In più occasioni il sen. Andreotti, nel corso di suoi viaggi in Sicilia, utilizzò per i propri spostamenti autovetture intestate alla SATRIS S.p.A. (società esattoriale che apparteneva alle famiglie Salvo, Cambria, Iuculano e Corleo). In ordine all’utilizzazione delle predette autovetture blindate da parte dell’on. Lima e del sen. Andreotti, alcune parziali ammissioni furono compiute dai cugini Salvo nel corso del c.d. maxiprocesso
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro–tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà ampi stralci della sentenza di primo grado che ha assolto l’ex Presidente del Consiglio Giulio Andreotti. La sentenza di secondo grado, confermata in Cassazione, ha accertato invece che – fino alla primavera del 1980 – Andreotti aveva avuto rapporti con i boss Cosa Nostra
In più occasioni il sen. Andreotti, nel corso di suoi viaggi in Sicilia, utilizzò per i propri spostamenti autovetture intestate alla SATRIS S.p.A. (società esattoriale che apparteneva alle famiglie Salvo, Cambria, Iuculano e Corleo, come si evince dalle precisazioni compiute da Ignazio Salvo nell’esame testimoniale reso in data 8 luglio 1983 davanti al Giudice Istruttore dott. Giovanni Falcone).
Dalla deposizione testimoniale resa dal M.llo Raffaele Siniscalchi all’udienza del 19 febbraio 1997 si desume che i cugini Salvo avevano la disponibilità di due autovetture blindate intestate alla SATRIS S.p.A.: un’Alfa Romeo Alfetta di colore blu, targata PA 454892 ed immatricolata in data 2 luglio 1976, ed un’Alfa Romeo Alfa 6 2500 di colore blu metallizzato, targata PA 562351 ed immatricolata il 25 febbraio 1980.
Dai controlli eseguiti dalle forze dell’ordine sulla predetta autovettura Alfa 6 targata PA 562351 emerse che:
- in data 19 febbraio 1984 Antonino Salvo era alla guida del veicolo;
- in data 3 luglio 1984 Antonino Salvo si trovava a bordo della medesima autovettura, condotta da Giuseppe Sanfratello;
- in data 21 settembre 1984 a bordo dell’autoveicolo vi erano Giuseppe Sanfratello (che si trovava al posto di guida) e Paolo Rabito, i quali riferirono di essere in attesa di Antonino Salvo.
E’ stato acquisito al fascicolo per il dibattimento il fascicolo dei rilievi fotografici eseguiti il 31 maggio 1984 da militari del Nucleo Operativo del Gruppo di Palermo dei Carabinieri, che attesta la presenza di Antonino Salvo davanti allo stabile sito a Palermo in Via Segesta n. 9, accanto alla suddetta autovettura Alfa 6.
Dalla deposizione testimoniale resa dal M.llo Antonio Pulizzotto all’udienza del 22 maggio 1996 e dalla documentazione acquisita al fascicolo del dibattimento all’udienza del 20 ottobre 1998 si evince che era intestata alla SATRIS S.p.A. anche un’altra autovettura blindata targata PA 619390, e che una fotografia pubblicata sul quotidiano “L’Ora” del 16 novembre 1984 evidenziava la presenza di tale veicolo all’interno della villa dell’on. Lima, sita a Mondello.
In ordine all’utilizzazione delle predette autovetture blindate da parte dell’on. Lima e del sen. Andreotti, alcune parziali ammissioni furono compiute dai cugini Salvo nel corso del c.d. maxiprocesso.
Nell’interrogatorio reso in data 5 dicembre 1984 davanti al Giudice Istruttore presso il Tribunale di Palermo, Antonino Salvo dichiarò: «Le SS.LL. mi chiedono se è vero che io, come è stato pubblicato dalla stampa, abbia affidato una autovettura blindata all’on. Salvo Lima. I fatti sono solo parzialmente veri.
Ovviamente non nego di essere buon amico dell’on. Lima, ma l’autovettura non gli è stata da me prestata. Sono però a conoscenza che l’autovettura, intestata alla SATRIS ed in uso al dr. Cambria, è stata da lui prestata saltuariamente per motivi di sicurezza al Lima. La SATRIS è intestataria di altre due autovetture blindate, una delle quali è da me usata e l’altra da mio cugino Ignazio. (...)
Escludo che la SATRIS sia intestataria di altre autovetture blindate o ne abbia comunque la disponibilità. Escludo altresì che, oltre a quella prestata dal Cambria al Lima, altre delle autovetture blindate della SATRIS siano state affidate o prestate ad altri personaggi. Non mi risulta che l’autovettura affidata al Lima veniva condotta da tale Filippazzo, che non conosco».
