Gelli non è uno stragista qualunque, è uno stratega che opera in Italia per conto dei circoli americani, come è stato appurato nei processi e nelle indagini della Commissione parlamentare, con forti sostegni in America latina, oltre che nella massoneria internazionale. La continuità della guerra psicologica la fanno le motivazioni e gli uomini
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’iDea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Dopo la prima serie dedicata alla sentenza della corte d’assise di Bologna che ha condanNato all’ergastolo Paolo Bellini per la strage di Bologna, il Blog mafie pubblica una seconda serie che si concentra sul ruolo dei mandanti
La deposizione di Borsi Di Parma è contenuta nel testo della sentenza-ordinanza del giudice istruttore di Venezia, Mastelloni. Nella massa delle carte prodotte dalla Procura generale, la Corte ha recuperato un documento intitolato: La missiva 26.7.54 di Edgardo Sogno al Ministro degli Affari Esteri: dalla Guerra Psicologica auspicata nel 1952 dal Consiglio Atlantico alla Guerra Psicologica del generale Magi Braschi, uomo della CIA nel Mediterraneo e referente del movimento eversivo Ordine Nuovo. Ordine Nuovo come struttura gestita da Ftase ed esasperato corollario delle direttive sancite in sede di Patto Atlantico: la III Armata e Ordine Nuovo.
Un documento che riproduce con la massima ricchezza di dettagli la testimonianza del colonnello Giraudo e che [...] rispecchia i rapporti tra attività eversiva e livelli di governo istituzionali. Una dialettica che, come sappiamo, alla fine ha premiato la fedeltà alle istituzioni di chi con gli eversori era entrato in relazione dialettica, avendo la responsabilità delle nomine degli ufficiali superiori.
Da questi passaggi comprendiamo come il vero mutamento tra gli anni ’60 e ’70 e l’ultimo periodo dell’egemonia P2 è consistito nell’assunzione da parte della loggia del ruolo di organizzazione, controllo e direzione dell’eversione con l’esautoramento degli inaffidabili vertici politici che si caratterizzeranno poi negli anni ’80 per l’implacabile atto d’accusa a Gelli della Relazione Anselmi, dopo l’azione di rottura del 17 marzo 81 con il sequestro e la pubblicazione delle liste.
[…] In particolare, sembra confermato quanto Gelli dirà molti anni dopo in una delle sue interviste sull’esistenza di tre gruppi disponibili ad azioni eversive. Uno facente capo a Cossiga, Gladio; l’altro facente capo ad Andreotti (non citato ma riconoscibile), il servizio segreto clandestino denomiNato Anello; infine la P2 di Gelli cui facevano in ultima istanza riferimento i militari e i civili, facenti capo e/o controllati, di Ordine Nuovo. Il quadro diventa sempre più chiaro.
Sorsi di Parma è sicuramente un teste fondamentale, come scrive l’estensore del documento e ribadisce Giraudo. Trattandosi di teste deceduto occorre far ricorso alla testimonianza riportata nella sentenza Mastelloni, di cui abbiamo trascritto alcuni passi salienti. Sia pure con una certa reticenza, dovuta al testo del documento, Giraudo segnala che analoghe considerazioni sul ruolo di Ordine Nuovo, come forza a disposizione di piani eversivi che la sovrastavano, si rinviene nel le memorie dell’ex Ministro dell’interno Taviani che la Corte ha potuto riscontrare e che fu sentito ben tre volte da Giraudo, nell’ambito delle indagini per Brescia. I verbali di Taviani sono agli atti, così come il verbale dell’audizione dello stesso ex Ministro avanti alla Commissione stragi.
Sono anche questi documenti di notevole importanza, benché il Ministro non sembra abbia detto tutto ciò che avrebbe potuto dire. Ne è riscontro nell’esplicito rifiuto di rispondere ad alcune domande nel verbale del 7.9.2000, dove pure si dà un immotivato giudizio riduttivo e minimalista su D’Amato. Sta di fatto che, come dice Giraudo "ovviamente era estremamente in imbarazzo a parlare di determinate cose."
