Quattro tappe dal 3 maggio a fine giugno per veder gradualmente riaprire musei, cinema, teatri e café. Parigi si prepara alla ripresa del turismo e agli spostamenti liberi. Ma la scaletta del déconfinement è tanto lunga quanto piena di incertezze disseminate lungo il percorso. Ecco cosa aspettarsi
- A marzo 2020 il Louvre ha chiuso i battenti, oggi il museo è ancora chiuso. A ottobre in Francia è cominciato il coprifuoco nelle grandi città, doveva durare un mese e invece tuttora i francesi rientrano a casa entro le 19.
- Un paese provato dalle restrizioni guarda ora al piano di riaperture disegnato da Macron, che è già a caccia di consensi per le presidenziali. Ma si tratta di «riaperture sotto condizioni»: dipendono dalle zone e dagli sviluppi dell’epidemia, c’è una incertezza di fondo.
- Ecco quando la Francia tornerà a essere meta turistica, con i suoi bistrot, i musei e… il pass vaccinale.
La pandemia ci ha privati anche dell’immaginario. Se c’era una certezza, almeno stando ad Humphrey Bogart, era questa: «We’ll always have Paris». Comunque vada, ci resterà sempre Parigi. Poi a inizio marzo 2020, mentre l’Italia sperimentava per prima in Europa l’escalation dell’epidemia, anche la Francia, seconda dopo di noi per contagi, ha iniziato a chiudere. Le immagini di Emmanuel Macron che pronuncia il suo discorso di vittoria elettorale in un Louvre bagnato di luci e di folla sono state sostituite da quelle del museo che chiudeva i battenti. Qualche mese dopo, e cioè a metà ottobre, i francesi hanno cominciato a prendere le misure con il coprifuoco, introdotto all’inizio solo in alcune grandi città dalle 21 alle 6, con l’annuncio che sarebbe durato un mese; e invece il couvre-feu è arrivato per restare, ed è diventato un modello da esportazione in altri paesi d’Europa compreso il nostro. Da molti mesi ormai, l’abitudine del bicchiere di vino al bistrot è sostituita dalla corsa per rientrare in tempo a casa.
Le «riaperture sotto condizioni»
Ora però l’Eliseo ha un piano per riaprire. Si articola da qui a fine giugno, in un arco di ben due mesi; ed è contrassegnato da una incertezza di fondo. La parola che meglio descrive le riaperture di Francia è: frammentate. La scelta di Emmanuel Macron di annunciare il (lento) piano di déconfinement prima di tutto ai giornalisti delle testate locali non è casuale: l’allentamento delle restrizioni avviene per gradi, per tappe, e con l’idea di tener conto delle condizioni epidemiologiche zona per zona. «Le misure sono nazionali – dice Macron – e speriamo che tutte le zone possano passare da una tappa a quella successiva, ma ci riserviamo di tirare il freno di emergenza se in alcune aree non ci fossero le condizioni sanitarie». Una “riapertura sotto condizioni” che Olivier Faye su Le Monde paragona a «quei contratti con la nota a margine, nei quali la postilla fa la differenza». Ecco tutte le tappe (salvo “freni”) della riapertura alla francese, dibattito sul coprifuoco e passaporto vaccinale inclusi.
Quattro tappe (più due)
Il piano dell’Eliseo si snocciola in quattro tappe, che però a ben guardare sono sei, perché c’è da considerare anche «la tappa zero, che è stata la riapertura il 26 aprile delle scuole primarie: le scuole sono da sempre la nostra priorità» dice il presidente. E poi c’è la tappa, lontana ma non troppo, delle elezioni presidenziali 2022. Tappa che, anche se non fa parte delle riaperture, le condiziona pesantemente: come notano i commentatori francesi, Macron già si muove come se fosse in campagna elettorale; e non a caso ha annunciato per giugno «un tour sui territori per riprendere il polso del paese».
Le quattro tappe di déconfinement cominciano il 3 maggio e si susseguono a distanza di poche settimane l’una dall’altra. Il primo passaggio consiste, oltre che in ulteriori riaperture scolastiche, nell’eliminazione dei vincoli agli spostamenti: fino a oggi, ci si poteva muovere soltanto entro i dieci chilometri dalla propria abitazione. Adieu anche all'autocertificazione. Da lunedì questo vincolo decade, e ci si può spostare anche fra regioni. Dal 19 maggio – con la seconda tappa – il coprifuoco, che attualmente è in vigore dalle 19, slitta alle 21, e dura comunque fino alle 6 di mattina. Riaprono le attività commerciali, non più solo quelle di prima necessità.
Tavolini e quadri
Sempre nella seconda tappa, quella del 19 maggio, via libera alle terrasses e quindi ai tavolini all’aperto, ma per un massimo di sei persone. Si potrà lentamente ricominciare ad abituarsi anche alle attività culturali, visto che riaprono musei, teatri, cinema; tornano gli eventi culturali e sportivi con pubblico in sala. Bisogna arrivare al 9 giugno – terza tappa – perché riaprano anche café e ristoranti, e per poter godere delle uscite serali estive: dai primi di giugno il coprifuoco slitta alle ore 23. La vera svolta di giugno è l’introduzione del passaporto sanitario, condizione messa dall’Eliseo sia per la ripresa dei grandi eventi (con 5mila persone e più) che del turismo: nel paese si entra se si è dotati di pass.
Passaporto e coprifuoco
L’Unione europea si è data giugno come scadenza per il via libera al green pass che dovrebbe, nelle intenzioni, facilitare gli spostamenti tra gli stati membri: un codice qr attesterà che siamo vaccinati, guariti dal covid oppure che siamo negativi al test. L’Eliseo sta già sperimentando una propria versione pilota del passaporto vaccinale, che per ora non è obbligatoria e viene usata per viaggiare da e verso la Corsica; il supporto usato finora in Francia per il codice qr è la app TousAntiCovid, un po’ come da noi è stato ipotizzato di utilizzare la app Immuni. Ma in realtà il codice può essere anche stampato su carta, esibito via email, le app sono il possibile “portafoglio” per contenerlo. L’idea di Macron, almeno stando a quanto dichiara oggi, è di rendere il pass obbligatorio nel paese dal 9 giugno per partecipare agli eventi. L’ultima delle tappe arriva il 30 giugno con l’abolizione del coprifuoco, oggetto di dibattito, polemiche, e di molte insofferenze nel paese; anche perché lo strumento, come lo stesso governo ha flebilmente ammesso, «non è stato efficace». Anche se in Francia questo vincolo si protrae da molti mesi, non è bastato né a contenere l’epidemia né nel prevenire ulteriori restrizioni.
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