Ignazio Salvo, nell’interrogatorio reso in data 20 giugno 1986 davanti alla Corte di Assise di Palermo nell’ambito del dibattimento di primo grado del c.d. maxiprocesso, essendogli stato domandato dal P.M. se fosse a conoscenza dell'affidamento in uso all'on. Salvo Lima di un'autovettura blindata intestata alla società SATRIS, riferì quanto segue: «Non mi risulta che fosse d'uso dell'on. LIMA, mi risulta che l'On. Lima è fraterno amico del dr. Cambria, che ha una di queste macchine blindate e quindi è probabile che l'on. Salvo Lima, ne abbia fatto uso, ne ha fatto uso l'On. Andreotti, ne hanno fatto uso anche altri Ministri che, quando sono venuti a Palermo, e non c'erano allora le macchine blindate, le avevamo solo noi, ce le chiedevano... e qualche volta c’è stato chiesto tramite, se non ricordo male, la Questura o l'Arma dei Carabinieri».
Le modalità attraverso cui l’on. Lima otteneva la disponibilità di autovetture blindate intestate alla SATRIS S.p.A. sono state illustrate, nel presente dibattimento, dal teste Francesco Filippazzo, esaminato all’udienza del 24 febbraio 1997.
Dalla sua deposizione si desume che il Filippazzo, dopo avere conosciuto nel 1960 l’on. Lima (allora Sindaco di Palermo), svolse per lui il compito di autista inizialmente nella sua qualità di dipendente comunale e successivamente nel tempo libero, soprattutto quando l’on. Lima doveva recarsi fuori della città di Palermo per motivi attinenti alla sua attività politica.
Oltre agli autoveicoli di sua proprietà (dapprima una BMW 3000 e in seguito una Mercedes 190), l’on. Lima utilizzava per i suoi spostamenti anche due autovetture blindate appartenenti alla SATRIS S.p.A., con sede a Palermo in Via del Parlamento: un'Alfetta 2000 ed un'Alfa 6.
Per chiedere in prestito queste autovetture, l’on. Lima si rivolgeva ad Antonino Salvo.
Infatti il medesimo esponente politico diceva al Filippazzo: “vai in via Parlamento che ci serve la macchina di pomeriggio che dobbiamo andare fuori e te la vai a prendere, che c'è una persona che te la consegna, dici che ho parlato con il dottore Nino Salvo”. Conseguentemente, il Filippazzo si recava nel luogo indicato dall’on. Lima e si rivolgeva ad un impiegato della società (il cui cognome, secondo il ricordo del teste, era “Salerno”), il quale gli consegnava l’autovettura blindata.
L’on. Lima, in alcuni casi, chiese al Filippazzo di svolgere il compito di autista anche in favore del sen. Andreotti.
Il Filippazzo, dunque, guidò le predette autovetture blindate della SATRIS S.p.A. per accompagnare il sen. Andreotti, giunto in Sicilia in occasione di campagne elettorali. Ciò avvenne, secondo il ricordo del teste, nel periodo in cui ancora a Palermo non vi erano altre autovetture blindate.
Egli prelevò il sen. Andreotti all’aeroporto di Punta Raisi tre volte. In particolare, nel corso di una campagna elettorale, il Filippazzo, con l’autovettura Alfa 6 targata PA 562351, insieme all’on. Lima, dopo avere prelevato il sen. Andreotti all’aeroporto di Punta Raisi, lo condusse a Caltanissetta; in tale luogo, il sen. Andreotti prese parte ad una riunione politica e si recò presso lo stabilimento dell’industria “Averna”.
Nel verbale di sommarie informazioni rese a personale della D.I.A. di Palermo in data 11 gennaio 1995 il Filippazzo, a proposito di questo episodio, aveva aggiunto: “poichè si era in campagna elettorale ci recammo in altre province della Sicilia ove il sen. Andreotti e l'on. Lima tennero comizi. Non ricordo con precisione quanto tempo durarono questi viaggi, tuttavia sicuramente fui impegnato per diversi giorni senza fare rientro a Palermo". Nell’esame dibattimentale, il teste ha mostrato di non ricordare queste circostanze; il relativo verbale, nella parte utilizzata dal P.M. per le contestazioni, è stato conseguentemente acquisito al fascicolo per il dibattimento.
Il Filippazzo ha riferito di avere prelevato, in un’altra circostanza, il sen. Andreotti all’aeroporto di Punta Raisi, e di averlo quindi condotto all’Hotel President di Palermo, dove si svolse un convegno (secondo il ricordo del teste, si trattava di una manifestazione del “gruppo femminile”).