"Ma su Ordine Nuovo non ha avuto esitazioni al punto da porsi il dubbio se le stragi di Brescia e dell’Italicus ci sarebbero state compiute egualmente, se Ordine Nuovo non fosse stato da lui sciolto". Si tratta di un dubbio che sul piano storico non ha ragione di porsi, perché il ruolo eversivo di Ordine Nuovo che ne aveva portato allo scioglimento preesisteva e continuerà anche dopo, come abbiamo riscontrato in numerosi passaggi di questa ricostruzione, manifestandosi in diverse iniziative stragiste come quelle già viste.
Sta di fatto che c’è un particolare molto importante che Taviani riferisce nel libro di memorie, compresa una leggera differenza tra lo scritto consegNato alla casa editrice e lo scritto pubblicato. Nel testo si riscontra un’affermazione che conferma il racconto del Digilio, in relazione agli attentati "prima di Piazza Fontana, ai treni, al Palazzo di Giustizia di Milano, alla Fiera di Milano. Anche per Taviani l’esplosivo venne portato in Italia da un americano, ma precisa subito non un americano della CIA, un americano di quelli che stavano in Germania.
Perfetto. Perché? Perché il 66° Military Intelligence Group stava proprio in Germania, a Oberursel, vicino a Francoforte. Quindi l’americano del quale sta parlando Taviani è un americano dei Servizi di Intelligence Militari Statunitensi, non è CIA, e Taviani ci tiene a dirlo, non era CIA ".
E quindi il discorso torna ai servizi dell’intelligence militare a Luongo, in particolare, sul quale Giraudo ha predisposto una scheda di tre pagine nel 1997 per conto del giudice Salvini, nella quale si dà conto di una ininterrotta sua presenza in Italia e nel Veneto soprattutto, in contatto non solo con Hass ma anche con la rete spionistica che comincia a organizzarsi intorno all’Ufficio affari Riservati di Caputo, Uffreduzzi, Barletta (se ne dirà a proposito di D’Amato).
Interessante l’espulsione del Luongo dall’Italia ottenuta nel 1962 dal generale De Lorenzo.
Sulla rilevanza di questa vicenda, Giraudo si diffonde per spiegare come l’intraprendenza e le iniziative di Luongo finissero con l’interferire con quelle dei nostri servizi. L’espulsione di Luongo fu una vicenda estremamente delicata, nell’Italia del ’62.
L’espulsione di un agente del servizio americano è fatto straordinario. La ragione non è nota, ma lo stesso servizio militare in occasione di una nuova domanda di accreditamento di Luongo dirà che "deve essere stato ben grave per espellere un americano, per espellerlo nel ’62", "non solo, ma fanno notare che gli americani non fanno le richieste di gradimento: si presentano.
E quindi il fatto che abbiano fatto la richiesta di gradimento vuol dire che gli americani ben sapevano che stavano toccando un tasto estremamente delicato .... La risposta che viene data alla domanda di accreditamento, di gradimento di Lungo è negativa, quindi gli italiani a distanza di tempo ribadiranno che Luongo non può mettere piede. Che cosa succede?
In una seconda riunione, diretta da un altro agente a nome Caps, il Luongo si presenta. Tanto è vero che ci sarà la reazione scomposta, istintiva, emotiva, del capo sezione R, dell’Ufficio R, R sta per Ricerca Informativa, che si alzerà e abbandonerà la riunione, Claudiano Pavese. E le assicuro nella storia dell’Intelligence italiano è veramente raro, è veramente raro che ci sia un comportamento così plateale di protesta nei confronti dell’alleato americano.
Presidente – Vuole ribadire in sintesi le ragioni di questo atteggiamento?
Testimone Giraudo – La ragione specifica non la sappiamo. La ragione generale sono le interferenze del Servizio di Intelligence Militare americano in Italia. Sono tutte attività che, come le ho detto prima, necessitavano di accreditamento, di operatività congiunta, tutte cose che gli americani si sono guardati bene dal fare.
Presidente – Però io ritorno all’argomento prima di Ordine Nuovo, fin qui ci hanno spiegato che Ordine Nuovo era in qualche modo legato ai Servizi Militari. Quindi questo Luongo che ha organizzato questo apparato paramilitare denomiNato Ordine Nuovo, in qualche modo, visto che Ordine Nuovo lavora anche con i Servizi Militari, diciamo che fa pensare che ci fosse un’intesa, un coordinamento, un qualcosa?
