La presidente del Senato, veneta, sarebbe paracadutata nel collegio uninominale del Senato nella regione del sud, prendendo il posto dell’uscente commissario regionale, Giuseppe Moles.
Le liste di Forza Italia sono ancora in alto mare, mentre il tempo per la presentazione si esaurirà lunedì 22 agosto.
Tra i vari territori in rivolta, la situazione più complicata è quella della Basilicata, dove il collegio uninominale del Senato è stato promesso alla presidente del Senato, Elisabetta Casellati. Lei, veneta, sarebbe “paracadutata” in un collegio teoricamente sicuro, in modo da garantirne la rielezione. In Veneto al suo posto, invece, dovrebbe andare la presidente dei senatori, Anna Maria Bernini, emiliana.
La decisione ha suscitato la rivolta di Forza Italia Basilicata, che ha diramato una nota in cui si legge che «Con ogni rispetto, personale, politico e professionale, verso la seconda carica dello Stato, come Forza Italia Basilicata non possiamo avallare una scelta simile. Sia ben chiaro, il dissenso non è dovuto alla persona della Senatrice Casellati, ma alla scelta di escludere la candidatura del Sottosegretario nonchè Commissario regionale, Giuseppe Moles».
I forzisti locali scrivono che «il lavoro svolto in questi ultimi anni è degno di nota, e ha prodotto risultati eccellenti con il passaggio di Forza Italia in doppia cifra dal misero 4% dei consensi ereditati» e ancora «riteniamo che la scelta dei rappresentanti dei lucani liberali e forzisti debba essere ispirata a criteri di risultato e legame con il territorio».
Insomma, un no netto alla candidatura della presidente del Senato, che nel corso degli ultimi anni è stata al centro anche di polemiche, come nel caso – raccontato da Domani – della casa ristrutturata a spese del ministero: i lavori di ristrutturazione sono già costati 175 mila euro: cambiati tutti gli infissi e le finestre. Altri 95 mila euro sono già stati preventivati per il muro del giardino. "Motivi di sicurezza" dice la prefettura. Domani ha sentito Mattarella, Fico e gli ex presidenti Boldrini e Grasso: tutti hanno negato investimenti pubblici nelle loro abitazioni.
Il suo nome era stato anche proposto come presidente della Repubblica, infrantosi proprio a causa dei franchi tiratori interni al centrodestra, e anche in quel caso una parte del mondo di centrodestra a lei ostile non aveva dimenticato la sua rete di relazioni che spesso aveva incrociato questioni spinose come la loggia Ungheria.
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