- Il presidente della Camera Fico ha detto di essere «dispiaciuto e arrabbiato» per le parole del ministro degli Esteri che non sarà espulso. Per il Movimento il presidente del Consiglio deve coinvolgere il parlamento su un eventuale nuovo invio di armi all’Ucraina.
- Di Maio, nonostante la mancata espulsione, sembra difficile che conviva a lungo con Conte e si fa il conto dei parlamentari che potrebbero seguirlo: «Quindici o venti in tutto».
- Lo zoccolo duro di Di Maio sarebbero i fedelissimi «e i morosi» che non versano i contributi al partito. Si va dalla fedele Laura Castelli al moroso Vincenzo Spadafora.
Pericolo risoluzione parallela scongiurato, ma scissione no. Il Movimento 5 stelle all’indomani di un Consiglio nazionale notturno ha trovato un accordo di presunta mediazione sulla risoluzione che seguirà le comunicazioni del presidente del Consiglio Mario Draghi: coinvolgere il parlamento sull’invio di armi. «Non si può non essere d’accordo. Impossibile che la maggioranza non lo conceda», dicono in parlamento, ma poi aggiungono: «La proposta deve essere valutata dalla maggioranza».
Il ministro Luigi Di Maio sul tema ha attaccato il suo stesso Movimento a viso scoperto al punto che si è parlato di espulsione. L’iter non è partito ma sembra più lui prossimo ad andarsene. In attesa che la passione si concluda, Conte cerca di accreditarsi come può come leader di un Movimento che finora non lo ha mai completamente accettato.
La risoluzione
La risoluzione è solo l’ultimo capitolo dello scontro tra Conte e Di Maio. Il picco è stato raggiunto dopo il flop delle amministrative a cui si è aggiunto l’annuncio di un prossimo voto sul limite del doppio mandato. Un caveat che colpirebbe Di Maio, ma anche parecchi dimaiani, contiani e pentastellati della prima ora.
In questo clima invelenito, tra Di Maio governista e Conte che assicura i molti affezionati del Movimento che gli chiedono di lasciare Draghi, una fonte ha fatto arrivare ai giornali una bozza di risoluzione in cui si chiedeva al governo di interrompere l’invio di armi in Ucraina, da proporre in alterativa a quella della maggioranza Draghi. Un rischio per la tenuta delle intese di governo.
Ieri si è svolta la riunione di tra i partiti dell’esecutivo, e prima del vertice di maggioranza il Consiglio nazionale presieduto da Conte ha comunicato la sua posizione. La riunione è durata quattro ore e solo nel primo pomeriggio di lunedì, a oltre 12 ore dalla riunione, il Movimento ha pubblicato le conclusioni.
Non una risoluzione a parte, ma la richiesta che il presidente del Consiglio dei ministri venga «in parlamento a riferire sulle iniziative sin qui attuate e su quelle programmate» dall’Ucraina ai salari. E sul tema guerra «una descalation militare in favore di una escalation diplomatica». Dall’inizio della guerra le condizioni per i pentastellati, dicono, sono cambiate, e chiedono sulle armi e i consessi internazionali «un più pieno e costante coinvolgimento del parlamento».
L’espulsione
Di Maio, nonostante la mancata espulsione, sembra difficile che conviva a lungo con Conte e si fa il conto dei parlamentari che potrebbero seguirlo: «Quindici o venti in tutto». Lo zoccolo duro di Di Maio sarebbero i fedelissimi «e i morosi» che non versano i contributi al partito, racconta una fonte vicina ai vertici del Movimento. Si va dalla fedele Laura Castelli al moroso Vincenzo Spadafora. Appena circolata sui giornali la bozza di risoluzione alternativa, Di Maio ne aveva approfittato per un nuovo attacco a Conte, sostenendo che il documento metteva «a rischio» la «sicurezza dell’Italia». Scongiurato il documento indipendente, il consiglio ha preferito chiudere il problema del ministro dissidente con un ammonimento: «Il Consiglio nazionale confida che cessino queste esternazioni lesive dell’immagine e della credibilità dell’azione politica del Movimento 5 stelle». Un parere votato all’unanimità, perciò anche dai due capigruppo Davide Crippa e Mariolina Castellone.
L’espulsione in base allo statuto del Movimento 5 stelle sarebbe impossibile, gli iscritti al partito possono subire sanzioni disciplinari, tra cui l’espulsione su decisione del collegio dei probiviri, un organo eletto dagli iscritti al Movimento che però al momento non è ancora stato formato. Il consiglio nazionale invece è un organo consultivo e di indirizzo. Il presidente della Camera, Roberto Fico – anche lui parlamentare al secondo mandato – ha riferito di essere «dispiaciuto» per le prese di posizione di Di Maio. Dal canto suo, il ministro degli Esteri ha fatto sapere tramite il suo portavoce che «non replicherà a nessuno degli attacchi che sta ricevendo in queste ore». Di Maio è stato difeso dal presidente della Liguria Giovanni Toti. Di Maio «è un centrista qualunque», ha detto la senatrice Paola Taverna, più vicina a Conte: «Lo vedrei bene insieme a Sala», ha aggiunto riferendosi al sindaco di Milano. Proprio Sala, come rivelato da Domani, viene indicato come possibile leader di una nuova aggregazione centrista.
Conte leader
Non è detto adesso che per la parte più oltranzista del Movimento, che sta all’opposto di Di Maio, sia sufficiente la proposta di mediazione con il resto della maggioranza. La strada di Conte leader continua a procedere sul precipizio e per questo sta cercando di compattare il Movimento su alcune battaglie di bandiera per non morire. L’avvocato dovrebbe partecipare oggi all’assemblea di Elettricità futura, associazione di Confindustria che riunisce le grandi società del settore elettrico. Alla sua stessa tavola rotonda in programma gli interventi Enrico Letta del Pd e Antonio Tajani di Forza Italia, ma anche Matteo Renzi di Italia viva. Nel frattempo la commissione Industria del Senato lavora per far approvare una risoluzione sul Superbonus, uno degli incentivi su cui il Movimento si è speso di più.
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