- La battaglia pro o contro la linea ad alta velocità ha caratterizzato per anni la politica cittadina, compreso “l’assalto” al palazzo del comune la notte della vittoria di Chiara Appendino.
- Oggi invece, il tema sembra sparito dalla campagna elettorale: i candidati sindaco hanno posizioni conosciute, ma preferiscono non farne una grancassa.
- In queste elezioni infatti, favorevoli e contrari alla grande opera sono finiti nelle liste di quasi tutte le coalizioni e così nessun candidato ha interesse a riaprire la questione.
C’è un luogo in Italia dove, in vista delle elezioni amministrative del prossimo 3 e 4 ottobre, la battaglia sul Tav, la linea ad alta velocità Torino-Lione, è più viva che mai. Si tratta di Mompantero, un grazioso paesino di 649 abitanti ai piedi della montagna più alta della Val di Susa, il Rocciamelone.
Qui nel 2005 si è svolta una delle più dure battaglie tra manifestanti e forze dell’ordine, diventata uno dei miti fondativi del movimento No-Tav. Oggi, si candida a sindaco Osvaldo Napoli, 77 anni, deputato di Coraggio Italia, già Forza Italia, già democristiano, già sindaco di paesini di montagna e più volte parlamentare. Ma, soprattutto, ultras pro-Tav da quasi un trentennio.
Nella capitale del movimento No-Tav alcuni la considerano una provocazione. «La nostra lista è composta da persone che vivono sul territorio e lo amano», dice Davide Gastaldo, candidato sindaco per la lista “Futuro a Mompantero”. Il suo candidato consigliere Luigi Casel è ancora più esplicito: «Noi rispettiamo tutti coloro che concorrono, ma questa candidatura ha delle caratteristiche molto singolari».
Napoli dice di non curarsene: «La mia sarebbe una provocazione perché mi batto a favore della Tav da 28 anni? Chi lo pensa lo faccia pure» e promette che se perderà resterà nel consiglio comunale del piccolo paese a fare un’onesta opposizione al vincitore.
Intanto a Torino
Il tema Tav sembra invece sparito proprio a Torino, dove tra poche settimane si sceglierà il successore della sindaca Chiara Appendino.
Cinque anni fa, all’epoca della sua vittoria a sorpresa, i No-Tav entrarono nel palazzo del comune e issarono la bandiera con il treno crociato sul balcone che affaccia sulla piazza del conte Verde. Il programma di Appendino era dichiaratamente contrario alla Torino-Lione e i suoi sostenitori, ubriachi di gioia in una notte che aveva lo spirito di una “presa”, alzarono quel simbolo per celebrare una vittoria contro i loro nemici storici: i sostenitori del mega tunnel, che poi in parte erano gli stessi di trenta anni prima, quelli che stavano col Pci di Torino, poi finiti a Roma.
Dire che influenza abbia oggi la quasi trentennale vicenda Tav sulle elezioni amministrative torinesi è un salto nel buio. Ma sostenitori e oppositori della linea sì sono sfarinati e sono finiti praticamente in ogni schieramento. Nessun candidato ha interesse a fare una bandiera di una posizione o dell’altra Il mondo No-Tav, però, rimane consistente, e vota.
Posizioni ambigue
Il candidato di centrosinistra Stefano Lo Russo è notoriamente favorevole al progetto, ma evita toni accesi, anche perché nella coalizione che lo sostiene c’è Sinistra ecologista, una gemmazione di Sel, che è contraria all'opera: vale il tre per cento e cinque anni fa corse da sola al primo turno e sostenne Chiara Appendino al secondo, concorrendo a far perdere il centrosinistra.
A loro volta, consapevoli di essere dentro una coalizione che ha delle componenti fanaticamente pro Tav, i volti di Sinistra ecologista sorvolano sull'argomento. Altro problema: il candidato sindaco del centrosinistra è dato vincente dagli ultimi sondaggi per una manciata di voti, indicativamente, quindicimila: più o meno quanto vale la coalizione di sinistra del candidato sindaco Angelo D'Orsi, contraria alla grande opera.
Il candidato Pd potrebbe poi avere bisogno di voti ancor più spigolosi al ballottaggio: quelli del Movimento 5 stelle. Valentina Sganga, candidata del Movimento, è fra le più accanite oppositrici della Torino-Lione e ha vinto le primarie del suo partito con i voti dei No-Tav. Se al secondo turno ci sarà un’alleanza con il centrosinistra, bisognerà trovare il modo per disinnescare una mina già ben visibile.
Il candidato di centrodestra Paolo Damilano non ha questi problemi, ma anche lui preferisce non usare torni perentori sul Tav, stile che per altro non ha su alcun argomento. Con lui sono candidati Giovanna Giordano e Mino Giachino, volti delle manifestazioni di massa pro Torino-Lione dal 2018. Ma c’è anche una No-Tav convintissima e molto nota, la candidata consigliera Comunale Carlotta Tevere, presente nelle liste di Progresso Torino, micro partito che mette insieme anime di sinistra affascinata dal moderatismo del candidato sindaco.
Decisioni da prendere
Il Tav peraltro non è un argomento astratto, ma comporterà una serie di decisioni concrete per la futura maggioranza. La più immediata: rientrare o meno dentro l'Osservatorio Tav, luogo di discussione e decisione, da cui Chiara Appendino ha portato via il comune all’inizio del suo mandato.
Nei prossimi mesi l'Osservatorio, fortemente depotenziato dalla mossa di Appendino, dovrà discutere della cosiddetta tratta nazionale, ovvero il tracciato che si sviluppa una volta terminato il tunnel di base e che dalle montagne della val di Susa giunge fino in città, un oggetto misterioso e il cui progetto è in ritardo, cosa che di recente ha suscitato le ire dell’Unione europea.
Questo secondo tratto finirà inevitabilmente per influenzare anche la città di Torino e la sua viabilità ferroviaria, oggi divisa tra le due stazioni di Porta Nuova e Porta Susa. Ma di tutto questo se ne parla più a Mompantero che a Torino.
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