.: Nel '76 per ragioni relative alla maggioranza che si profilava all'interno del Comitato Provinciale, cioè per ragioni tattiche legate alla situazione del Comitato Provinciale di Palermo si ritenne di ridurre questo contrasto con Ciancimino (...) di superare (...) questa frattura ritenendo anche... questa è stata la "giustificazione politica" che mentre non era assolutamente opportuno che facesse il sindaco di Palermo per lo spessore istituzionale di questa carica che venisse a far parte di una corrente dove c'erano tanti altri e alla fine poteva essere consentita. Questa è stata la giustificazione... (...)

Avv. Coppi: Senta, lei questa mattina (...) ha ricordato un incontro a Palazzo Chigi nel quale si discusse dell'ingresso di Ciancimino nella corrente Andreottiana. Ha anche ricordato che in quella occasione il Ciancimino si difese contro le accuse che gli venivano mosse. Di fronte a questa autodifesa di Ciancimino lei ricorda quale fu l'atteggiamento del Senatore Andreotti, se il Senatore Andreotti delegò qualcuno per lo studio e la risoluzione di questo problema?

D'Acquisto M.: Per quello che io ricordo, l'Onorevole Andreotti si limitò a prendere atto di questa dichiarazione di Ciancimino molto appassionata, nella quale lo stesso Ciancimino faceva

riferimento appunto alla sua posizione di vittima di un complotto politico. Prese atto di quello che Ciancimino gli diceva e gli disse che avrebbe esaminato questo dossier e avrebbe cercato di accertare come stavano le cose. Poi, se a questo incontro (...) abbia avuto seguito o meno, non lo so.

Avv. Coppi: Non ricorda se l'Onorevole Andreotti, facendo seguito a quello che lei ha appena ricordato di dire, abbia poi specificatamente avvisato all'Onorevole Lima l'approfondimento della questione?

D'Acquisto M.: No, non lo so questo.

Avv. Coppi: Soltanto per riferirmi a una dichiarazione che lei ha già reso allo scopo proprio soltanto di rinfrescare la sua memoria. Con riferimento proprio al problema della confluenza di Ciancimino del suo gruppo e in relazione della personalità ...

Presidente: Che dichiarazione è?

Avv. Coppi: Si tratta della dichiarazione resa al Pubblico Ministero il 19 luglio dell'anno passato, 1995. Quindi la domanda era questa, Andreotti eccepì qualcosa su questa confluenza di Ciancimino nel suo gruppo in considerazione della personalità già allora molto discussa dello stesso Ciancimino, lei rispose allora:-"Affidò la valutazione del caso a Lima di cui si fidava ciecamente, e Lima insistette perché la operazione andasse in porto". E' in grado adesso di ricordare?

D'Acquisto M.: Sì, ribadisco quello che allora dissi, ma mi riferivo in quella occasione al significato politico dell'ingresso di Ciancimino, cioè rimise la decisione politica sulla opportunità a Lima. Non mi riferivo al dossier che invece conteneva una difesa specifica articolata e che non so se sia stato poi esaminato, approfondito o meno.

Avv. Coppi: Comunque vi fu una valutazione sulla opportunità politica o meno dell'ingresso di Ciancimino nella corrente?

D'Acquisto M.: la valutazione l'aveva fatta Lima in buona sostanza, e l'Onorevole Andreotti ne prese atto, assentì, ecco.

Avv. Coppi: Senta, lei ricorda in particolare quali furono, anche qui c'è stato un accenno questa mattina, ma se è possibile un ulteriore approfondimento, lei ricorda delle ragioni in particolare che Lima addusse per giustificare la opportunità di questa operazione? Lei questa mattina ha fatto riferimento a problemi di equilibri, di correnti etc. … Ma potrebbe essere ancora più preciso sul punto? Ricorda qualche cosa di ...

Presidente: Ha parlato di tattica questa mattina.

D'Acquisto M.: Sì, erano problemi soprattutto attinenti alla maggioranza in seno al Comitato Provinciale.

Avv. Coppi: E che cosa avrebbe comportato quindi l'ingresso di Ciancimino?

D'Acquisto M.: Una rottura con Ciancimino e una ulteriore rottura con Ciancimino diciamo, perché già era avvenuta, avrebbe comportato il pericolo di andare in minoranza e quindi di perdere la direzione del partito, la direzione provinciale

Presidente: A livello provinciale?

D'Acquisto M.: A livello provinciale.

In seguito, il Ciancimino riferì di avere incontrato il sen. Andreotti anche a Gioacchino Pennino, specificando di ritenere inaffidabile l’on. Lima e di considerare il sen. Andreotti un “grande garante”. All’udienza del 15 dicembre 1995 il Pennino ha così ricostruito l’inizio dei suoi rapporti con il Ciancimino e quanto riferitogli da quest’ultimo in merito all’incontro con il sen. Andreotti: Pm SCARP.: (...) Lei ha conosciuto Vito Ciancimino e se sì, quali sono stati i suoi rapporti con lui?

