- «Non ci sono vittime vulnerabili di per sé ma è la società che li rende tali», dice Alessandro Zan, il padre del disegno di legge che sta spaccando la politica, la maggioranza e il paese, dividendolo in ultrà favorevoli e contrari, che vedono nella nuova norma una forma controllo e censura. Il deputato Zan risponde alle domande dopo un incontro con i giovani giurati dell’ultima edizione del Giffoni Film Festival, durante il quale anche loro gli hanno posto quesiti certo non facili.
- «La mediazione può essere su tutto ma non può limitare la dignità e la vita delle persone», chiarisce Zan, «si può mediare su tutto ma non sui diritti, ecco perché ritengo che alcune proposte siano inaccettabili e renderebbero discriminatoria una norma antidiscriminatoria. Significherebbe creare dei cittadini di serie B, questo è inaccettabile e anticostituzionale».
- «Le nuove generazioni sono le più grandi alleate dei diritti civili e dei diritti in generale e questo dimostra che siamo sulla giusta strada, che c’è ancora un conservatorismo in questo Paese che rema contro i diritti di libertà che sono sacrosanti perché parliamo di diritti umani», dice Zan
«Non ci sono vittime vulnerabili di per sé ma è la società che li rende tali», dice Alessandro Zan, il padre del disegno di legge che sta spaccando la politica, la maggioranza e il paese, dividendolo in ultrà favorevoli e contrari, che vedono nella nuova norma una forma controllo e censura. Il deputato Zan risponde alle domande dopo un incontro con i giovani giurati dell’ultima edizione del Giffoni Film Festival, durante il quale anche loro gli hanno posto quesiti certo non facili. Tra tutte, è la premessa di Zan, «mi ha colpito quella di una ragazza che ha una malattia rara, mi ha detto che non riesce a curarsi con il sistema sanitario nazionale, perché per farlo dovrebbe prendere dei permessi dal lavoro oltre quelli consentiti». E aggiunge: «Ci sono ancora tante barriere sociali, architettoniche e sanitarie che non consentono a tutti di curarsi gratuitamente, se avessimo una società senza barriere che consenta a tutti di vivere serenamente, questo renderebbe più agibile la vita dei cittadini. Ecco perché la piena cittadinanza si ottiene con uno stato più evoluto e il Ddl Zan ha la forza di rendere questo paese più civile per tutti i cittadini, non solo per una parte».
Come possa una proposta contro l’omotransfobia generare tanti dubbi e contrasti è certamente più chiaro a chi subisce il risvolto violento della non accettazione dell’altro. Kristen Corso, per esempio, non esce mai senza cuffie per strada, la musica copre tutti gli insulti. Perché questa ragazza transgender a imparato a ignorarne molti da quando è uscita dalla casa famiglia a cui era stata affidata a 15 anni, dopo aver perso entrambi i genitori.
Mostri da nascondere
«Per alcuni saremo sempre e comunque dei mostri da tenere nascosti e purtroppo ci sono persone al potere che la pensano così», racconta Kristen, che non riesce a capire per quale motivo ci sia così astio nei confronti di una legge che potrebbe garantire delle tutele in più a chi come lei subisce ogni giorno offese. «Se le loro vite non mi interessano perché la mia deve essere oggetto della loro morbosa attenzione? Perché non possiamo vivere ciò che siamo serenamente? Qualcuno ci penserebbe due volte prima di importunarmi se una legge glielo impedisse e neanche è detto, mica tutti rispettano le norme», riflette Kristen.
Contrasti tra le forze politiche al governo intanto bloccano la votazione della legge in aula al Senato che potrebbe slittare al prossimo autunno. «L’incombenza di decreti ha impedito la votazione entro l’estate», spiega Zan, «si riparte a settembre ma questo è accaduto anche alla Camera l’anno scorso, confido, questa volta, in un senso di responsabilità perché quei partiti che hanno presentato 700 emendamenti è chiaro che vogliono affossare la legge e non continuare ad approvarla, dunque è importante che di fronte al paese la politica si assuma la responsabilità di dare una legge di civiltà che ha tutta l’Europa, tranne l’Italia».
Il partito di Matteo Renzi, Italia viva, ha rilanciato la proposta di modificare l’articolo 1, che definisce anche l’identità di genere (per tornare alle parole “omofobia” e “transfobia”). La mediazione offerta da Italia viva, il cosiddetto lodo Faraone-Unterberger. Tuttavia il senso di queste mediazioni non è ritenuto accettabile né dalla comunità Lgbt né dai promotori della stessa norma. «La mediazione può essere su tutto ma non può limitare la dignità e la vita delle persone», chiarisce Zan, «si può mediare su tutto ma non sui diritti, ecco perché ritengo che alcune proposte siano inaccettabili e renderebbero discriminatoria una norma antidiscriminatoria. Significherebbe creare dei cittadini di serie B, questo è inaccettabile e anticostituzionale».
I giovani
Il genere è fluido? È sconnesso dal corpo? Sarebbe questo, su per giù, il nodo da sciogliere in aula, intrecciato all’articolo sull’identità di genere svincolata da quella del sesso. Quanto è giusto porsi questa domanda in un paese democratico in cui l’espressione del sé dovrebbe essere un diritto garantito dalla Costituzione? Ma invece che ai costituzionalisti (che non hanno mancato tra l’altro di sollevare dei dubbi seppur di natura formale) il deputato padovano preferisce affidarsi ai ragazzi: «Le nuove generazioni sono le più grandi alleate dei diritti civili e dei diritti in generale e questo dimostra che siamo sulla giusta strada, che c’è ancora un conservatorismo in questo Paese che rema contro i diritti di libertà che sono sacrosanti perché parliamo di diritti umani», dice Zan, che conclude con un affresco delle nuove lotte che le nuove generazioni stanno portando avanti con grande coraggio: «Ci sono i giovani che attraverso i temi della giustizia sociale e dell’ambiente si avvicinano alla politica: è importante, abbiamo bisogno di loro per crescere in un paese migliore e più avanzato».
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