Prima puntata dello speciale sulle elezioni tedesche del podcast i Barbari. Al centro il racconto dei sedici anni di cancellierato di Angela Merkel
Prosegue la pubblicazione del podcast “I Barbari”, di Veronica Cirillo e Fernando D’Aniello, che raccoglie voci tra Germania e Europa. Per riascoltare le varie puntate, man mano che verranno pubblicate, potete cliccare qui. Trovate gli episodi sul nostro sito, su Spotify e su Apple Podcast.
Cominciamo proprio dal passato, dagli ultimi sedici anni di cancellierato di Angela Merkel, iniziati dopo le elezioni federali anticipate del 2005, che hanno segnato la fine del governo di coalizione tra Spd e Verdi guidato da Gerhard Schröder e l’ingresso nella politica mondiale della «ragazza venuta dall’Est», così come anche in patria era chiamata Angela Merkel, cresciuta nella Repubblica democratica tedesca. Era davvero un altro mondo: negli Stati Uniti il presidente era George Bush, nel Regno Unito governava Tony Blair e in Spagna José Zapatero mentre in Italia a palazzo Chigi c’era ancora Silvio Berlusconi, ma sarebbe stato sostituito pochi mesi dopo da Romano Prodi che avrebbe formato un (traballante) governo per i successivi due anni fino alla nuova vittoria di Berlusconi nel 2008.
È possibile ascoltare la puntata direttamente da qui o su tutte le piattaforme podcast.
Ad aiutarci in queste puntate ci sono subito due ospiti: Sebastian Heinrich e Christian Wermke, due giornalisti. Il primo, italo-tedesco, nato in provincia di Salerno, e che oggi lavora nella redazione politica di Watson. Il secondo corrispondente da Roma per il quotidiano economico Handelsblatt. Entrambi ricordano proprio la notte di quel settembre 2005 quando uno Schröder, ancora convinto di poter restare cancelliere, aveva ribadito a una Merkel calma e sicura di sé che mai la “sua” Spd avrebbe fatto un’alleanza con i conservatori.
Poche settimane dopo, al Bundestag, è nata invece la prima grande coalizione tra conservatori e socialdemocratici della repubblica federale. Era un parlamento già contraddistinto da una pluralità di partiti, una grande differenza con i primi quarant’anni dopo la fine della guerra: fino alla riunificazione erano stati presenti ti in parlamento appena tre partiti: i conservatori (Cdu e il ramo bavarese Csu), i socialdemocratici della Spd e i liberali della Fdp. Erano poi entrati i Grünen, i Verdi, e poi la Pds, gli eredi del partito unico Sed nella Repubblica democratica, e che nel 2007 avrebbero dato vita, insieme ad alcuni fuoriusciti dalla Spd, alla Linke.
Il 22 novembre del 2005 dopo la nomina da parte del presidente federale e il giuramento dinanzi al Bundestag (includendo anche la formula “con l’aiuto di Dio”) iniziò il cancellierato di Angela Merkel.
Qui il servizio di DW per i suoi quindici anni di governo:
Seguiamo con i due giornalisti e con Désirée Biehl, politologa del Centro italo-tedesco Villa Vigoni, gli sviluppi di quel cancellierato: le discussioni per il Trattato di Lisbona, la crisi economica scoppiata nel 2008 e poi divenuta crisi dell’euro, la difficilissima questione greca.
Il professor Angelo Bolaffi, filosofo ed ex direttore dell’istituto italiano di cultura a Berlino sottolinea, invece, i momenti decisivi del cancellierato di Angela Merkel e, in particolare, alla scelta del 2015 di aprire i confini per accogliere i rifugiati, in gran parte provenienti dalla Siria.
La crisi del 2015 è, in effetti, un momento centrale del suo cancellierato. Dopo il collasso siriano i profughi si accalcano alle frontiere. In estate Merkel può ancora essere soddisfatta per il faticoso accordo raggiunto sulla Grecia ed ecco esplodere la questione profughi, per la quale la cancelliera conia uno dei suoi slogan più famosi: Wir schaffen das, ce la facciamo, ad accogliere i rifugiati e a superare questa crisi. Così cambia l’immagine di Merkel (e della Germania) nel mondo. Una trasformazione plasticamente rappresentata dalle copertine di Times. Nel 2013 era ancora un enigma, un anno prima qualcuno da amare o odiare e il leader dell'Europa sembrava essere il presidente francese Hollande che veniva a darle una sveglia. Ma nel 2015, dopo la decisione sui profughi, Merkel conquista la copertina e il titolo di persona dell’anno.
Di seguito alcuni dei momenti emblematici di quella stagione: il pianto di una bambina che non si trattiene di fronte alla cancelliera che afferma l’impossibilità di a cogliere tutti i richiedenti asilo e Merkel che prova a consolarla e mostra il fastidio per il giornalista che prova a correggerla.
Qui il celebre discorso del «Wir schaffen das», nella conferenza stampa prima della pausa estiva.
È sempre a partire dal 2015 che un piccolo partito, fondato qualche anno prima da alcuni professori di economia per far uscire dalla Germania dall’euro, riesce a raccogliere sempre più consensi attraverso una decisa radicalizzazione dei suoi contenuti puntando soprattutto ad attaccare migranti e Islam. Tale narrativa permette agli esponenti di Afd di entrare nei parlamenti regionali, all’europarlamento e, infine, nel 2017 al Bundestag. Si tratta di Alternative für Deutschland, alternativa per la Germania. Intorno al partito si fa presto un “cordone sanitario” politico. Questo perché, nonostante tutto, è ancora inimmaginabile in Germania che oggi chi abbia incarichi di governo, ad ogni livello, possa esprimere le posizioni sostenute da Afd. Nel febbraio 2020, proprio grazie all’astensione di Afd, viene eletto dal Landtag, il parlamento locale, della Turingia un presidente della Fdp. È la rottura di un tabù: per la prima volta, per quanto solo tramite un’astensione, Afd contribuisce a far eleggere un presidente di un Land. Lo scandalo è tale che prima il presidente eletto deve rassegnare le dimissioni e poi anche la “delfina” di Merkel alla guida del partito, Annegret Kramp-Karrenbauer, che aspirava a succederle anche alla cancelleria, dovrà dimettersi.
Nel 2018 la cancelliera decide di non ripresentarsi alla guida del suo partito ma di restare fino alla scadenza naturale del suo mandato alla cancelleria. Affronterà così l’ultima crisi, quella della pandemia del Covid. Merkel è stata spesso in televisione e in parlamento per invitare i cittadini ad attenersi alle regole. Tra gli interventi più memorabili c’è anche una sua assunzione di responsabilità per gli errori contenuti nel piano per un lockdown da realizzare durante la Pasqua 2021, con una esplicita richiesta di scuse ai cittadini:
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