- Ora c’è un Orbán in miniatura, alla guida dei governi europei. La Slovenia ha assunto la presidenza di turno. Per mezzo anno, detterà l’agenda del Consiglio dell’Ue.
- Il premier sloveno Janez Janša si sta sempre più orbanizzando: dal collega ungherese prende la deriva illiberale, tattica e cultura politica, ma soprattutto finanziamenti e investimenti. In cambio, a Orbán concede compiacenza.
- La presidenza è finita quindi in mano agli illiberali? Sì, ma c’è un dettaglio non da poco: Janša non ha il potere del collega ungherese ed è politicamente molto più fragile. Anche in tal senso, è un Orbán in miniatura.
Ora c’è un Orbán in miniatura, alla guida dei governi europei. Da ieri, la Slovenia ha assunto la presidenza di turno in Europa. Per mezzo anno, detterà l’agenda del Consiglio dell’Unione europea. Il premier sloveno Janez Janša si sta sempre più orbanizzando: dal collega ungherese prende la deriva illiberale, la tattica e la cultura politica, ma soprattutto finanziamenti e investimenti. In cambio, a Viktor Orbán concede compiacenza. La presidenza di turno è finita quindi in mano agli illiberali? Sì, ma c’è un dettaglio non da poco: Janša vuole trasformare la Slovenia in un’Ungheria, ma non è detto che ci riesca. La differenza tra lui e Orbán c’è, ed è soprattutto una: il grado di potere, cioè la presa su società, economia, politica. Janša è molto più fragile: anche in questo senso, è un Orbán in miniatura.
Da liberatore a illiberale
«So cosa vogliono dire i diritti umani. Io stesso, da giornalista, sono finito in carcere» ha detto ieri Janez Janša in conferenza stampa, fianco a fianco a Ursula von der Leyen. Il premier sloveno sa di essere sotto attacco per il suo approccio illiberale ai media del suo paese, e contrattacca citando il suo passato. Il passato è in effetti tutt’altro rispetto al presente. Proprio come Viktor Orbán, che nel 1989 in piazza degli Eroi a Budapest invocava la liberazione dalle truppe sovietiche e che ormai da anni è l’ideologo della «democrazia illiberale», così Janša nei primi anni Ottanta ha iniziato la sua storia politica da oppositore dell’armata popolare jugoslava. È vero, come ha detto ieri, che da giornalista finì in carcere: i suoi articoli duri gli valsero la censura e poi, nel maggio 1988, la galera. Processato senza tutele legali e nella lingua dell’esercito, il serbocroato, fu condannato a un anno e mezzo e le proteste che seguirono, note come “la primavera slovena”, hanno innescato la democratizzazione e l’indipendenza della Slovenia. Janša ha difeso il paese dall’invasione dell’armata jugoslava nel 1991. Come ministro della Difesa a inizio anni Novanta, è stato l’artefice della guerra di indipendenza. Da allora, al governo come premier è stato tre volte. Il primo incarico è iniziato nel 2004 ed è coinciso con l’ingresso della Slovenia nell’Ue. Alla fine di quel mandato, è iniziata la radicalizzazione di Janša.
La “orbanizzazione”
Il filosofo sloveno Slavoj Žižek invita a non sottovalutare l’asse populista tra Slovenia, Ungheria e Polonia; o meglio, tra i loro leader. Parla di «un nuovo asse del male». Janša è anche filo-trumpiano. Come è cominciato questo allineamento strategico? La “deriva ungherese” del premier sloveno si sviluppa negli stessi anni in cui Orbán in Ungheria teorizza – e pratica – la sua deriva illiberale, cioè principalmente dopo il 2010. Nel 2012 Janša ha iniziato il secondo mandato da premier, ma è stato arrestato per corruzione. Nella sua narrazione personale, questo episodio diventa un “martirio”. È tornato al potere per la terza volta a marzo 2020, dopo il crollo della coalizione di Marjan Šarec; e lui, in piena pandemia, non solo ha fatto convergere una maggioranza sul suo nome, ma ha invocato poteri emergenziali. Che cosa ha in comune con Orbán? «I due erano insieme anche pochi giorni fa, il 25 giugno, al trentennale dell’indipendenza slovena. Orbán ha sempre avuto, il piano di esportare l’orbanismo», dice lo storico ungherese Péter Techet, dell’università di Friburgo. «Con la Croazia il piano non è andato in porto perché il premier è troppo moderato, in Serbia non c’è bisogno di far nulla, mentre la piccola Slovenia è il satellite ideale». Come si orbanizza un paese? Coi soldi, innanzitutto: investimenti, finanziamenti. Sándor Csányi, amico di Orbán e tra gli uomini più ricchi d’Ungheria, si è comprato una delle banche più grandi di Slovenia, la Nova Kreditna banka Maribor (Nkbm). Il capitale ungherese sta penetrando Lubiana e foraggia anche il premier; per esempio, finanziando media a lui compiacenti. C’è anche questo, tra i modi per orbanizzare un paese. La tv Nova 24, specchio di Janša, è finanziata da uomini d’affari del giro di Orbán; le stesse influenze agiscono sul tabloid Skandal e il settimanale Demokracija.
Quale presidenza
I legami tra Ungheria e Slovenia sono di interesse, ma si traducono in ideologia. «Janša vuole fare blocco con Ungheria e Polonia, imita il regime illiberale e oligarchico di Orbán e ne assume di conseguenza anche la cultura politica» dice Luka Lisjak, storico sloveno. «Adotta la stessa ideologia, Kulturkampf, e l’identica logica schmittiana di screditare i nemici». Janša, proprio come il collega di Budapest, se la prende coi migranti, coi giornalisti non acquiescenti, con Soros, ed è tra quelli che in Consiglio hanno spalleggiato l’Ungheria sulla legge anti Lgbt. Che impatto può avere un governo simile con la presidenza di turno in mano? «Non deciderà da solo, ma detterà l’agenda del Consiglio Ue in una fase delicata per lo stato di diritto» dice l’europarlamentare Verde Daniel Freund, che di rule of law è esperto. «Il mio paese, la Germania, per esempio durante la sua presidenza è riuscito a non calendarizzare la trasparenza fiscale; abbiamo dovuto aspettare il turno portoghese». Nel programma della presidenza slovena, nota Freund, «ci sono riferimenti a un approccio “equilibrato” sulla rule of law: c’è l’intenzione di dar peso alle posizioni polacca e ungherese». Sul fatto che Janša sarà alleato di Budapest ci sono pochi dubbi. Per l’Europa è la stessa storia, ripetuta, in miniatura: così come la famiglia popolare europea ci ha messo anni per decidersi ad allontanare Orbán, allo stesso modo tiene ancora Janša tra le sue fila. Se l’addio si consumerà, sarà perché gli sloveni raggiungeranno gli ungheresi di Fidesz in un nuovo gruppo. Va detto però che, come illiberale, Janša ha gli artigli spuntati: «Non ha certo la presa di Orbán su economia e società, e in realtà neppure sulla politica. Il suo governo è fragile, non so se arriverà a fine mandato» dice Lisjak. Solo uno sloveno su cinque lo supporta, dice un sondaggio Delo; in parlamento, ha perso la maggioranza. «I tentativi di controllare media e magistratura ci sono; ma la società civile è reattiva. L’unica che è sotto controllo di Janša per ora è la polizia».
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