- Sui social fioriscono le foto di cittadini e cittadine disciplinatamente in fila. «È un dato molto importante», secondo la presidente della commissione congresso. La soglia psicologica del milione sembra a portata di mano.
- Le proiezioni sono confortanti. Oltre il milione a livello nazionale, quindi oltre la soglia “psicologica” sotto cui era fissata la quota dell’eventuale “flop”. Nella Capitale alle 14 avevano votato 30mila persone. Ma nel ‘19 erano 106mila.
- Ai seggi stiano arrivando quelli che da tempo non votano più Pd, i “delusi”, tanto invocati, quanto temuti almeno da una parte del partito: l’impressione di «un’opa ostile» in corso comincia a farsi largo fra i sostenitori del presidente dell’Emilia-Romagna.
«La partita è aperta». Dal Nazareno confermano che nella serata delle primarie che vede contrapposti Elly Schlein e Stefano Bonaccini tutto può succedere. Ed effettivamente, dai primi dati di Youtrend che arrivano dalla Lombardia e da Roma sembra emergere un primo risultato di rilievo, con Schlein davanti al suo presidente di Regione. Il trend, seppur basato su dati parziali e ufficiosi, sembra confermato dalle valutazioni di YouTrend, che attribuisce a Schlein il 59,4 per cento delle preferenze contro il 40,6 per cento di Bonaccini.
Dalla sede del Pd filtra però anche la raccomandazione di aspettare dati ufficiali. Tra l’altro, mancano ancora i voti di gran parte delle regioni del Sud, dove Bonaccini è considerato favorito. Il sistema elettorale complica ulteriormente le cose, considerato che ogni regione “vinta” da ciascuno dei candidati ha un peso differente in termini di grandi elettori che scelgono il segretario, come avviene per le elezioni del presidente americano.
Una buona affluenza
Le notizie delle file che si stavano formando ai gazebo sono arrivate sin dalla mattinata, nonostante il maltempo che flagella un po’ tutta Italia. Nella fatidica giornata delle primarie dem, adesso nel Pd l’ansia della vigilia sembra sciogliersi in ottimismo. Se alle 13 i votanti erano stati già 600mila, alla chiusura dei seggi alle 20, l’affluenza ha superato quota un milione, la soglia psicologica che si erano prefissati i dem e sotto alla quale la consultazione sarebbe stata un flop.
Anche da Roma arrivano dati di buona partecipazione, almeno rispetto alle aspettative: «Alle ore 14 nei 154 seggi della Capitale hanno votato 27642 elettori. Una grande festa di democrazia che continuerà fino alle 20 grazie alle migliaia di militanti al lavoro in tutta la città», è il comunicato ufficiale. Non siamo ai livelli del congresso del 2019 che elesse Nicola Zingaretti, quando nella Capitale andarono a votare in 106mila. Ma erano altri tempi, e Roma era la città del candidato, e la capitale della Regione in cui lui stesso era presidente della Regione.
In ogni caso le proiezioni sono confortanti. Oltre il milione a livello nazionale, quindi oltre la soglia “psicologica” sotto cui era fissata la quota dell’eventuale “flop”. Nella capitale, per esempio, potrebbero votare quasi 50mila persone. Intanto sui social fioriscono foto di elettori ed elettrici disciplinatamente in attesa di votare da molte città d’Italia.
Dentro le pieghe dell’entusiasmo, si intravede comunque qualche neo. Faticano ad arrivare i dati di alcune regioni popolose, e anche cruciali per il risultato: la Sicilia, la Puglia, il Piemonte. Dalle Marche arriva un altro dato confortante: alle 14 nei 200 seggi allestiti nella regione hanno votato 11.243 persone. Sembra anche qui a portata di mano il raggiungimento della soglia dei 20mila votanti, considerato che qui si elegge contemporaneamente al segretario nazionale anche la segretaria regionale: femminile d’obbligo, la sfida è fra due donne, Michela Bellomaria e Chantal Bomprezzi.
Dal comitato Schlein (che a Roma sta per aprire le porte del teatro Spazio Diamante, in via Prenestina 230 B, dove dalle 18 si riuniscono tutti i sopporter per aspettare insieme lo spoglio delle schede) resta un livello di massima vigilanza sui dati che arrivano dalla Campania, la regione governata da Vincenzo De Luca dove già sono stati sospesi dal giudice i congressi di circolo di Caserta e dove ci sarebbe stato un’onda anomala di elettori a Salerno, città del presidente. I sostenitori di Stefano Bonaccini stanno invece convergendo a Casalecchio di Reno, alle porte di Bologna. I battenti della Casa dei popoli in via Domenico Cimarosa 107 saranno aperti dalle 7.
Ombre che non rovinano la festa a Enrico Letta, alle sue ultime ore da segretario (ma lo scambio delle consegne ufficiali con il nuovo leader sarà all’assemblea nazionale, se tutto fila liscio la data potrebbe il 12 marzo). Che infatti consegna a Twitter la sua esultanza: «Bene! File dovunque ai nostri gazebo. Grazie alle migliaia di volontari che stanno rendendo possibile una straordinaria giornata di democrazia e partecipazione con le Primarie Pd».
Gli risponde, con eleganza, Dario Franceschini, grande elettore di Elly Schlein: «Grazie a Enrico Letta per avere portato il Pd a questa giornata con tenacia, intelligenza politica e generosità, subendo mesi di attacchi, cattiverie e prendendosi colpe non sue».
Anche il leader della corrente Areadem, forse ormai una ex corrente – in molti non l’hanno seguito e persino la numero due di Bonaccini è Pina Picierno, ex franceschiniana –, ha incassato la sua dose di critiche per essere uno dei big della vecchia classe dirigente a orientarsi sulla deputata movimentista.
Ma a parlare dal lato Schlein sono soprattutto i giovani: «File ai seggi, voglia di partecipare e di contare. Da Nord a Sud. Che belle le primarie del Pd. La sinistra è partecipazione, è vita e popolo. Ed è così che si torna a vincere! Grazie, grazie, grazie», twitta Marco Furfaro, portavoce nazionale della mozione.
Bene l’affluenza, ma è un rebus
L’affluenza sostenuta è accolta con entusiasmo sia parte del comitato Schlein che da parte del comitato di Stefano Bonaccini. Evidentemente per due analisi opposte. I primi sono convinti che il voto “libero” premierà lei. I secondi sono certi dell’opposto. Anche se, mentre scorrono le ore, e i dati, le certezze si sgretolano: l’impressione spannometrica è che ai seggi stiano arrivando quelli che da tempo non votano più Pd, i “delusi”. Gli esterni insomma, tanto invocati, quanto temuti almeno da una parte del partito: l’impressione di «un’opa ostile» in corso comincia a farsi largo fra i sostenitori del presidente dell’Emilia-Romagna.
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