- Dopo Roma, anche Strasburgo. Luigi Di Maio porta via due eurodeputate al Movimento 5 Stelle. Daniela Rondinelli e Chiara Maria Gemma si sono sfilate dalla formazione stellata. Non è che l’ennesima sfaldatura di un gruppo che non è neppure un gruppo, visto che è ancora nel limbo dei non iscritti, e che rispetto al 2019 si è ridotto a circa un terzo.
- Di 14 eurodeputati, oggi ne restano cinque. Una formazione che tre anni poteva rivendicare di essere stata indispensabile per l’elezione di Ursula von der Leyen a presidente di Commissione, oggi si conta sulle dita di una mano. Alla riduzione numerica si combina anche lo spaesamento sul percorso politico.
- Già Beppe Grillo aveva guidato il Movimento verso la schizofrenia politica, passando dal matrimonio con l’euroscettico Nigel Farage ai tentativi di accordo con il liberale federalista Guy Verhofstadt. Poi, più di recente, il patto coi socialdemocratici è finito nel congelatore. Oggi la formazione è ridotta a un terzo, e se troverà una casa politica in Europa, visti i numeri poco determinanti, è più corretto dire che ne verrà assorbita.
Dopo Roma, anche Strasburgo. Luigi Di Maio porta via due eurodeputate al Movimento 5 Stelle. Daniela Rondinelli e Chiara Maria Gemma si sono sfilate questo mercoledì dalla formazione stellata. Non è che l’ennesima sfaldatura di un gruppo che non è neppure un gruppo, visto che è ancora nel limbo dei non iscritti, e che rispetto al 2019 si è ridotto a circa un terzo. Di 14 eurodeputati, oggi ne restano cinque. Una formazione che tre anni fa poteva rivendicare di essere stata indispensabile per l’elezione di Ursula von der Leyen a presidente di Commissione, oggi si conta sulle dita di una mano.
Ridotti a un terzo
Mercoledì mattina, mentre gli eletti europei confluivano in aula per la sessione plenaria, l’eurodeputato ed ex vicepresidente del Parlamento Ue Fabio Massimo Castaldo, membro della segreteria di Giuseppe Conte, si dirigeva invece a Roma per incontrare i colleghi del Movimento. Che il caso Di Maio stesse per deflagrare anche in Europa, era nell’aria. A dar concretezza alla scissione sono state Daniela Rondinelli e Chiara Maria Gemma, che alle europee del 2019 erano state scelte da Di Maio, all’epoca capo politico del Movimento, come capoliste nelle circoscrizioni centro e sud. I contiani restano per ora in cinque: dei 14 eletti alle europee, quattro erano già fuggiti nei verdi a fine 2020 (Ignazio Corrao, Rosa D’Amato, Eleonora Evi e Piernicola Pedicini). A marzo 2021 Marco Zullo si era trasferito tra i liberali e il mese dopo Isabella Adinolfi era andata tra i popolari; a maggio scorso è stata la volta di Dino Giarrusso.
Nel limbo
Alla riduzione numerica si combina anche lo spaesamento sul percorso politico. Prima che all’Europarlamento si tenessero le elezioni di metà mandato di gennaio, un ingresso dei 5 Stelle nel gruppo socialdemocratico – lo stesso dove siede il Pd – sembrava imminente. Da tempo grillini e pidini votano in sintonia, dicevano entrambe le parti: nei corridoi di Strasburgo la curiosità riguardava solo il momento esatto nel quale sarebbe stato ufficializzato il passaggio. Ma l’operazione non è andata in porto prima delle elezioni. Per soddisfare la sua ambizione a essere riconfermato come vicepresidente dell’Europarlamento, Fabio Massimo Castaldo si è ricandidato da indipendente; stavolta non è stato eletto, il che ha aumentato i dissapori. Gli ormai cinque eurodeputati sono tuttora nel limbo del gruppo misto.
Movimento senza meta
È solo l’ultimo episodio di una lunga storia. Lo spaesamento dei cinque stelle in Europa comincia con Beppe Grillo capo politico. Nel 2014 il Movimento alle europee è secondo partito in Italia ed elegge 17 eurodeputati. Grillo si presenta a Strasburgo inveendo contro gli eurocrati e va raccogliendo firme per il referendum anti euro. Da euroscettico e populista, all’epoca, combina il matrimonio con il brexitaro Nigel Farage: i grillini confluiscono nel gruppo Europe of Freedom and Direct Democracy. Per tre anni, a copresiederlo assieme a Farage, c’è il grillino David Borrelli. Tiziana Beghin, che oggi guida la formazione stellata in Ue, all’epoca è la tesoriera. Nel 2017 i primi segni conclamati di schizofrenia politica del Movimento: in un totale oblio della versione euroscettica, viene tentato l’accordo con il più federalista degli eurodeputati, Guy Verhofstadt, che all’epoca capitana il gruppo liberale Alde; e che a causa delle rivolte interne al suo gruppo abbandona l’opzione. «Beppe è antieuropeo, non avrei potuto più guardarmi allo specchio se quel patto tra Verhofstadt e Grillo fosse andato in porto», dice all’epoca uno dei rivoltosi, l’eurodeputato liberale finlandese Nils Torvalds.
Il girone dei biodegradabili
Nel luglio 2019, i voti dei 14 eurodeputati grillini a favore di von der Leyen presidente sanciscono la trasformazione europeista e anticipano il passaggio dal governo Conte 1 al Conte 2. Oggi quella formazione è ridotta a un terzo, e se troverà una casa politica in Europa, visti i numeri poco determinanti, è più corretto dire che ne verrà assorbita.
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