Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Per una ventina di giorni pubblichiamo ampi stralci della sentenza in rito abbreviato dell’inchiesta Gotha del 2006, quando a Palermo finiscono in carcere vecchi boss e nuove leve due mesi dopo l’arresto di Provenzano Bernardo.


Riunioni infinite, incontri tattici e programmi strategici riempiono le giornate del “gotha” dell’associazione. La polizia ascolta i reduci dello schieramento filocorleonese.

Nelle loro analisi non mancano di ricostruire gli eventi del passato, individuando le responsabilità della seconda guerra di mafia. Si raccontano che senza gli errori di Bontade, Badalamenti e “quello del Brasile” (Buscetta), avrebbero avuto “un mondo ancora sano”.

E, quando affrontano le questioni relative a Salvatore Inzerillo e alla sua famiglia, i “vincenti” ricordano come ancora dopo la morte di Bontade gli fosse stata data la possibilità di accordarsi con Riina per evitare il “bagno di sangue”. Non colse l’occasione e fu peggio per lui.

Nell’ala filocorleonese, a fianco del capo di Pagliarelli, sono attivissimi Cinà, Bonura, Michele Oliveri, Gianni Nicchi e Gaetano Sansone.

Per affermare la sua linea, Rotolo decide di giocare d’anticipo, facendo ricorso a metodi antichi. Vuole inviare un messaggio intimidatorio a Franco u truttaturi, a Sarino, a Giuseppe, a Tommaso, insomma a tutti gli Inzerillo che si trovano per qualche motivo in Italia.

Decide di farlo attraverso Sandro Mannino, nipote del defunto Totuccio Inzerillo e componente del mandamento di Boccadifalco. Sandro quando riceve la convocazione teme per la sua vita. E’ uno dei registi della operazione del ritorno dei cugini esiliati oltreoceano, ma deve accettare l’incontro, altrimenti i pericoli per lui aumentano. Lo confessa all’amico Nicola Mandalà, boss di Villabate, chiedendogli di accompagnarlo al residence di viale Michelangelo per fare da “garante” alla sua incolumità.

L’incontro alla fine si tiene, alla presenza anche di Gianni Nicchi e Nicola Mandalà, “braccio destro” di Rotolo. In un clima di tensione Rotolo e Mannino sono faccia a faccia.

Il dialogo comincia e svela gli stati d’animo dei protagonisti. I toni e i contenuti sono inequivocabilmente minacciosi, il giovane Mannino sembra subito “alle corde”, quando il boss di Pagliarelli chiarisce che a prendere l’iniziativa per organizzare l’incontro era stato Nicola Mandalà, alla ricerca di una soluzione condivisa:

senti qua tu sei qua, perché è Nicola che ti ha portato altrimenti tu qua non ci saresti. Nicola è un amico mio e ci tiene tantissimo a te, al punto che mi ha convinto di farti venire oggi e tu sei qua per questo. Cioè, tu non sei qua perché sei tu, sei qua perché sei lui!”.

Mannino, in difficoltà, si limita ad annuire

Rotolo è un “fiume in piena”. Rimarca i motivi della distanza dal suo interlocutore, evidenziando i fattori che scatenarono la seconda guerra di mafia: “e allora, senti, siccome io parlo chiaro e mi scoccia fare preliminari, senti qua a noi due ci divide un vadduni (dirupo n.d.t.) e ci passa un fiume, quindi non è che ci possiamo unire, perché ci divide u vadduni! Questo vadduni lo ha costruito tuo zio, no noi! Tu non hai nessuna responsabilità. … Tu sei nipote di Totuccio Inzerillo, il quale… Totuccio Inzerillo ed altri, senza ragione, senza ragione alcuna, sono venuti a cercarci per ammazzarci, ma nessuno gli aveva fatto niente.

Ci hanno cercato e ci hanno trovato! Non siamo stati noi a cercarli! E si è creata questa situazione di lutti e di carceri e la responsabilità è di tuo zio e compagni, se ci sono morti e se ci sono carcerati! Quindi io ti dico che non c’è differenza tra voi che avete i morti e fra le famiglie che hanno la gente in galera per sempre, perché sono morti vivi o sono pure morti. Quindi se vogliamo… c’è anche un’altra differenza! Che a voi vi sono rimasti i beni e a noi li hanno levati a tutti.

Mannino è atterrito quando Rotolo gli spiega il significato del “vadduni” che li divide. Teme il peggio. Non riesce a dire nulla di più di un inutile : “logico!”

