Il calo di follower dagli account stellati mentre la lite nel movimento impazza, e poi la agenda del presidente della repubblica, che non esiste eppure viene attribuita a Mattarella
Oggi su Domani è il podcast serale del quotidiano Domani. Una pillola di pochi minuti per darvi subito un assaggio della prossima edizione, che sarà disponibile in edicola il giorno dopo e già dopo cena per gli abbonati digitali. Per ascoltare le altre puntate, man mano che verranno pubblicate, potete cliccare qui. Trovate questo podcast anche su Spotify Spreaker, Google, Apple podcast. Potete ascoltare “Oggi su Domani” anche su Alexa e con l’assistente vocale di Google.
In questi giorni lo sgretolamento dei cinque stelle è materia di cronache e dibattito, ma che dire dei seguaci? Pare che anche i follower siano in declino. Lisa Di Giuseppe, assieme al nostro data editor Filippo Teoldi, racconta la fuga dei seguaci dai cinque stelle. Eppure sin dalla nascita del movimento i social sono stati un grande luogo di aggregazione… Ma a quanto pare gli effetti delle liti, e della spaccatura tra contiani e dimaiani, si consumano anche sui profili dei protagonisti.
Giuseppe Conte e Luigi Di Maio restano saldi al secondo e terzo posto della classifica dei politici più seguiti sui social (il primo resta Matteo Salvini). Ma il numero di seguaci nell’ultimo periodo è calato in modo drastico. Un calo che viaggia in modo simile per i due, entrambi hanno perso circa 5mila follower dall’inizio delle trattative per l’elezione del presidente della repubblica.
La evoluzione (o involuzione) del gradimento social segue l’andamento delle vicissitudini politiche e in questa edizione trovate i grafici che vi permettono di visualizzare la questione.
E a proposito dell’elezione del presidente, c’è chi ha voluto vedere nelle parole di Sergio Mattarella dopo il voto una sorta di indicazione programmatica, ecco la giurista Vitalba Azzollini mostra in punta di diritto che no, non esiste una “agenda del presidente”. Voler attribuire a Mattarella un programma politico è una forzatura dal punto di vista giuridico-istituzionale, e forse anche il sintomo di una vocazione alla irresponsabilità da parte dei partiti, che quell’agenda dovrebbero sul serio averla piuttosto che abdicare al compito o imputarlo a chi non lo ha.
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