Il Filippazzo accompagnò il sen. Andreotti anche presso la villa dell’on. Lima, a Mondello.
Sul punto, il teste nel dibattimento ha inizialmente sostenuto che ciò avvenne soltanto una volta, ma, a seguito delle contestazioni mossegli dalla pubblica accusa, ha confermato le seguenti dichiarazioni rese al P.M. in data 11 gennaio 1995: “in varie occasioni, ho anche accompagnato
l'on. Andreotti nella villa di Mondello dell'on. Lima per partecipare a delle cene. In una occasione, ricordo che - senza partecipare alla cena - rimasi ad aspettare dentro la villa. In quella circostanza, a mio ricordo, erano presenti alla cena gli onn. Nicoletti, D'Acquisto, Purpura, Falci di Caltanissetta, nonché il dott. Graffagnini e Beppe Lima, fratello dell'onorevole. In quella occasione su richiesta dell'on. Lima, prelevai e ricondussi poi l'on. Andreotti al'hotel Villa Igiea. Anche in altre occasioni accompagnai l'on. Andreotti alla villa di Mondello dell'on. Lima per partecipare a cene organizzate da quest'ultimo, tuttavia non rimasi lì ad aspettare, ma tornai a prelevare Andreotti agli orari indicatimi dall'on. Lima. Per quel che ricordo, in quelle circostanze Andreotti era accompagnato - come al solito - da uno dei marescialli di scorta (Zenobi o Nobili) e c'era anche una macchina dei Carabinieri davanti alla villa”.
Inoltre, il Filippazzo nel 1980, in occasione delle nozze della figlia dell’on. Merlino, prelevò il sen. Andreotti all’aeroporto di Catania, lo condusse a Milazzo a bordo dell’autovettura Alfa 6 di proprietà della SATRIS S.p.A., e rimase a sua disposizione per alcuni giorni con il medesimo autoveicolo, accompagnandolo a Taormina, a Giardini Naxos, alle Gole dell'Alcantara, ed, infine, a Reggio Calabria. L’on. Lima e l’on. D’Acquisto si recarono a Milazzo insieme al sen. Andreotti, ma nel pomeriggio dello stesso giorno ripartirono per Palermo a bordo di un’autovettura della Regione Siciliana.
Anche in un’altra occasione il Filippazzo prelevò all’aeroporto di Catania il sen. Andreotti con l’autovettura Alfa 6 di proprietà della SATRIS S.p.A.; in questa circostanza era presente l’on. Lima, che era già parlamentare europeo.
Il teste ha, poi, precisato che nel corso delle campagne elettorali accompagnò a Palermo il sen. Andreotti presso l’Hotel Villa Igiea, presso l’Hotel President, e presso il Teatro Politeama; che il sen. Andreotti, quando veniva prelevato all’aeroporto, disponeva sempre di personale di scorta, che lo seguiva a bordo di un’autovettura dei Carabinieri; che la scorta era presente anche quando il sen. Andreotti si recava a cena nella villa dell’on Lima; che era l’on. Lima ad avvertirlo della necessità di prelevare il sen. Andreotti; che nessuno dei cugini Salvo lo invitò mai ad espletare un simile servizio, né si recò insieme a lui a ricevere il sen. Andreotti all’aeroporto, né fu accompagnato da lui in qualche luogo unitamente al sen. Andreotti; che, quando egli entrò nella villa dell’on. Lima avendovi accompagnato il sen. Andreotti, non vide i cugini Salvo tra gli invitati a cena; che egli non notò la presenza delle autovetture dei Salvo neppure in occasione delle altre cene svoltesi presso la villa dell’on. Lima, quando ebbe ad accompagnarvi il sen. Andreotti.
Il fatto che il sen. Andreotti, nei viaggi in Sicilia durante i quali prese parte alle nozze della figlia dell’on. Merlino ed effettuò una visita allo stabilimento dell’industria “Averna”, abbia utilizzato per i suoi spostamenti l’autovettura blindata Alfa 6 targata PA 562351, intestata alla SATRIS S.p.A., trova puntuale riscontro nelle circostanze evidenziate dal teste M.llo Antonio Pulizzotto nelle deposizioni rese alle udienze del 22 maggio 1996 e del 24 febbraio 1997.
