«Tutta la società risentirà di un governo fascista: sappiamo però che i primi a risentirne saranno gli abitanti dei quartieri popolari». A parlare è Karim, sindacalista della Fédération Syndicale Unitaire 93 - un gruppo sindacale del 93esimo dipartimento della Seine-Saint-Denis.

Lo incontriamo a Saint-Denis insieme a un centinaio di persone che stanno manifestando contro l’estrema destra, a pochi giorni dal primo turno delle elezioni legislative anticipate, convocate dal presidente Macron in seguito alla vittoria del partito di estrema destra Rassemblement National alle elezioni europee dello scorso 9 giugno.

Saint-Denis è un comune di più di 110mila abitanti situato nella periferia nord di Parigi, nel dipartimento della Seine-Saint-Denis, il dipartimento più povero dell’intera Francia: qui il 27,6per cento della popolazione vive sotto la soglia di povertà. Caratterizzata da una forte identità migrante (nel dipartimento la popolazione immigrata corrisponde al 31per cento della popolazione totale, e molti altri abitanti sono francesi di seconda, terza o quarta generazione), il dipartimento della Seine-Saint-Denis comprende molti di quei quartieri che spesso sentiamo chiamare banlieues.

Dice Karim: «nei quartieri popolari vivono le persone nelle condizioni più precarie, le persone immigrate, quelle che hanno più bisogno di servizi pubblici, di servizi sociali, di protezione da parte dello Stato: politiche a cui l’estrema destra è totalmente contraria»; secondo lui, una vittoria dell’estrema destra costituirebbe un peggioramento nelle condizioni di vita «per tutti coloro che hanno bisogno della società – stranieri, disabili, minoranze di ogni tipo».

La polizia violenta

Tra le moltissime criticità che gli abitanti di queste banlieues si trovano ad affrontare quotidianamente c’è il preoccupante tasso di violenza della polizia: a Parigi una persona nera ha una probabilità sei volte più alta di essere fermata dalla polizia rispetto a una persona bianca, e una persona di origine araba fino a otto volte più alta.

 Esattamente un anno fa, lo scorso 27 giugno 2023, un poliziotto ha ucciso Nahel Merzouk a Nanterre, un altro comune nella periferia popolare di Parigi. L'uccisione del diciassettenne di origine algerina ha dato inizio a quindici giorni di rivolte nelle banlieues di tutta la Francia, riportando – almeno per qualche tempo – l'attenzione sulla violenza poliziesca, il razzismo e le discriminazioni vissute dagli abitanti di queste periferie. «I poliziotti violenti saranno ancora più a loro agio con un governo fascista che darà loro carta bianca, soprattutto quando operano nei quartieri popolari» dice Karim «la violenza della polizia non si è fermata, è continuata e continuerà».

Nelle ultime elezioni europee, nei quartieri popolari della periferia parigina, a vincere è stata soprattutto la sinistra radicale di La France Insoumise (LFI), partito guidato da Jean-Luc Mélenchon.

Nella Seine-Saint-Denis, LFI ha ottenuto il 37,1per cento dei voti, rispetto al 9,9per cento a livello nazionale – mentre il Rassemblement National (RN) ha ottenuto solo il 16,9per cento dei voti, rispetto al 31,4per cento a livello nazionale.

Comprensibilmente, visto il linguaggio usato dall'estrema destra nei confronti di questi quartieri e dei loro abitanti: per esempio, riguardo alle proteste seguite all’uccisione di Nahel, Bardella aveva dichiarato «non sono vittime, sono criminali», e aveva parlato di un «inselvaggimento della società» legato a una «politica di immigrazione completamente folle» che avrebbe «rovinato» il Paese.

Bardella si è inoltre espresso a favore dell’«espulsione sistematica dei delinquenti stranieri» e contro qualsiasi nuova spesa pubblica per ridurre le disuguaglianze nelle periferie. In queste settimane di campagna elettorale, il RN ha ribadito posizioni politiche estremamente restrittive rispetto all’immigrazione: Bardella ha proposto, in caso di elezione, di abolire il droit du sol che oggi permette a chi è nato in Francia di ottenere la cittadinanza una volta raggiunta la maggiore età, di sospendere immediatamente la regolarizzazione dei lavoratori stranieri senza documenti, oltre che di velocizzare le pratiche di espulsione e rendere più complicato il processo di ricongiungimento familiare. Nei volantini del RN, il primo punto è «ridurre drasticamente l’immigrazione legale e illegale».

Nel programma del RN, si legge inoltre l’intenzione del partito di «stabilire una priorità nazionale» e «riservare le prestazioni di assistenza sociale ai francesi».

Ma Bardella ha anche proposto di precludere determinati lavori ai cittadini francesi con doppia cittadinanza, e ha ribadito l’intenzione di vietare il velo, rimandando questa misura a un'ipotetica vittoria alle elezioni presidenziali del 2027, una misura considerata discriminatoria nei confronti delle circa 4 milioni di persone di fede musulmana che abitano in Francia.

L’astensionismo

Eppure, nelle banlieues molte persone non votano: mentre la partecipazione alle elezioni europee è stata del 51,5per cento a livello nazionale, nella Seine-Saint-Denis si è attestata al 43,3per cento. Nel comune di Saint-Denis – dove LFI ha superato il 50per cento dei voti e RN si è fermato al 10,9per cento – ha votato solo il 38per cento degli aventi diritto.

«La gente vede che – sia che si tratti di un governo di sinistra, che di un governo di destra, – le misure adottate sono le stesse: politiche antisociali, razziste, che non condannano la violenza della polizia,» dice Bart, studente all’università di Nanterre e militante per il Nouveau Parti Anticapitaliste (di sinistra radicale, fuori dal principale schieramento di sinistra), che incontriamo a Nanterre: «per esempio, a Nanterre, dove la sinistra è già al potere, la gente non vive in una situazione migliore: anche a Nanterre c'è la violenza della polizia, ci sono persone disoccupate, persone che non hanno un alloggio. E quindi le persone si astengono perché hanno l’impressione che non cambia comunque nulla».

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