Dalle risultanze dell’istruttoria dibattimentale si desume che il sen. Andreotti rappresentò, per Michele Sindona, un costante punto di riferimento anche durante il periodo della sua latitanza, e che il raccordo tra i due soggetti era noto a settori di “Cosa Nostra” i quali, contestualmente, operavano in modo illecito a favore del finanziere siciliano
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro–tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà ampi stralci della sentenza di primo grado che ha assolto l’ex Presidente del Consiglio Giulio Andreotti. La sentenza di secondo grado, confermata in Cassazione, ha accertato invece che – fino alla primavera del 1980 – Andreotti aveva avuto rapporti con i boss Cosa Nostra
Dalle risultanze dell’istruttoria dibattimentale si desume che il sen. Andreotti rappresentò, per Michele Sindona, un costante punto di riferimento anche durante il periodo della sua latitanza, e che il raccordo tra i due soggetti era noto a settori di “Cosa Nostra” i quali, contestualmente, operavano in modo illecito a favore del finanziere siciliano.
Come è stato evidenziato dalla sentenza n. 20/86 del 18 marzo 1986 della Corte di Assise di Milano, negli anni successivi al crack del suo impero finanziario il Sindona, per piegare il corso degli eventi in suo favore, utilizzò nel modo più spregiudicato la rete di amicizie, di compiacenze e di complicità che si era costruita negli anni della sua potenza, ed impiegò le cospicue risorse finanziarie che era riuscito a mettere al sicuro presso banche estere.
In primo luogo, il Sindona attivò ambienti della comunità italo-americana di New York ed ambienti del potere ufficiale ed occulto in Italia, al fine di impedire che venisse concessa la sua estradizione dagli U.S.A. Già con un memorandum del 5 agosto 1975 il console italiano a New York aveva segnalato l’opportunità di perseguire l’estradizione con energia, dato che il Sindona stava svolgendo un’intensa attività in seno alla comunità italo-americana di quella città per procurarsi appoggi.
Nell’agosto 1976 due esponenti di rilievo della comunità italo-americana, Philip Guarino, legato alla massoneria internazionale, e l’avv. Paul Rao, si recarono in Italia dove incontrarono, nello stesso giorno, prima il Presidente del Consiglio dei Ministri on. Andreotti, e poi il Maestro venerabile della Loggia Massonica P 2, Licio Gelli, al fine di caldeggiare la posizione di Sindona con riferimento alla procedura di estradizione in corso.
Nel dicembre 1976 i legali del Sindona, allo scopo di contrastarne l’estradizione, presentarono all’autorità giudiziaria statunitense una serie di dichiarazioni giurate (affidavit) sottoscritte da importanti personaggi come Carmelo Spagnuolo, Edgardo Sogno, Licio Gelli, John Mc Caffery, Philip Guarino, Flavio Orlandi, Francesco Bellantonio, Stefano Gullo e Anna Bonomi. In alcune di queste dichiarazioni si sosteneva che il Sindona era perseguitato dalla giustizia italiana perché anticomunista, e che il suo rientro in Italia avrebbe avuto come conseguenza un processo ingiusto.
A partire dal 1976 il Sindona ed i suoi legali elaborarono una serie di “progetti di sistemazione” che si proponevano la chiusura indolore della liquidazione coatta amministrativa e, di conseguenza, il venir meno della dichiarazione di insolvenza, la revoca del mandato di cattura per bancarotta fraudolenta, e la rivitalizzazione della Banca Privata Italiana. Il risultato finale di tale sistemazione sarebbe stato quindi quello di consentire al Sindona di ritornare liberamente in Italia e riprendere le sue posizioni di grande operatore bancario e finanziario.
Giudizi variamente negativi sulla praticabilità dei progetti di sistemazione furono espressi dal commissario liquidatore della Banca Privata Italiana avv. Giorgio Ambrosoli, dal dirigente del Servizio di Vigilanza della Banca d’Italia dott. Mario Sarcinelli, dal Presidente di Mediobanca dott. Enrico Cuccia, dall’amministratore delegato della Banca Commerciale Italiana dott. Francesco Cingano, dal Direttore Generale della Banca d’Italia dott. Carlo Azeglio Ciampi, dall’amministratore delegato del Credito Italiano dott. Rondelli.
