- Le scuole hanno riaperto da una settimana e decine di classi e migliaia di studenti sono già in quarantena a causa dei contagi di Covid-19.
- Purtroppo non è possibile aver dati più precisi, perché il sistema di monitoraggio dei contagi non è ancora stato attivato.
- E anche quando lo sarà, non c’è certezza che produca dati aperti, tempestivi ed affidabili: uno strumento fondamentale per gestire la scuola meglio di come è stato fatto un anno fa.
La prima settimana di riapertura delle scuole è terminata senza particolari incidenti. Ci sono ancora decine di migliaia di insegnanti precari e classi sovraffollate, ma il nuovo sistema di graduatorie, introdotto con qualche problema un anno fa e ora finalmente messo a punto, ha ridotto al minimo il numero di cattedre vacanti e di convocazioni dell’ultimo minuto.
Quello che invece manca ancora è un sistema di monitoraggio trasparente e tempestivo della situazione dei contagi nelle scuole. Il ministero dell’Istruzione assicura che un nuovo meccanismo è allo studio in collaborazione con l’Istituto superiore di sanità. Ma dal poco che si sa, sembra che anche questo nuovo monitoraggio soffrirà dell’imprecisione, della parzialità e della mancanza di tempestività che caratterizzavano il sistema utilizzato durante il precedente anno scolastico.
Focolai in classe
Quello che è certo è che centinaia di casi sono stati scoperti tra studenti e insegnanti tornati a fare lezione in questi ultimi giorni (con l’eccezione di Puglia e Calabria, le lezioni sono ricominciate in tutta Italia). Di conseguenza, a Bolzano ci sono almeno 35 classi in quarantena. Altre 30 a Roma, 37 in provincia di Milano e Lodi e un’altra decina a Torino.
In tutto, le classi in quarantena sono probabilmente più di un centinaio e gli studenti costretti alla didattica a distanza almeno qualche migliaia.
Avere numeri più precisi è impossibile al momento. Non esiste un monitoraggio nazionale del numero di focolai scolastici e nemmeno un conteggio delle classi in quarantena. Notizie come quella dei 35 casi di ritorno alla dad in provincia di Bolzano arrivano grazie alla stampa locale, che raccoglie le segnalazioni delle aziende sanitarie locali.
Come un anno fa, singoli utenti dei social network, ricercatori o semplici appassionati, si dedicano a una minuziosa raccolta delle segnalazioni di questi casi e il loro lavoro è uno dei pochi modi di conoscere l’andamento dei contagi nel nostro sistema scolastico.
Il nuovo monitoraggio
Secondo fonti del ministero dell’Istruzione, un nuovo sistema di monitoraggio è allo studio in questi giorni da parte del dipartimento sistemi informativi, quello che, fino a una settimana fa, era impegnato a creare la piattaforma nazionale per consentire ai presidi il controllo del green pass di insegnanti e del personale scolastico.
I particolari del nuovo sistema saranno decisi insieme all’Istituto superiore di sanità, che avrà una parte centrale nella gestione dei dati dei contagi scolastici, spiega la fonte. Non è chiaro quando il sistema entrerà in funzione, ma dai pochi dettagli disponibili, sembra che il nuovo sistema avrà parecchi limiti.
Come avveniva un anno fa, saranno i singoli presidi a segnalare al ministero il numero di casi scoperti tra i loro alunni e quello delle classi in quarantena. Vista l’esperienza del precedente anno scolastico, il ministero si aspetta che questi dati non saranno forniti in maniera rapida e puntuale. Con il personale di segreteria ridotto in alcuni casi fino al 50 per cento rispetto al fabbisogno, non tutti i dirigenti scolastici sono infatti in grado di inviare tempestivamente i dati al ministero.
Per questa ragione, i dati grezzi saranno inviati all’Iss, che si occuperà della loro analisi e soprattutto del loro “consolidamento” (che significa analizzarli solo quando saranno in quantità sufficiente da essere rilevanti).
Vecchi problemi
Si tratta in sostanza del sistema utilizzato l’anno scorso e rischia di essere afflitto dagli stessi problemi. All’epoca, il ministero guidato da Lucia Azzolina aveva cercato di pubblicare direttamente i dati forniti dai presidi, ma è stato rapidamente costretto a rinunciare a causa della parzialità dei dati stessi.
Il ministero a quel punto ha chiesto all’Iss di analizzare e diffondere i dati, cosa che l’istituto ha fatto in alcuni suoi rapporti. I dati non sono invece mai stati condivisi in formato aperto.
Nel vuoto informativo causato dall’assenza di un monitoraggio costante e puntuale si sono infilate teorie più o meno solide sull’estrema pericolosità o, più spesso, sull’assoluta sicurezza delle scuole, dati che hanno contribuito a rendere isterico il dibattito e la gestione delle scuole, con chiusure e aperture che raramente corrispondevano a effettivi aumenti o diminuzione nei rischi di contagio.
Possibili soluzioni
All’inizio di settembre, l’Iss aveva annunciato l’intenzione di vare anche un altro tipo di monitoraggio scolastico, basato non sulle segnalazioni dei presidi, ma su una serie di test quindicinali in alcuni istituti scolastici scelti a campione.
Non è chiaro in che fase si trovi attualmente questo secondo monitoraggio, né se i dati che produrrà saranno resi pubblici e accessibili.
Scienziati e ricercatori, intanto, sono già tornati a chiedere maggiore trasparenza e apertura. L’esperienza dell’anno scorso, sostengono, ci ha insegnato che la loro assenza è pericolosa quasi quanto il virus.
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