Testimone Giraudo – E sì, difatti il Digilio riconosce il Luongo. Allora, Luongo non era di stanza in Italia, Presidente, era di stanza in Austria e poi in Germania, quindi le sue presenze in Italia erano temporanee. Quello che dava la continuità alla manipolazione e coltivazione degli agenti erano le basi americane e atlantiche in Italia, erano siti innanzitutto nei quali lei non poteva entrare.
Le faccio un esempio, che vi dà, vi rende perfettamente l’iDea. Ogni base Nato, ogni base americana ha un corpo di guardia e una vigilanza che spetta ali’ Arma dei Carabinieri, perché noi siamo Polizia Militare. Bene. Noi abbiamo tentato di acquisire quelli che noi chiamiamo i broglìacci, cioè i memoriali del Servizio, quindi la registrazione dei militari e dei compiti loro affidati nella vigilanza giorno per giorno, il brogliaccio è mensile e giornalmente viene scritto: "Appuntato Mario Rossi, vigilanza a Garitta 5’: faccio per dire. Bene. Questo documento, documento che è Arma Carabinieri, questo documento non è acquisibile, perché i memoriali del Servizio vengono consegnati alla Nato e vengono spediti a Bruxelles. Sono nostri ma non sono di pertinenza dell’Arma dei Carabinieri.
Malgrado l’espulsione, Luongo opera più o meno clandestinamente in Italia e incontra Digilio. Nel 1972 partecipa al matrimonio del figlio di Ulderico Caputo. Nel 1984 immigra formalmente in Italia fino a lasciarla definitivamente nel 1996. Per quaranta anni Luongo stende i suoi tentacoli sulle reti informative italiane e sulla destra eversiva.
Quindi la rete dell’intelligence militare statunitense aveva rapporti con Ordine Nuovo attraverso Sergio Minetto e Carlo Digilio. Dopo Luongo i collegamenti vengono tenuti da Ted Richard. La scoperta del ruolo di Minetto, di agente di collegamento tra americani e ON, è illustrata da Giraudo a pag. l l l della trascrizione. Si tratta di un quadro indiziario, ma piuttosto convincente. Minetto era il trade union tra Digilio, ON e gli americani.
Luongo viene riconosciuto da Digilio, come anche Pagnotta, nella foto che lo ritrae al matrimonio di Caputo. Il solo errore della sua vita di spia, commenta Giraudo. Quest’errore ha consentito di verificare l’attendibilità di Digilio.
Altra figura di rilievo menzionata dal colonnello Giraudo per definire i rapporti tra la rete militare d’intelligence americana e gli ordinovisti italiani è quella di Leo Pagnotta, sulla quale si è soffermato Carlo Digilio. Giraudo riferisce su questi rapporti e sui riscontri alle dichiarazioni di Digilio.
Pagnotta è un ebreo italoamericano; il suo nome emerge nel corso delle indagini per piazza Fontana. Attraverso una serie di passaggi investigativi si accerta che Pagnotta lavorava per l’intelligence militare statunitense, un elemento importante. Era stato a capo del CIC a Trieste. Inutile spendere parole per riferire il ruolo di Trieste all’inizio degli anni Cinquanta nelle relazioni est-ovest e come la città fosse un nido di spie, in piena guerra fredda, in contatto con Giorgio Veselinoff, fonte del servizio segreto italiano.
Digilio coinvolse il Pagnotta in un’attività metallurgica di sostegno all’apparato militare statunitense nel senso che il Pagnotta aveva un’industria, che fu riconvertita per le esigenze dell’industria aeronautica. Pagnotta in questa attività aveva clandestinamente aiutato Israele nel corso della seconda guerra arabo-israeliana del 1956.
I contatti tra Digilio e Pagnotta si protraggono fino al 1978. Sulla figura dell’ebreo Pagnotta in rapporto ai servizi segreti israeliani, Giraudo fornisce una serie di utili informazioni che descrivono il personaggio come spia a più facce, collocato in settore delicato dell’industria aeronavale e non a caso indiziato con riferimento all’abbattimento di Argo 16. Al di là delle etichette resta confermata la posizione di Pagnotta come uomo dell’intelligence militare USA, collegato alle basi Nato.
