Una sentenza ferma il licenziamento collettivo a Campi Bisenzio e la verità giudiziaria che emerge svela pure la premeditazione da parte dell'azienda
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No, Gkn non può licenziare così, e mandare via centinaia di lavoratori - 422 - dallo stabilimento di Campi Bisenzio a colpi di whatsapp. Il tribunale del lavoro di Firenze revoca l’apertura della procedura di licenziamento. La multinazionale, controllata dal fondo Melrose, ha violato lo statuto dei lavoratori.
Il ricorso era stato lanciato dalla Fiom Cgil a fine luglio, per l’assenza da parte dell’azienda di qualsiasi tentativo di mediazione e di preavviso sulla questione licenziamenti. Con questa sentenza a Gkn viene richiesto di mettere in atto una procedura di confronto con i sindacati e lavoratori, come previsto dal contratto nazionale; l’impresa dovrà inoltre risarcire le spese legali sostenute dai sindacati e pubblicare a sue spese il decreto di condanna su cinque testate nazionali.
C’è un punto particolarmente interessante in questa storia, e nella verità giudiziaria che piano piano emerge. Scrive Madi Ferrucci che, secondo quanto trapela da fonti interne, nell’udienza del 9 settembre l’azienda si giustificò dicendo che l’intenzione di licenziare non era premeditata e che quindi il preavviso non poteva essere dato con largo anticipo. Il giudice, al contrario, ha accertato questa premeditazione e l’arrivo del licenziamento dopo una «lunga fase di analisi» da parte di Gkn. Non solo, l’impresa aveva anche calcolato il momento più conveniente in cui chiudere i battenti, chiedendo ai sindacati di accordare un giorno di chiusura per il 9 luglio in nome di un ordinativo saltato da parte di un cliente. Il piano era quello di chiudere la fabbrica in assenza dei lavoratori, per evitare problemi.
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