Pennino G.: io ho conosciuto Vito Ciancimino, conoscevo Vito Ciancimino di vista, quando lui gravitava nella corrente Fanfaniana. L'ho avuto presentato personalmente nel 1970 in occasione che lui era candidato alle elezioni comunali e mi venne presentato da due amici miei. Uno defunto che è il Dottor Lo Forte (...) segretario (...) provinciale della Democrazia Cristiana, e un altro, l'Avvocato Natale Messina. (...) Me lo ebbero a presentare in quell'occasione, perché lui mi aveva voluto conoscere per avere un aiuto elettorale.

In quell'occasione io non glielo potei dare perché avevo impegno con i sindacalisti. Però consigliai a Salvatore Bronte che mi aveva chiesto lo stesso aiuto e che io non gli potei dare per quel mio impegno, (...) e invitai lo stesso Bronte a fornire aiuto al predetto Ciancimino. Tant'è che, successivamente, quanto Bronte si ripresentò alle elezioni comunali del '75 e il Ciancimino non fu messo in lista, il Ciancimino collaborò in maniera fattiva insieme a me all'elezione del Bronte che ebbe (...) un buon successo.

Lo stesso Bronte faceva parte della corrente Fanfaniana e poi transitò al seguito di Ciancimino nel gruppo autonomo e nelle varie escursioni successive. Quindi io l'ho conosciuto in quell'occasione, però avevo intravisto il suo attivismo nel partito nella corrente Fanfaniana. Lo stesso Ciancimino non transitò in altre correnti nell'anno 1968, ma rimase al seguito (...) dei Fanfaniani. Soltanto nel 1975 poiché non fu messo in lista perché allora erano venuti fuori i verbali della Commissione Antimafia (...) che lo compromettevano molto, la Democrazia Cristiana in quell'occasione ebbe a dire ufficialmente che non si riproponevano coloro che (...) erano stati eletti per tre volte. Ma lo scopo non era quello. Lo scopo era quello di non mettere Ciancimino in lista. Ciancimino costituì un suo gruppo, contribuì all'elezione di sette candidati comunali e di due consiglieri provinciali.

Presidente: quindi siamo nel '75?

Pennino G.: '75, '75. E, successivamente, distaccò le sue posizioni dai Fanfaniani, passando in autonomia. Cosicché in quell'epoca noi avevamo, oltre alle correnti che avevano referenti nazionali, quali quelle dell'On. Nicoletti, quella del... che poi è quella dell'On. Lima, quella dell'On. Fanfani. Nel frattempo c'erano pure i dorotei, altre correnti piccole che io non rammento con esattezza. C'era questo gruppo autonomo che pur avendo una grossa rappresentanza nel partito locale, parliamo di Palermo, come iscritti e numerosi e numerosi consiglieri comunali e consiglieri provinciali, aveva una sua collocazione autonoma.

Tant'è che non entrò nelle determinazioni degli assessorati in un primo tempo. Poi mi fu riferito, successivamente, ed ebbi cognizione anche all'epoca, non (...) facendo parte ancora del loro gruppo, che (...) il Vito Ciancimino, per entrare nel potere comunale e provinciale, faceva parte del partito in quanto, se non rammento male era dirigente degli Enti Locali, ebbe ad avere (...) un incontro con l'On. Andreotti, presumo a Roma, perché, successivamente infatti me lo raccontò lo stesso Ciancimino, per lui Lima in quell'epoca non era affidabile, in quanto era stato colui che aveva rovinato tutti perché uscendo dal correntone di Fanfani, aveva frazionato quel gruppo.

Di conseguenza non intercorrevano rapporti, erano quasi, quasi in conflittualità. Dopo l'incontro con l'On. Andreotti, che garantì di questo accordo, anche se ancora il Ciancimino non aveva aderito alle posizioni dell'On. Andreotti nel gruppo di Lima, questo si verifica nell'80, ebbe le garanzie romane di poter operare come gruppo autonomo, tant'è che inserì due suoi uomini che, se non rammento male, nell'amministrazione provinciale. E cominciò a entrare nella gestione del potere. Gestione del potere, di concerto con Lima, di concerto con Gioia e i suoi rappresentanti, di concerto con Nicoletti, nel frattempo credo che ci fosse stato il gruppo di Piersanti Mattarella, e dei dorotei e così via. Perché lui riteneva Andreotti una persona degna, degnissima, di stima e un grande garante. Questo ne posso dare atto perché sono parole esternatemi dal Ciancimino, nell'anno successivo.

Presidente: di un grande?

Pennino G.: di un grande... di grande stima.

Presidente: e poi aveva aggiunto un'altra parola (...).

Pennino G.: garante (...). Garante degli accordi, ecco.

Il Pennino ha precisato di essere entrato a far parte del gruppo capeggiato dal Ciancimino nel 1977, in quanto Salvatore Bronte gli propose di assumere l’incarico di Presidente della Cassa di Soccorso e Malattia per i dipendenti dell'A.M.A.T.. Al riguardo, il collaborante ha aggiunto di avere accettato l’invito e di essersi recato quindi a conferire con il Ciancimino, il quale gli comunicò che avrebbe dovuto parlarne con l’on. Lima per chiedergli il suo assenso. In seguito il Ciancimino riferì al Pennino di avere ricevuto l’assenso dell’on. Lima, il quale si era mostrato “felicissimo” per il riavvicinamento del Pennino “alle posizioni del partito”. Il Pennino ricevette quindi il predetto incarico.

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