- Anche se la famiglia popolare europea, alla quale appartiene Forza Italia, ha fatto calare il silenzio sugli attacchi di Berlusconi a Zelensky, tra le figure di spicco degli altri gruppi politici la scenata italiana non è passata inosservata.
- «Berlusconi in passato ha indebolito molto la posizione dell’Italia in Ue, e oggi continua a indebolirla», dice Philippe Lamberts, il capogruppo dei Verdi europei, seduto a un tavolino del bar all’Europarlamento.
- Dal fronte progressista si sollevano voci indignate e perplessità sulla coalizione di governo. Anche perché il leader del Ppe, Manfred Weber, aveva promesso che Forza Italia avrebbe avuto un ruolo stabilizzatore. E invece...
«Giorgia Meloni vuole costruirsi un’immagine presentabile, ma dove vanno a finire questi sforzi con un amico di Putin in coalizione?». Anche se la famiglia popolare ha fatto calare il silenzio sugli attacchi di Silvio Berlusconi a Volodymyr Zelensky, tra le figure di spicco degli altri gruppi politici la scenata italiana non è passata inosservata. «Berlusconi in passato ha indebolito molto la posizione dell’Italia in Ue, e oggi continua a indebolirla», dice Philippe Lamberts, il capogruppo dei Verdi europei, seduto a un tavolino del bar all’Europarlamento. Lamberts è tra i più attenti a ciò che si muove nella politica italiana, e anche se non dubita che «almeno sul tema della guerra la vostra premier stia con Kiev», trae una conclusione: «La sua è davvero una strana coalizione». Berlusconi è un problema di Meloni.
Coalizione in fibrillazione
Lamberts ricorda i tempi non lontani delle elezioni italiane, quando Manfred Weber – il presidente dei popolari europei – presentava Forza Italia come il faro liberale del futuro governo. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ormai ha le ginocchia consumate a furia di andare a Canossa: nei giorni in cui erano in ballo le nomine dei ministri, compresa la sua, Berlusconi aveva dato un altro spintone filorusso, e allora Tajani era andato al vertice del Ppe, prima del Consiglio europeo, per rassicurare tutti. Dopo la nuova uscita del suo leader si è prodotto in un tweet pro-Ucraina. Ma fino a che punto i popolari in Europa, e il governo in Italia, potranno liquidare le uscite di Berlusconi con un semplice silenzio imbarazzato? Questo lunedì pomeriggio, durante la riunione del suo gruppo all’Europarlamento, il presidente Weber non ha proferito una sola parola sul caso Berlusconi. Non significa che l’episodio non sia stato notato, anzi. Tra polacchi e baltici, lo smacco è tale da non contenere reazioni pubbliche, come quella del popolare estone Riho Terras: «Berlusconi vada in pensione!». Ma davvero il punto è che Berlusconi non è in grado di intendere? «Non è che oltre una certa età si sia autorizzati a dire stupidaggini!», tuona Lamberts, mentre il capodelegazione del Pd Brando Benifei sostiene che quella di Berlusconi sia una strategia: «Le sue sono uscite studiate cinicamente per influenzare dossier come quello delle partecipate».
Contraddizioni a destra
Fatto sta che le mosse di Berlusconi destabilizzano i vertici sia a Roma – Meloni si è data malata – che in Ue, creando impicci a Weber. «Queste sarebbero le posizioni del governo Meloni e di Tajani? Niente da dire, Weber?», tuona la capogruppo socialista. Il leader del Ppe è già sotto accusa nella sua Germania, oltre che a Bruxelles, per i suoi rapporti stretti con l’estrema destra di Meloni, e ci si mette pure Berlusconi. L’eurodeputato tedesco Daniel Freund, che da tempo accusa con tanto di lettere Weber di fare da sponda alla destra estrema, dopo il caso Berlusconi rincara la dose: «Di recente il capogruppo del Ppe ha detto che il supporto all’Ucraina è una delle condizioni per stare nei popolari. Cosa dovremmo dedurre allora dopo le uscite di Berlusconi?». Forza Italia dovrebbe uscire dal Ppe? «Sono rimasta basita – racconta la liberale olandese Sophie in’t Veld – perché su twitter vedevo il portavoce di Weber criticare Conte sul tema armi a Kiev, e intanto Berlusconi del Ppe attaccava Zelensky. Purtroppo il Ppe è una tribù: per pure logiche di potere, quel che fa un membro della tribù viene accettato. Speravo che Weber avesse capito la lezione quando è avvenuto il divorzio da Orbán, ma invece di cambiare direzione sta premendo l’acceleratore sulla stessa di prima».
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