Nonostante l’oggettiva inaccettabilità dei progetti di sistemazione, il Sindona ed i suoi collaboratori (in particolare l’avv. Guzzi) svolsero per anni un’attività instancabile diretta a promuoverne il buon esito, cercando l’appoggio degli ambienti più disparati, quali quello della loggia massonica P2 facente capo a Licio Gelli, quello della finanza legata al Banco Ambrosiano ed al suo presidente Roberto Calvi, quello di organi di stampa disponibili per campagne di sostegno, e quello di un certo mondo politico della capitale, dove personaggi politici di primo piano, come l’on. Giulio Andreotti, il sen. Gaetano Stammati, l’on. Franco Evangelisti e il sen. Amintore Fanfani vennero avvicinati al fine di coinvolgerli nel patrocinio del piano di salvataggio (secondo quanto è stato accertato dalla sentenza n. 20/86 del 18 marzo 1986 della Corte di Assise di Milano).
Nel prendere in esame i comportamenti tenuti dal sen. Andreotti nei confronti del Sindona, occorre premettere che l’imputato si astenne dall’attuare iniziative favorevoli al finanziere siciliano con riferimento ad una operazione che assumeva per costui una particolare importanza: il progettato aumento del capitale della società Finambro (riconducibile al Sindona), che sarebbe dovuto passare, per effetto di una pluralità di deliberazioni intervenute nel 1973, dall’importo di un milione a quello di centosessanta miliardi di lire.
Come si desume dalla deposizione del teste on. Teodori, questo aumento di capitale, necessario al Sindona per procurarsi liquidità sul mercato, non potè attuarsi in quanto il Ministro del Tesoro on. Ugo La Malfa per un lungo periodo non concesse la prescritta autorizzazione, omettendo di convocare il Comitato Interministeriale per il Credito e per il Risparmio proprio allo scopo di impedire un’operazione che riteneva inopportuna in considerazione dello stato di illegalità delle banche sindoniane, emerso dalla documentazione relativa alle ispezioni compiute dalla Banca d’Italia.
L’on. La Malfa mantenne questo atteggiamento intransigente nonostante avesse ricevuto pressioni dal segretario politico della Democrazia Cristiana, on. Fanfani, il quale sollecitava una diversa soluzione.
La mancata concessione dell’autorizzazione all’aumento di capitale della Finambro S.p.A. concorse a determinare la crisi delle banche del Sindona (cfr. la deposizione resa dal teste Teodori all’udienza del 29 aprile 1997). Nella sua deposizione testimoniale, l’avv. Guzzi ha specificato che la mancata convocazione del Comitato Interministeriale per il Credito e per il Risparmio da parte del Ministro del Tesoro on. La Malfa era dovuta principalmente alla consapevolezza che la Banca d’Italia era orientata in senso positivo con riguardo all’aumento di capitale ed avrebbe quindi potuto esprimere, all’interno del Comitato, il proprio voto in senso favorevole al rilascio della relativa autorizzazione.
Non risulta che, con riguardo all’aumento di capitale della Finambro S.p.A., siano state esercitate dall’on. Andreotti pressioni volte ad agevolare il disegno del Sindona.
Va, peraltro, osservato che l’on. Andreotti, dopo la crisi del secondo governo da lui presieduto, non assunse incarichi ministeriali nel IV governo Rumor (entrato in carica il 7 luglio 1973, e nel quale l’on. La Malfa era Ministro del Tesoro), ma divenne Ministro della Difesa nel V governo Rumor (entrato in carica il 14 marzo 1974) e Ministro del Bilancio e della Programmazione Economica nel IV governo Moro (entrato in carica il 23 novembre 1974, con l’on. La Malfa Vice Presidente del Consiglio).