Giraudo riferisce quindi della rischiosità dell’indagine rivolta ad appurare procedure dello spionaggio USA in Italia e delle speciali accortezze che fu costretto ad adoperare per assecondare le richieste dell’autorità giudiziaria milanese che intendeva penetrare nei santuari dei servizi segreti americani in Italia, con tutta la corte dei loro amici italiani.
Tra questi soggetti ha indicato Carlo Rocchi, la cui storia dobbiamo considerare nota, ragion per cui non ci soffermeremo in dettaglio sul racconto di Giraudo. Possiamo solo dire che si tratta di figura talmente amica degli americani da avere rivelato agli stessi l’indagine di Salvini e Giraudo con conseguenti minacce, oltre a tentativi di inquinamento probatorio, Del gruppo dei manipolatori americani di Rocchi, un ruolo fondamentale venne svolto da Charles Siragusa, noto agente dell’antinarcotici americana; avendo lavorato sia lui che il Rocchi per l’Intelligence militare, tale imprinting non era venuto mai meno, anche quando i due passarono alla Dea. Spiega comunque Giraudo che una delle massime dei servizi di sicurezza è di depistare gli interlocutori indicando servizi diversi da quelli per cui si lavora effettivamente.
Pagnotta venne riconosciuto come uomo dell’ Intelligence anche da Maurizio Tramonte, la fonte Tritone, condanNato per la strage di Brescia. Sia pure, nell’ambito di un esame troppo ricco di notizie per essere organico, non possiamo non cogliere subito l’occasione, che viene da una risposta di Giraudo, di enorme interesse per l’attuale disamina in cui la strage di Bologna è analizzata non dal lato di chi l’ha materialmente provocata, ma nell’ambito della logica politico-militare che la sovrasta, proprio perché si tratta di comprendere chi la sovradetermina all’interno di una strategia di largo raggio e lungo periodo e si raccorda con apparati di potere che agiscono a Bologna, come hanno operato in precedenza in diverse contingenze e con diversi assetti organizzativi.
E che l’episodio debba essere inserito in un contesto di lungo periodo, il colonnello Giraudo lo spiega in questo modo: "Non voglio offendere né la Corte né voi. Voi lavorate sulla strage di Bologna. Ok, la strage di Bologna è un attentato, questo è il vostro punto di vista. Il punto di vista di chi l’ha fatta è: è un’operazione di guerra psicologica cioè è un’azione tattica all’interno di un’operazione di guerra psicologica che non ha visto solo Bologna, c’è Marino, la Notte dei Fuochi a Rovigo, l’Italicus cioè sono attività di guerra psicologica che ha un piano operazionale. Voi lo vedete come attentato, non è cosi".
E che non sia così lo attesta l’intera storia di questo processo.
Il punto è se questo momento tattico in un’operazione di guerra psicologica abbia avuto una continuità nel tempo. E la risposta non può che essere affermativa dopo tutto quello che abbiamo visto nell’analisi dei capitoli precedenti, della logica di guerra fredda e della posizione italiana nello scacchiere internazionale.
Gelli da questo punto di vista non è uno stragista qualunque, è uno stratega che opera in Italia per conto dei circoli americani, come è stato appurato nei processi e nelle indagini della Commissione parlamentare, con forti sostegni in America latina, oltre che nella massoneria internazionale, nei modi che si vedranno. La continuità, dice Giraudo, la fanno le motivazioni e gli uomini. Ed infatti gli uomini di Ordine Nuovo, i generali della P2 e Gelli stesso sono in campo dagli anni ’60 fino ad arrivare al 1980:
Testimone Giraudo: ... determinati uomini continuano e perseguono nelle loro finalità e addirittura vengono spostati, per cui a volte lei trova un agente americano in Italia che opera, poi serve nell ’House e ritrova lo stesso soggetto perché ovviamente le persone che sono poi disponibili a violare la Legge e a fare delle attività violente e estremamente sofisticate, sono poi pochi e quindi quegli uomini, deve andare .. . Purtroppo è mancato quell’approccio cioè tutto questo lavoro che io le sto dicendo, Procuratore, c’era il servizio segreto militare che doveva farlo e non l’ha/atto.