Dalle dichiarazioni del M.llo Pulizzotto (le quali riassumono le risultanze delle indagini espletate) si desume che:
- il sen. Andreotti prese parte, come testimone, alle nozze della figlia dell’on. Merlino, celebrate a Milazzo nella serata del 7 luglio 1980; egli giunse in Sicilia in forma privata insieme alla moglie ed al figlio ed utilizzò, per i propri spostamenti, l’autovettura guidata dal Filippazzo;
- nella circostanza, il sen. Andreotti arrivò all’aeroporto di Catania il 5 luglio 1980, proseguì per Messina dove tenne un breve discorso all’Hotel Excelsior, si trasferì poi a Milazzo presso l’Hotel Riviera Lido dal 5 al 7 luglio, ed in questo periodo effettuò un’escursione alle isole Eolie;
- il sen. Andreotti, dopo la cerimonia nuziale, pernottò presso il Grand Hotel Excelsior di Reggio Calabria, dove erano presenti anche il M.llo Nobili (addetto alla sua scorta) ed il Filippazzo;
- nel registro delle partecipazioni relative al medesimo matrimonio era compreso Guglielmo Cambria, fratello di Giuseppe Cambria e socio della SATRIS S.p.A.;
- nei giorni 15, 16, 17 e 18 giugno 1981, nella fase conclusiva della campagna elettorale relativa al rinnovo dell’Assemblea Regionale Siciliana, il sen. Andreotti effettuò un viaggio in Sicilia;
- in particolare, il sen. Andreotti il 15 giugno – dopo essere giunto all’aeroporto di Punta Raisi - tenne un comizio a Palermo in Piazza Politeama, il 16 giugno si spostò a Caltanissetta dove si recò a visitare lo stabilimento dei fratelli Averna (destinato alla produzione dell’Amaro Averna), tenne poi un comizio a Messina, nei giorni successivi si recò a Ragusa, Siracusa, Catania, ed il 18 giugno ripartì da Catania;
- in un servizio fotografico scattato in occasione della visita allo stabilimento dei fratelli Averna, il sen. Andreotti venne ritratto mentre si accingeva ad entrare nell’autovettura targata PA 562351, a lato della quale vi era il Filippazzo; le fotografie evidenziano altresì la presenza dell’on. Lima, del sen. Coco, dell’assessore ai lavori Pubblici di Caltanissetta Raimondo Maira, e di altri esponenti politici;
- il sen. Andreotti, il Filippazzo ed il M.llo Nobili risultarono presenti contemporaneamente all’Hotel Excelsior di Catania nei giorni 16, 17 e 18 giugno 1981.
[…] La teste Maria Merlino (figlia dell’on. Merlino), escussa all’udienza del 19 maggio 1998,
ha affermato che per il suo matrimonio fu inviata una partecipazione a Guglielmo Cambria, ma non è stato in grado di precisare se quest’ultimo abbia preso parte alla cerimonia nuziale.
Sulla base della deposizione del teste Filippazzo e dei restanti elementi di prova precedentemente menzionati, è rimasto dunque dimostrato che nei viaggi effettuati dal 5 all’8 luglio 1980 e dal 15 al 18 giugno 1981 il sen. Andreotti utilizzò, per i suoi spostamenti, un’autovettura blindata intestata alla SATRIS S.p.A., chiesta in prestito dall’on. Lima ad Antonino Salvo, e condotta dal Filippazzo (il quale, in entrambe le circostanze, rimase a sua disposizione per diversi giorni).
[…] Il sen. Andreotti, con riferimento alle circostanze sopra menzionate, ha reso le seguenti dichiarazioni spontanee all’udienza del 29 ottobre 1998: «mi è stato contestato che in occasione di non so quale o quali mie visite in Sicilia avrei utilizzato per i miei spostamenti un‘auto blindata di proprietà della società SATRIS, che mi è stato detto far capo ai cugini Salvo.
Ovviamente per le ragioni che ho sopra esposto io non ho mai chiesto direttamente o indirettamente ai Salvo di mettermi a disposizione loro automobili. Preciso che da tempo immemorabile viaggio in automobili protette e che dovunque io mi sia recato ho sempre trovato macchine a disposizione con il relativo autista. Mi sembra anche ovvio precisare, seppure il rilievo credo sia superfluo, che non ho mai chiesto se le macchine fossero dell’amministrazione o di altri, perché la cosa non mi interessava e non mi riguardava. Così come non mi sono mai preoccupato di identificare l’autista.
Non erano evidentemente problemi miei e non potevo che rimettermi a chi organizzava i miei spostamenti sia di partito sia istituzionali. Per quanto riguarda la mia partecipazione alle nozze Merlino-Majolino del 7 luglio 1980, rilevo che anche su questo episodio si è indagato a lungo nella speranza di trovare in esso qualche collegamento tra la mia persona e i Salvo o persone comunque vicine ai Salvo. Ancora una volta io debbo esternare il mio stupore per il modo con il quale si ritiene di poter cercare di provare un qualche fatto e l’arbitrarietà dei collegamenti che si cerca di attuare.