Nel prosieguo della vicenda, l’imputato in diverse altre occasioni assunse iniziative favorevoli al Sindona, mantenne, per anni, frequenti contatti con i soggetti operanti per conto del finanziere siciliano, e manifestò un reiterato ed intenso interessamento per i suoi più rilevanti problemi, sia di ordine economico sia di ordine giudiziario. […].
Dall’esame del complesso degli elementi di convincimento sopra riassunti si desume, quindi, che:
1. anteriormente all’8 ottobre 1973 il sen. Andreotti incontrò il genero del Sindona, Pier Sandro Magnoni (allora animato da atteggiamento polemico per la mancata concessione, da parte del Ministro del Tesoro, delle autorizzazioni occorrenti per l’aumento del capitale della società Finambro), manifestando una benevola attenzione per il gruppo facente capo al finanziere siciliano e formulando suggerimenti circa la strategia da seguire;
2. il sen. Andreotti appoggiò la nomina (compiuta nel marzo 1974) del dott. Mario Barone a terzo amministratore delegato del Banco di Roma;
3. il Sindona, subito dopo la nomina del dott. Barone, telefonò al sen. Andreotti per ringraziarlo, ritenendo che essa fosse funzionale alla soluzione dei problemi del suo gruppo finanziario;
4. il dott. Barone firmò un prestito dell’importo di cento milioni di dollari, concesso al Sindona - in un periodo nel quale le sue banche si trovavano in una situazione di difficoltà - attraverso il Banco di Roma-Nassau, sostenne all’interno del Banco di Roma gli interessi del Sindona, e si interessò degli iniziali progetti di salvataggio della Banca Privata Italiana;
5. nel periodo compreso tra il 1975 ed il luglio 1978, l’ing. Fortunato Federici – il quale era assai vicino al sen. Andreotti e faceva parte del Consiglio di Amministrazione del Banco di Roma - mantenne direttamente i contatti tra l’imputato ed il Sindona, incontrando ripetutamente il finanziere siciliano, ricevendo da lui o dai suoi difensori informative sullo sviluppo della sua situazione (anche sotto il profilo processuale), e riferendo in proposito al predetto esponente politico;
6. l’ing. Federici, insieme al dott. Barone e ad altri soggetti, si interessò del "Progetto interdipendente tra la Società Generale Immobiliare e la Banca Privata Italiana";
7. il 23 agosto 1976 il sen. Andreotti incontrò, presso il Centro Studi con sede a Roma in Piazza Montecitorio, due componenti della comunità italo-americana, Philip Guarino e Paul Rao (il cui arrivo era stato preannunziato al Guzzi dal Sindona, il quale li aveva qualificati come suoi amici, e gli aveva comunicato che essi avevano un appuntamento con il predetto esponente politico); dopo il colloquio, il Guarino ed il Rao manifestarono la propria soddisfazione per il fatto che il sen. Andreotti aveva assicurato un suo interessamento per quanto riguardava l'estradizione, e, nella serata dello stesso giorno, incontrarono Licio Gelli, cui parlarono della suindicata riunione;
8. in una successiva occasione il sen. Andreotti incontrò nuovamente il Guarino, il quale gli ribadì il proprio convincimento in merito alle vicende del Sindona;
9. in seguito, il Guarino sottoscrisse una dichiarazione giurata (affidavit) presentata in favore del Sindona nell’ambito del procedimento estradizionale, nella quale specificò di essersi recato in Italia e di avere incontrato due volte un alto esponente della politica, con grandi responsabilità nel Governo italiano, di cui non faceva il nome (ma che fu identificato nell’on. Andreotti dal M.llo Novembre e dall’avv. Ambrosoli);
