Da qui al secondo turno francese, i movimenti interni alle destre più o meno estreme d’Europa troveranno una loro chiarezza espositiva. La direzione può essere anticipata.

I piani per il futuro

Anzitutto è attesa una rappacificazione interna ai Conservatori europei, dopo che gli strattoni del Pis a Giorgia Meloni si saranno conclusi con un accordo interno. La stretta di mano potrebbe arrivare questo mercoledì stesso, nell’incontro di gruppo che si tiene in Sicilia, e in ogni caso a Domani fonti incrociate di Ecr, FdI e Pis confermano che – nonostante i negoziati serrati su un riequilibrio interno del gruppo – è inverosimile che gli ultraconservatori polacchi abbandonino Ecr.

Poi, come era stato anticipato da Domani e come si vedrà in un crescendo da qui al lunedì seguente il voto francese, ci sarà un allargamento e un rebranding del gruppo sovranista Identità e democrazia, del quale fa parte la Lega: assume la regia di Marine Le Pen, oltre che l’aspetto dei “Patrioti per l’Europa” già visibile in un primo nucleo originario (il «razzo vettore») lanciato da Viktor Orbán. Il Rassemblement National è l’azionista di maggioranza, Fidesz il propagandista di minoranza. Il gruppo di Meloni e quello di Le Pen resteranno separati, come confermano a Domani fonti incrociate, sia Ecr-FdI, che Lega-Patrioti; ma ci saranno coordinamento e cooperazione profondi.

Le ambizioni negoziali lepeniane sono così ampie da aver sottratto alleati ad Alternative für Deutschland, che puntava – per far gruppo – a un’accozzaglia di partiti filorussi, neonazisti e neofascisti, ma che al momento non ha i numeri. Il Rn si è liberato di Afd per la propria strategia di normalizzazione, ma tratta con buona parte dei neofascisti polacchi di Konfederacja; i negoziati non sono ancora chiusi e richiedono che resti fuori Grzegorz Braun, ritenuto troppo imbarazzante.

Se esiste una strategia generale – nella rivalità interna per guidare i processi a destra – consiste in una normalizzazione graduale della destra estrema: Meloni è il punto di più prossimo contatto con i Popolari europei, Le Pen sta ripercorrendo un ciclo simile di dédiabolisation e di penetrazione delle istituzioni, e chi resta fuori da questi giochi contribuisce comunque, perché la presenza ai margini di componenti più estreme aiuta le altre a essere assimilate.

Patrioti per Le Pen

Domenica scorsa, quando Orbán ha annunciato la nuova alleanza politica “Patriots for Europe” a Vienna assieme a Andrej Babiš (l’ex premier ceco, leader di Ano) e Herbert Kickl (l’aspirante cancelliere austriaco, leader di FPÖ), Domani ha rivelato che in realtà la mossa era stata concordata con Marine Le Pen, e che si trattava di un tassello inserito in un più ampio progetto di ampliamento e rebranding del gruppo noto finora come Id. Si era anche scritto di un incontro negoziale tenutosi il giovedì di quella settimana assieme a sovranisti di Id, Salvini compreso, cechi (usciti qualche giorno prima da Renew) e ungheresi (respinti da poco ufficialmente da Meloni); e infatti in quello stesso giorno, al Consiglio europeo, il braccio destro del premier ungherese, Balázs Orbán, aveva parlato di negoziati in corso.

Rispetto a domenica, si sono mossi ulteriori tasselli che confermano la dinamica di “rigenerazione di Id” sotto la forma dei Patrioti e con la regia lepeniana. Anzitutto, vista la scadenza informale del 4 luglio per i primi adempimenti dei gruppi all’Europarlamento, era inizialmente previsto un incontro costitutivo di Id per il 3 luglio, ma l’incontro è stato spostato all’8. Ciò non significa soltanto che ci sono cantieri in corso, ma pure che l’ufficialità sarà raggiunta guarda caso proprio dopo il 7 luglio, il giorno del secondo turno francese, nel quale il Rassemblement National si attesterà come la prima forza del Parlamento francese (al di là che ci siano i margini per governare o meno).

Il culmine del processo costitutivo del nuovo gruppo sarà idealmente fatto coincidere col culmine del trionfo di Le Pen, vera regista dei negoziati. Un’altra conferma che i Patriots for Europe siano Id sotto altra veste viene dal fatto che questo lunedì André Ventura abbia espresso l’intenzione di aderire al progetto. Ventura guida l’estrema destra portoghese di Chega, che proprio come l’austriaca FPÖ fa parte di Id: i Patrioti si sovrappongono in modo sempre più evidente a quel che era Id finora. Non deve sfuggire anche il fatto che Ventura sia molto legato a Le Pen: basti pensare che la leader del Rassemblement, pur avendo dato buca a Salvini alla convention fiorentina di dicembre, non si è persa in quello stesso periodo un evento portoghese di Chega, con tanto di foto e tweet con l’alleato. I portoghesi e gli austriaci non agiscono a dispetto di Le Pen e Salvini, ma coordinandosi con loro.

Il leader leghista stesso ha corroborato questa lettura con la sua dichiarazione di questo martedì: per i Patrioti «siamo al lavoro», ha detto. Nelle stesse ore del pomeriggio, i suoi a Bruxelles proseguivano le riunioni coi francesi, come Domani ha appreso. Poco importa che si salti la scadenza del 4 luglio, nella quale l’Europarlamento inizia a prendere le misure dei gruppi per ragionare sui bureau delle Commissioni e sui vertici interni, tantopiù che almeno fino allo scorso mandato Id ha patito il cordone sanitario che lo ha tenuto fuori dagli incarichi apicali. L’8, giorno del grande incontro, Le Pen avrà un progetto libero in apparenza da vecchi nomi e stigmi, anche se conterrà talmente tante estreme destre imbarazzanti che al momento Afd non ha i numeri per lanciare un altro gruppo di sovranisti.

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