Rotolo continua con tono chiaramente intimidatorio: “e quindi.. io non ho niente di personale, i tuoi parenti litigavano con tutto il mondo! Quindi, io di personale non ho niente, di personale ho una cosa: che avevano messo pure me nella lista, ! Perciò di personale non ho niente, però io ero messo nella lista! ……tutti quelli che mi avevano messo nella lista e facevano parte della lista, per me devono fare solo una fine!

L’interlocutore è ammutolito, allora Rotolo lo incalza sul “ritorno degli esiliati”: “ora… per quanto riguarda la situazione dei tuoi parenti, tu la situazione la sai com’è, perché a me risulta che tu la sai com’è la situazione. Il tuo parente prima di venire in Italia, perché i tuoi parenti sono un discorso a parte e questo tuo parente… sono venuti i tuoi parenti… sono venuti gli americani qua, gli ho detto, quando è stato allora sono venuti gli americani qua e si è preso un accordo, che i tuoi parenti si dovevano rimanere lì e dovevano rispondere… perché erano tutti… tutti scappati, tutti fuori in America, però dovevano rimanere reperibili e dovevano rispondere a una persona, che era Saruzzo Naimo. Ti risultano queste parole?

Mannino ammette: “Si, mi risultano.”

A quel punto, Rotolo con durezza aggiunge: “quando Saruzzo doveva venire qua, voi lo avete fatto sapere prima perché vi preoccupavate, perché vi è stato detto allora che se uno di questi fosse venuto sul territorio italiano gli avremmo sparato.

E allora voi lo avete fatto sapere prima, perché non era che voleva venire lui, ma erano gli sbirri che lo dovevano portare per farsi la sorveglianza e vi è stata data risposta: va bene, può venire per la sorveglianza, ma appena finisce la sorveglianza se ne deve andare. Voi questo non lo avete fatto! Gli ho detto, siete stati fortunati, perché…se io domani fossi fuori ed incontrassi tuo cugino e gli tiro due revolverate, chi vieni tu a domandarmi… o qualche parente tuo? Perché lui voleva venire a sparare a me! E così lo possono fare altri cento, altre mille persone che erano nelle stesse condizioni mie. Quindi garanzie al tuo parente non gliene può dare nessuno, il tuo parente se ne deve solo andare e ci deve fare sapere dove và, perché lo dobbiamo tenere sotto controllo!

Dopo l’avvertimento sugli obblighi degli “esiliati”, Rotolo chiede al Mannino se ha qualcosa da dire sulla regola stabilita dalla Commissione provinciale, e quest’ultimo, ormai in evidente stato di inferiorità psicologica, risponde: “io lo ringrazio veramente, perché mai nessuno mi aveva parlato così! Lei mi sta parlando… anche se mi sta dicendo cose, però sono cose giuste, perché non mi sta dicendo cose sbagliate, però, purtroppo io gli dico una cosa, io mi trovo… come dice lei da questo lato, perché mi ci trovo!”

Rotolo, per concludere, usa un tono apparentemente accomodante: “non devi avere di questi problemi! Non è che tutti i morti che ci sono stati sono stati morti perché erano sbirri o perché erano cattivi!? Volevano fare una cosa che non era concordata. Ma non era gente cattiva! Lo abbiamo fatto, purtroppo, per colpa loro! Eravamo tutti tranquilli, tutti nelle nostre case. E ora siamo invece tutti rovinati, perché chi ha i morti e chi ha i carcerati e tutti in mezzo a una strada. Tu non ti sentire in colpa perché non è che erano persone cattive, erano cattive nell’azione!

Rotolo insiste sul fatto che non ha nulla di personale nei confronti di Mannino, ricordandogli che i suoi parenti litigavano con “tutto il mondo”.

Mannino riesce a fatica ad articolare una frase compiuta e Rotolo lo incalza ancora: “calmati un minuto, io… siccome Nicola mi ha detto che sei una brava persona, un bravo ragazzo, però tu sappi che devi stare al tuo posto! Tu devi stare nna to casedda (nel tuo filare n.d.t.) senza scavalcare a to casedda perché tu non ti chiami Inzerillo ma sei Inzerillo. …Perché purtroppo queste cose, che non hai creato tu, perché tu magari eri ragazzo, però i tuoi parenti li hanno creati e li hanno lasciati in eredità a voi! Quindi, la situazione è questa. se tu sei sincero come me io ti sarò grato e lieto della tua sincerità. Ma stai attento perché se io mi accorgo che tu non sei sincero mi potrebbe dispiacere molto e seccarmi, specialmente perché ti ho fatto venire a casa mia”.

Ancora una volta la storia è scritta dai vincitori.

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