10. in data 28 settembre 1976 il Sindona scrisse al sen. Andreotti una lettera nella quale faceva implicito riferimento al Guarino ed al Rao parlando di “comuni amici” cui l’esponente politico aveva recentemente manifestato la propria stima per lui, trattò la problematica relativa al procedimento di estradizione specificando che l’esposizione della “drammatica situazione” si riconnetteva all’interessamento mostrato dal sen. Andreotti per le “note vicende”, manifestò l’intento di porre a fondamento della propria difesa anche motivazioni di natura politica e di documentare che alla base delle iniziative giudiziarie assunte a suo carico vi sarebbe stato il disegno di determinati gruppi politici di esercitare un’azione di contrasto nei suoi confronti per arrecare danno ad altri settori del mondo politico precedentemente appoggiati con atti concreti dal finanziere siciliano, ed evidenziò gli obiettivi che per lui assumevano maggiore importanza (la rapida conclusione delle trattative intercorrenti con il Banco di Roma, la revoca della declaratoria dello stato di insolvenza e della liquidazione coatta della Banca Privata Italiana, e la realizzazione della sistemazione della Banca Privata Italiana contemporaneamente a quella della Società Generale Immobiliare, per cui, a suo dire, l’on. Andreotti aveva ampiamente profuso il proprio impegno);
11. la suddetta lettera fu ricevuta dal sen. Andreotti;
12. in data 19 novembre 1976 l’on. De Carolis comunicò all’avv. Guzzi che l'on. Andreotti sembrava “freddo e distaccato” sui piani di sistemazione delle banche, ma disponibile ad un interessamento con riguardo all’estradizione;
13. in seguito l'on. Andreotti si interessò dei progetti di sistemazione della Banca Privata Italiana;
14. in particolare, l’avv. Guzzi apprese dall’ing. Federici che il 6 aprile 1977 l'on. Andreotti, aderendo ad una richiesta dell’ing. Federici, si era incontrato con il Direttore Generale del Banco Ambrosiano, Roberto Calvi, per trovare una soluzione per la Banca Privata Italiana, e che tuttavia l’incontro si era rivelato deludente;
15. l’ing. Federici comunicò all’avv. Guzzi che vi era un interessamento dell’on. Andreotti con riguardo al procedimento pendente davanti alla Corte di Cassazione per la sospensione del procedimento penale e la revoca del mandato di cattura emesso a carico del Sindona; questo interessamento, che era stato sollecitato dal Sindona, non determinò un risultato favorevole al finanziere siciliano, il cui ricorso fu respinto;
16. in occasione di una riunione tenutasi il 12 luglio 1977 con il Sindona, furono consegnati all’ing. Federici ed al prof. Agostino Gambino due memorandum riguardanti rispettivamente la sistemazione della Banca Privata Italiana e della Società Generale Immobiliare, e lo stato del procedimento di estradizione; questo secondo memorandum metteva in rilievo che solo un intervento positivo delle Autorità Italiane avrebbe potuto evitare l'estradizione, e aggiungeva, con chiaro riferimento al destinatario (cioè l’on. Andreotti), che lo stesso, incontrando nella terza decade del mese di luglio alcune personalità americane e l'ambasciatore Gaja, avrebbe dovuto spendere qualche parola a sostegno del Sindona, come del resto aveva sempre fatto, al fine almeno di non nuocere in un ambiente che stimava e sosteneva Sindona;
17. a seguito di questa riunione, l’ing. Federici ed il prof. Gambino si incontrarono con l'on. Andreotti, con il quale parlarono di un intervento che aveva come destinatari i congressmen americani Rodinò e Murphy ed era stato richiesto dal congressman Mario Biaggi al fine di coagulare la volontà della comunità italo-americana in relazione all’estradizione;
18. tra il 1976 ed il 1977 il Sindona incontrò a Washington l'on. Andreotti insieme al congressman Mario Biaggi;
