Il mondo al contrario, descrizione concisa di cosa è andato in scena giovedì 13 marzo al Bundestag. Che, pur essendo iniziata la nuova legislatura, si è riunito nella forma che aveva prima delle elezioni: ne sono dunque ancora parte, anche se non saranno più presenti nel nuovo parlamento, il Bündnis Sahra Wagenknecht e la Fdp, che non hanno superato la soglia del 5 per cento alle ultime elezioni.

Ma lo stratagemma (già tirato in ballo di fronte alla Corte costituzionale di Karlsruhe da AfD e Linke) del Bundestag-zombie serve soprattutto a uno, cioè a Friedrich Merz. Il probabile futuro cancelliere ha infatti bisogno del vecchio parlamento per far passare la modifica costituzionale che gli serve per procedere all’apertura di due fondi speciali a debito che ha proposto al paese insieme alla Spd.

Il dibattito

Tra lui e gli stanziamenti da 500 miliardi ciascuno per difesa e infrastrutture c’è la Schuldenbremse, il freno al debito: idolo indiscusso dell’austerità degli anni merkeliani, è proprio l’allievo più dotato dell’ex ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble a raderlo al suolo, ironia della sorte. Per farlo, gli servono ancora i voti dei Verdi, essenziali per raggiungere la maggioranza qualificata dei due terzi.

Nella discussione, il partito ecologista si mostrava però ancora piuttosto critico e i parlamentari che sono intervenuti in discussione generale hanno usati toni da opposizione. Nonostante il partito miri infatti a uscire dalla situazione di stallo in cui si trova rilanciandosi con un periodo di opposizione combattiva, i Verdi sono comunque prigionieri della loro nomea di “responsabili”.

Proprio su questo punto ha provato a far leva durante il dibattito Merz, che ha rivolto nella direzione degli ecologisti una «parola di ringraziamento»: per convincerli, la strategia del cristianodemocratico è però duplice. Complimenti e offerte da un lato, richiami alla gravità della situazione dall’altro, bastone e carota.

Il tempo stringe, spiega l’aspirante cancelliere, e poi spiega che è pronto a dedicare un decimo del piano per le infrastrutture, 50 miliardi, a progetti green. Una parte delle spese per la difesa, invece, andrebbe a finire nel potenziamento dei servizi segreti esteri e della protezione civile, come da richiesta del partito di Robert Habeck. «Che altro volete?», ha chiesto impaziente Merz al gruppo parlamentare verde.

Una fretta che non è piaciuta particolarmente a una parte della Spd con cui i cristianodemocratici si sono seduti per la prima volta al tavolo delle trattative per la formazione del governo. Ma i socialdemocratici, che stanno cercando di raccogliere i frutti della loro storica collaborazione con i Verdi per portarli a più miti consigli sul voto parlamentare, sanno bene che le trattative che li porteranno a una nuova legislatura al governo sono senza alternativa.

L’esecutivo deve andare in porto, altrimenti il rischio è quello di favorire l’estrema destra: internamente, invece, la Spd sta cercando di rimettersi in piedi, ma i conflitti non accennano a placarsi e potranno esplicitarsi pienamente al congresso anticipato di giugno. Alla scadenza fissata da Merz per la formazione del governo, Pasqua, manca poco più di un mese e a stendere meticolosamente tutti i dettagli dei precisissimi contratti di governo che si usano in Germania sono pronti 256 mediatori, assegnati a 16 tavoli tematici.

Gli argomenti su cui ci sono ancora nodi da sciogliere sono parecchi: ci sono le politiche sull’immigrazione, le misure per affrontare il cambiamento climatico, ma anche la spesa per il welfare.

Il merito

Tutte questioni su cui va ancora trovata la quadra. Con la curiosa raccomandazione di «evitare selfie» durante le trattative: tradotto, evitare quel che avvenne nel 2021, quando la coalizione semaforo che nasceva nel segno del motto “Fortschritt wagen”, “Osare il progresso”, non lesinava documentazione fotografica di trattative dure ma piene di fiducia nel futuro.

Un mondo diverso, una vita fa. Oggi, invece, la maggioranza si fa ma non si dice. La nuova grande coalizione è comunque appesa – ancora – al Bundestag: se Merz non dovesse ottenere il via libera per il finanziamento dei suoi progetti, si troverebbe a inizio mandato senza la copertura finanziaria. Per altro, accusato dagli altri partiti di destra, i liberali e AfD, di essere un bugiardo.

Effettivamente, l’apertura del futuro cancelliere al debito – che la Spd corre già a intestarsi – è stata una svolta quantomeno inaspettata, viste le proposte avanzate in campagna elettorale. Un’occasione che i liberali non si sono fatti scappare: «Pratica una politica di sinistra e compie un errore storico», è l’accusa che Christian Dürr della Fdp ha rivolto a Merz.

Più pesanti ancora le parole dei deputati AfD, che da sempre hanno in Merz il loro bersaglio d’elezione: «Becchino del freno del debito» e «truffatore elettorale» sono stati solo due degli epiteti che l’estrema destra – che fino all’ultimo ha «teso la mano» alla Cdu – ha rivolto al capo dei cristianodemocratici.

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