Potrei rispondere quindi semplicemente osservando che a quelle nozze io partecipai semplicemente in qualità di testimone della signora Maria Merlino e che non ero certamente io a diramare gli inviti e che pertanto non potrei rispondere delle persone presenti alla cerimonia. Ma a parte questo ovvio rilievo aggiungo che è risultato che i Salvo non erano stati invitati a quel matrimonio e quindi non vi parteciparono. Quanto alla presenza di tal Cambria, il cui nome spesso ho visto essere stato associato a quello dei Salvo, ho potuto accertare dallo studio delle carte processuali che oltre tutto tale Cambria non era il socio dei Salvo nella SATRIS, quello di cui quando ero ammalato chissà perché chiedere notizie.
Ma suo fratello dalle dichiarazioni della signora Majolino risulta altresì che la ragione dell’invito di questo Cambria, diciamo bis, stava nel fatto che tale persona era vicino di casa della famiglia Merlino, addirittura abitava sullo stesso pianerottolo della loro casa a Messina.
Anche in questa occasione sono stato certamente accompagnato da qualcuno in macchina al matrimonio ma anche in questo caso evidentemente non solo non ho chiesto ai Salvo di mettermi a disposizione automobili ma neppure mi sono preoccupato di sapere chi avesse organizzato il mio trasferimento dal luogo di arrivo in Sicilia, prima di una manifestazione di partito, e poi a Milazzo per la celebrazione del matrimonio.
Per quanto possibile cerco di tener separate le mie dichiarazioni ed il mio intervento personale in questo processo da quanto poi dovranno dire e diranno i miei difensori. Ma mi sia consentito derogare, seppure di poco, a questa regola e con l’occasione di precisare che per alcune ore con preavviso della Questura io mi sono recato in visita all’isola di Lipari ma in quell’occasione, come d’altra parte è risultato al termine di minuziosi accertamenti, io certamente non ho incontrato i cugini Salvo né sono stato loro ospite a pranzo o sulle loro barca.
È del resto significativo che questo capitolo non sia stato introdotto nel dibattimento proprio perché ancora una volta le speranze dell’ufficio del Pubblico Ministero di trovare tracce di miei incontri o contatti con i Salvo sono andate deluse.
A completamento di quanto detto, con tutto il rispetto per l’ufficio del Pubblico Ministero, ancora una volta non posso non dico certamente sorridere ma almeno manifestare il mio stupore, addirittura almeno di fronte alla domanda rivolta alla signora Merlino se essa conosceva comunque altri familiari dei Cambria invitato al matrimonio, quasi che un’eventuale conoscenza da parte sua potesse costituire la base di prova per giungere ancora una volta alla agognata e mai raggiunta meta dell’esistenza di rapporti tra me e i cugini Salvo.
Considerazioni identiche devo svolgere di fronte alla visita da me effettuata, volentieri peraltro, agli stabilimenti dell’Amaro Averna. Sono state prodotte numerose fotografie, si è indagato sulla macchina a mia disposizione, sull’autista che la conduceva. Non posso che ripetere quanto ho già detto escludendo, per quanto possa apparire noioso, di essermi io interessato per ottenere un’automobile o di aver comunque appreso di chi fosse l’automobile o da chi dipendesse l’autista che la guidava».
L’affermazione dell’imputato di avere ignorato a chi appartenessero le autovetture da lui utilizzate nel corso dei suddetti viaggi in Sicilia, tuttavia, non appare verosimile se si tiene conto del rapporto personale da lui instaurato con i cugini Salvo e concretatosi – tra l’altro - nell’invio di un dono per le nozze della figlia di Antonino Salvo e nella richiesta di notizie – attraverso la propria segreteria – sulle condizioni di salute di Giuseppe Cambria mentre quest’ultimo si trovava ricoverato in ospedale.
In presenza di simili rapporti, ed in considerazione dell’importanza del sostegno offerto dai cugini Salvo alla corrente andreottiana in Sicilia e della posizione di rilievo che costoro assumevano nella vita economica dell’isola, non è credibile che il sen. Andreotti non sia stato informato dall’on.
Lima della cortese disponibilità che Antonino Salvo aveva manifestato nei suoi confronti concedendogli la possibilità di utilizzare ripetutamente ed anche per periodi di diversi giorni l’autovettura blindata intestata alla SATRIS S.p.A..
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