19. l'on. Andreotti chiese all’ing. Federici di prendere contatto con il sen. Fanfani allo scopo di ottenere il suo appoggio per il nuovo progetto di “sistemazione” della Banca Privata Italiana (denominato “giroconto Capisec” ed avviato all’inizio del 1978);
20. successivamente l’ing. Federici e l’avv. Bucciante, nel corso di un colloquio con l’avv. Ambrosoli, affermarono che il salvataggio della Banca Privata Italiana stava a cuore all’on. Andreotti ed al sen. Fanfani, ed insistettero per l’accoglimento dei relativi progetti (cui, invece, il Commissario liquidatore era contrario);
21. il 25 luglio 1978 l'on. Andreotti incontrò l’avv. Guzzi, che gli sottopose il progetto di salvataggio della Banca Privata Italiana e quant’altro era già stato rappresentato al medesimo esponente politico dall’ing. Federici;
22. l'on. Andreotti incaricò informalmente il sen. Gaetano Stammati (esperto in questioni finanziarie, ma titolare, in quel periodo, del Ministero dei Lavori Pubblici, ed inserito nella loggia P 2) di studiare il progetto di salvataggio della Banca Privata Italiana, e segnalò all’avv. Guzzi lo stesso Stammati come persona idonea a seguire i problemi tecnici connessi al progetto;
23. nel corso di una conversazione telefonica con l’avv. Guzzi, svoltasi in data 1° settembre 1978, l'on. Andreotti promise che avrebbe incaricato l’on. Evangelisti di seguire il progetto di sistemazione (come era stato richiesto dal Sindona per il tramite del suo difensore) e che avrebbe invitato il sen. Stammati a telefonare al legale;
24. successivamente, l’avv. Guzzi ricevette una telefonata dal sen. Stammati e, recatosi il 2 settembre 1978 nell’abitazione dell’on. Evangelisti, apprese che quest’ultimo aveva ricevuto dall’on. Andreotti l’incarico di esaminare un memorandum attinente al secondo progetto di sistemazione della Banca Privata Italiana;
25. il 5 settembre 1978 l’on. Evangelisti sottopose il progetto di sistemazione della Banca Privata Italiana al Vice Direttore Generale della Banca d'Italia, dott. Mario Sarcinelli;
26. a fronte dell’atteggiamento di sostanziale chiusura assunto dal dott. Sarcinelli (sia pure con riserva di esaminare meglio la questione mediante l’esame dei documenti esibitigli dal predetto esponente politico), l’on. Evangelisti non sviluppò ulteriormente il discorso;
27. l’avv. Guzzi incontrò nuovamente l'on. Andreotti il 5 ottobre 1978;
28. nel corso di un ulteriore incontro svoltosi il 15 dicembre 1978, l'on. Andreotti comunicò all’avv. Guzzi che il piano di salvataggio della Banca Privata Italiana non poteva momentaneamente trovare sviluppo, ma avrebbe potuto essere preso nuovamente in esame in futuro;
29. nel mese di dicembre 1978 il sen. Stammati si rivolse al Direttore Generale della Banca d'Italia, dott. Ciampi, ed ottenne che il dott. Sarcinelli incontrasse l’avv. Ambrosoli per discutere dei progetti di sistemazione;
30. dopo avere avuto, in data 27 dicembre 1978, un colloquio telefonico con il sen. Stammati, l’avv. Guzzi telefonò il 27 dicembre 1978, il 2 gennaio ed il 4 gennaio 1979 alla segretaria dell’on. Andreotti, sig.ra Enea, per sollecitare l'on. Andreotti in ordine allo sviluppo del progetto di salvataggio;
31. in correlazione con le precedenti conversazioni telefoniche, in data 8 gennaio 1979, si svolse un altro incontro tra l’avv. Guzzi e l'on. Andreotti;
32. in data 11 gennaio 1979 si tenne l’incontro tra il dott. Sarcinelli e l’avv. Ambrosoli, che non modificarono le posizioni già assunte in ordine ai progetti di sistemazione della Banca Privata Italiana;
33. in data 23 febbraio 1979 l’avv. Guzzi si incontrò con l'on. Andreotti, al quale espose un quadro generale della situazione e riferì che vi erano state minacce nei confronti dell’avv. Ambrosoli e del dott. Cuccia;
