- Torniamo a parlare di mafie in Germania: cosa fanno e come si stanno arricchendo.
- Negli anni Novanta le mafie italiane in Germania erano molto più visibili e violente, oggi tendono a farsi più silenziose. La strage di Duisburg fu un errore.
- La Germania, nonostante i richiami della Commissione europea, fa ancora troppo poco per aggiornare la sua normativa sull’antiriciclaggio.
Prosegue la pubblicazione del podcast “I Barbari”, di Veronica Cirillo e Fernando D’Aniello, che raccoglie voci tra Germania e Europa. Per riascoltare le varie puntate, man mano che verranno pubblicate, potete cliccare qui. Trovate gli episodi sul nostro sito, su Spotify e su Apple Podcast.
Quindicesima puntata dei Barbari: ospite di oggi è la ricercatrice Zora Hauser, di cittadinanza svizzera, cresciuta in Italia, oggi ad Oxford per completare la sua tesi di dottorato, dedicata al fenomeno della ‘ndrangheta in Germania. L’abbiamo intervistata per tornare ad approfondire, dopo la puntata con Margherita Bettoni, la questione dell’infiltrazione mafiosa in Germania. Un fenomeno che risale quantomeno agli anni Settanta nella parte occidentale del paese e intorno alla metà degli anni Novanta in quella orientale.
Occorre fare una premessa: «La Germania ospita se vogliamo così dire diversi fenomeni criminali anche molto organizzati e strutturati al di fuori di quelle che sono le mafie italiane. Proprio a Berlino si parla molto ultimamente di cosiddetti arabi, non mi piace il termine, ma stiamo parlando di una criminalità comunque organizzata di stampo familiare anche in questo caso molto simile a quello che è il fenomeno mafioso italiano ma di origine completamente diversa», così Zora Hauser all’inizio della nostra intervista, nella quale spiegherà analogie e differenze tra le varie mafie “nazionali”, oltre che le loro forme di “collaborazione”.
Tra le attività delle mafie italiane in Germania, Zora segnala il traffico di droga, il riciclaggio di denaro, la contraffazione, il coinvolgimento nelle opportunità criminali sul territorio. Ma è molto difficile da valutare l’entità dell’estorsione che avviene nella comunità italiana, adesso tramite l’imposizione di vino o altri prodotti tipici italiani con una minaccia implicita. Può capitare, ad esempio, che un ristoratore italiani, ad esempio, riceva vino senza averlo ordinato.
Chiama l’azienda produttrice e scopre che il vino è stato inviato da un mafioso locale. A quel punto accetta di ordinarne dell’altro. Per la giustizia tedesca è difficile intervenire: «Il magistrato tedesco non vede intimidazione, il prezzo, in fondo, è di mercato. Non è possibile considerarlo nelle statistiche e rischia quindi di “sfuggire” anche alla ricerca».
Nel corso della puntata, Zora Hauser riscrive anche la storia della mafia negli anni Novanta: non ci sono prove di un intervento delle mafie italiane nella privatizzazione delle strutture della Repubblica democratica tedesca (la Ddr). Sappiamo, invece, che la corruzione è stata soprattutto tedesca. «È più probabile che le mafie italiane successivamente siano intervenute nella fase di ricostruzione, gestendo attività locali».
È possibile ascoltare la puntata anche direttamente qui:
Terreno fertile
Ma perché proprio la Germania? Sicuramente una delle ragioni è il riciclaggio di denaro, in un paese «nel quale non esiste un limite all’uso di contante e non soltanto non esiste un limite all'uso di contante che resta una pratica sociale molto diffusa». La Germania ha fatto negli ultimi anni pochissimo per aggiornare la sua legislazione antiriciclaggio ed è stata spesso ripresa dalla Commissione europea.
Inoltre: «La Germania è al centro dell’Europa, è una base per il passaggio di droga destinata a tutto il continente. Se ne parla ancora troppo poco ma sappiamo che la cocaina che transita da Amburgo sta aumentando».
E per concludere, cosa occorre fare per contrastare il fenomeno? «Questi fenomeni prendono spazio oltre confine non riguardano solo la Germania ma appunto sono comuni anche in Spagna in Belgio in Olanda in Francia anche in Svizzera. Non sono esclusivi dell’Italia: tutto questo rende necessario un programma strutturato di lungo termine e coordinato a livello europeo. Sicuramente sarebbe già un primo passo se la Germania iniziasse coordinando per esempio il tipo di risposta che ogni singolo Bundesland dà al fenomeno».
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