Il muro di fuoco è caduto. Alla fine, la Cdu ha accettato di far votare le sue mozioni su come arginare l’immigrazione anche dall’estrema destra di Alice Weidel. Lanciando il dibattito politico tedesco in una pericolosa accelerazione che potrebbe portare a una normalizzazione di AfD e a una potenziale collaborazione con i cristianodemocratici anche dopo le elezioni. 

La prova del nove sarà quella del voto di domani, quando è in discussione al Bundestag una proposta di legge della Cdu che potrebbe essere approvata con Fdp e proprio AfD. In una mossa disperata, dopo l’annuncio dell’esito del voto sulla mozione, il candidato cancelliere Friedrich Merz ha proposto a Spd e Verdi di tornare a discutere sul testo per evitare di nuovo una maggioranza alternativa e “costretta”, formata da Cdu, Fdp e AfD. È un gioco del cerino per assegnarsi la responsabilità di aver permesso l’approvazione di un’iniziativa sostenuta dall’estrema destra. Dopo la sua fuga in avanti, Merz non vuole subire l’onta di essere considerato lo sdoganatore di AfD e accusa socialdemocratici ed ecologisti di non lasciargli alternative. 

Vanno in questa direzione le argomentazioni di Merz, che ha motivato la decisione di accettare il sostegno di AfD con ragioni di coscienza: «Da dopo l’attentato di Magdeburgo non posso più difendere davanti alla mia coscienza il fatto che possiamo solo prendere decisioni che prima sono state vidimate dal governo di minoranza rossoverde. Lo devo alle persone uccise negli attentati». Che la campagna elettorale tedesca fosse già nel segno dell’immigrazione era chiaro, ma l’accoltellamento di Aschaffenburg ha messo in moto un’escalation che rischia di aprire autostrade all’inclusione dell’estrema destra nell’attività politica democratica. 

Merz si è infilato con il voto di ieri in un cul de sac che rischia di compromettere la sua corsa, che sarebbe dovuta filare tranquillissima, visto l’immenso distacco sui concorrenti di cui gode la sua Cdu. Ma dopo aver annunciato di non voler guardare più a sinistra né a destra, «ma solo avanti» quando stende le sue proposte, ieri è arrivato il conto. Nel suo intervento Merz ha provato ad addolcire i toni, ribadendo che sia le mozioni presentate ieri che la proposta di legge in discussione domani riguardano istanze già presentate in passato dalla Cdu. 

Alzo zero

La complicata posizione della Cdu ha offerto l’occasione a Spd e Verdi per attaccare a testa bassa Merz: soprattutto Olaf Scholz, intervenuto all’inizio del dibattito, ha smontato sistematicamente le ambizioni del suo aspirante successore. «Nessun cancelliere federale avrebbe mai ignorato il diritto europeo» ha detto il capo del governo insistendo sulle criticità individuate nel testo della Cdu. Scholz ha anche chiamato in causa tutti i suoi predecessori che hanno segnato la storia tedesca – inclusi quelli cristianodemocratici – con cui Merz starebbe rompendo, mettendosi di fatto al fianco di Viktor Orbán.

Insomma, per minimizzare i rischi per la sicurezza interna, per il cancelliere le leggi esistenti sono sufficienti, basta applicarle: «Lei ha detto che vuole andare all in con la sua proposta, ma il cancelliere non può essere un giocatore d’azzardo» ha detto all’indirizzo di Merz, ammonendolo a non incorrere nell’«errore imperdonabile» – argomentazione ripresa anche dal verde Robert Habeck – di scendere a patti con AfD.

All’orizzonte si staglia l’ombra dell’Austria, dove i popolari stanno formando un governo con FPÖ. Scholz mette in guardia da una maggioranza neroblu che rischia fare capolino dopo le elezioni e accusa Merz di infrangere la sua promessa di non fare mai cosa comune con l’estrema destra, Habeck è ancora più perentorio: «Non voti con quelli là e non percorra questa strada che non è necessaria e non è opportuna». Giusto nel weekend decine di migliaia di persone erano scese in piazza per manifestare contro AfD, che nei sondaggi continua a galleggiare oltre il 20 per cento dei consensi.

Se nelle città gli elettori protestano contro la normalizzazione dell’estrema destra, in parlamento però Alice Weidel ha avuto quel che chiedeva. Unico neo, l’insistenza della Cdu sul fatto di votare la mozione nella sua interezza, in modo da costringere AfD ad approvare anche il passaggio in cui il partito viene stigmatizzata perché diffonde «teorie complottiste» e nutre «l’ostilità per gli stranieri». Il partito – scrive la Cdu – considera la repubblica federale una parte dell’«unione economica eurasiatica di Putin» e per il partito di Merz non è un partner ma «un avversario politico».

Weidel si porta a casa un primo successo, pur utilizzando il suo intervento per attaccare a testa bassa proprio Merz. La leader lo scorso weekend a Halle ha anche raccolto un’ulteriore benedizione di Elon Musk che, collegato all’evento elettorale AfD, ha raccomandato ai tedeschi di non concentrarsi più tanto sul passato ma essere finalmente di nuovo orgogliosi della Germania, un consiglio che ha fatto scendere i brividi lungo la schiena a tutti quelli che si sono occupati negli anni della rielaborazione della storia del regime nazionalsocialista. Ieri al Bundestag Weidel ha accusato la Cdu di copiare le proposte di AfD dopo averle affossate in passato e di fare giochi politici sulla pelle dei «morti del muro di fuoco», le vittime degli attentati. «Ciononostante, votiamo sempre provvedimenti ragionevoli», ha detto, promettendo una «Migrationswende», «svolta migratoria» brutta copia della Zeitenwende di Scholz. 

Ma la vincitrice della giornata è senz’altro lei. Basta guardare gli applausi entusiasti di AfD dopo l’approvazione della mozione Cdu. La faccia di Merz, invece, era buissima. 

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