34. nel periodo tra il mese di febbraio e l’inizio del mese di marzo del 1979 l’avv. Guzzi ebbe ripetuti contatti con Della Grattan, la quale gli fece presente che occorreva che l'on. Andreotti intervenisse sollecitamente in quanto i difensori americani del Sindona avevano deciso di far rilasciare al loro cliente, davanti all’autorità giudiziaria statunitense, importanti rivelazioni “tali da compromettere il sistema democratico in Italia e negli Stati Uniti”; la Grattan, inoltre, comunicò all’avv. Guzzi di avere compiuto un intervento su un esponente del Dipartimento di Stato;
35. in questo periodo furono, pertanto, consegnati sette memorandum al Centro Studi dell’on. Andreotti; uno di questi memorandum, trasmesso all’on. Andreotti nella mattinata del 9 marzo 1979, evidenziava il pericolo di compromissione degli Stati democratici italiano ed americano;
36. il 9 marzo 1979 l'on. Andreotti telefonò all’avv. Guzzi e gli disse: "ho dato istruzioni, seguirò la cosa nei prossimi giorni" con riferimento alla sollecitazione ricevuta in ordine al problema delle indagini relative alla Franklin Bank, che erano state aperte negli U.S.A. nel 1975 e sarebbero sfociate in una formale incriminazione (indictment) in data 19 marzo 1979;
37. in data 26 giugno 1979, dalle ore 10 alle ore 11, l’avv. Guzzi incontrò l'on. Andreotti;
38. l’avv. Guzzi incontrò ancora l'on. Andreotti in data 5 settembre 1979, per rappresentargli la situazione conseguente alla sparizione del Sindona e per riferirgli di avere ricevuto, due giorni prima, una telefonata dei sedicenti “sequestratori”, aggiungendo che “la polizia stava seguendo la questione”; in questa occasione l'on. Andreotti mostrò uno scarsissimo interesse per la sparizione del Sindona e rimase assolutamente indifferente alla notizia della telefonata;
39. l’avv. Guzzi in data 21 maggio 1980 rinunziò al mandato difensivo e si recò ad incontrare l'on. Andreotti per informarlo di questa decisione;
40. l’avv. Guzzi trasmise al sen. Andreotti, indirettamente (nel periodo in cui l’ing. Federici era l’interlocutore del predetto esponente politico) o direttamente (nella fase successiva alla scomparsa dell’ing. Federici), 46 memorandum, recapitati presso l’abitazione dell’imputato o presso il Centro Studi sito a Roma in Piazza di Montecitorio;
41. Licio Gelli riferì più volte all’avv. Guzzi di avere parlato con l'on. Andreotti delle questioni riguardanti il salvataggio della Banca Privata Italiana, ed in una occasione, nel secondo semestre del 1978, gli comunicò di avere appreso dal predetto esponente politico che “la cosa andava positivamente”.
Il suesposto contegno tenuto dai soggetti coinvolti nella vicenda denota inequivocabilmente che il Sindona considerava il sen. Andreotti come un importantissimo punto di riferimento politico, cui potevano essere rivolte le proprie istanze attinenti alla sistemazione della Banca Privata Italiana ed ai procedimenti penali che il finanziere siciliano doveva affrontare in Italia e negli U.S.A.. A questo atteggiamento del Sindona, fece riscontro un continuativo interessamento del sen. Andreotti, proprio in un periodo in cui egli ricopriva importantissime cariche governative.
L’imputato assunse l’incarico di Ministro della Difesa nel V Governo Rumor (entrato in carica il 14 marzo 1974), di Ministro del Bilancio e della Programmazione economica nel IV Governo Moro (entrato in carica il 23 novembre 1974) e nel V Governo Moro (entrato in carica il 12 febbraio 1976), di Presidente del Consiglio dei Ministri nel III Governo Andreotti (entrato in carica il 29 luglio 1976), nel IV Governo Andreotti (entrato in carica l’11 marzo 1978), e nel V Governo Andreotti (entrato in carica il 20 marzo 1979).
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