Sostituto Procuratore Generale, Doti. Palma La stessa sentenza della strage di Brescia che condanna Tramonte, parla di un filo conduttore che conduce da Piazza Fontana a Bologna, quindi è la stessa ...
Presidente -Sì, sì. E detto questo, posto questo che ha detto adesso il Procuratore, questa linea unitaria che si trascina come l’ha esposta lei, ha un riflesso, un rispecchiamento costante con le investigazioni e gli inquinamenti, gli impedimenti all’investigazione nei vari processi?
Testimone Giraudo - Caspita Presidente! Come vede il Procuratore mi fa domande su soggetti sui quali io ho lavorato su Piazza Fontana. Lei vede la permanenza dei soggetti. Adesso io parlo di Piazza Fontana perché con quelli abbiamo iniziato ma Piazza della Loggia è la medesima cosa.
Sostituto Procuratore Generale, Doti. Palma - Quindi Colonnello, i diversi Magistrati che hanno investigato in questi processi in questi lunghi anni, hanno tutti avvertito questa presenza ostile di servizi che in qualche modo interferivano con le indagini?
Testimone Giraudo - Sì, grazie anche al fatto che alcuni testi hanno aperto uno spiraglio parlando di contatti con i servizi di determinati appartenenti a Ordine Nuovo. Poi noi abbiamo la in ciliegina sulla torta che è la deposizione di Borsi di Parma, quindi ci sono delle conferme, ovviamente non possiamo sperare in una superfetazione, in una ridondanza, è un ambiente... Cioè ancora grazie quello che abbiamo trovato, bastava che invece dell’agenda del ’56 a Pagnotta avessimo trovato l’agenda del ’63 e avremmo perso un mondo, quindi siamo stati ...
E probabilmente quell’agenda è stata conservata proprio perché per lo stesso tenutario era un ’agenda estremamente particolare. Poi per quanto lei mi chiede, Presidente, della continuità, faccio ovviamente solo un cenno perché poi è argomento di non pertinenza però lei tenga presente che io ho avuto la fortuna in di lavorare con un Magistrato a Roma, il dottor Monteleone che mi chiese un ’annotazione, non so se ricordate che per quanto riguarda la Falange Armata ad un certo punto l’ambasciatore Fulci consegnò una lettera all’interno della quale individuava i supposti membri della Falange Armata in persone che apparteneva agli Ossi cioè a degli operatori speciali del servizio segreto militare e in testa che non c’entrava nulla con la struttura degli Ossi, venne posto Masina. Io ho trovato il signor Magistrato che mi ha chiesto: "Per cortesia mi fa un ’annotazione, mi spiega se questa è una vendetta americana per l’aiuto dato da Masina a Piazza Fontana?". C’è tutto un mondo di inquinamento.
Presidente – E così era?
Testimone Giraudo – E sì, temporalmente ci stava perfettamente e purtroppo l’attività del dottor Monteleone è poco conosciuta ma fece un ’attività notevole, in parallelo con altri Magistrati che a dir la verità approfondirono ben poco, un ’attività notevole e arrivò al contatto, al suggeritore americano del Fulci, quindi questa attività di inquinamento è arrivata fino agli anni ’90, di inquinamento e di vendetta perché su certe cose non si transige, i legami non si rescindono e gli alleati sono alleati e noi stiamo sotto quell’alleato tani ’è vero che quel poco che voi sapete, lo sapete perché avete trovato dei capicentro CS che hanno trovato un sentimento di rivolta verso attività di lntelligence di un alleato non concordato e quindi si sono posti... Ma la stragrande maggioranza ha fatto finta di non vedere, non ha fatto ciò per cui era pagato. Quelli sono centri CS, controspionaggio e il Codice non dice "i russi sono cattivi e gli americani sono buoni", questo non c’è scritto.
È una testimonianza molto chiara; chiarisce lo stato delle cose, la difficoltà e la necessità di continuare ad indagare per scalfire i muri ancora in piedi. D’altra parte, abbiamo qui la prova logica e il movente dei silenzi e dei depistaggi che ancora oggi operano contro l’azione giudiziaria, esemplificati nell’azione degli altri imputati di questo processo, oltre che clamorosamente in quello attuato dal deceduto generale Spella.
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