«L'Ucraina deve continuare a poter contare sulla nostra solidarietà». Olaf Scholz, nel suo intervento al Bundestag, ha voluto ribadire che Kiev potrà continuare a contare sulla Germania anche dopo la crisi di governo che porterà a nuove elezioni il 23 febbraio. 

Il cancelliere ha però anche sottolineato che «la Germania non deve diventare parte del conflitto». Scholz ha poi ribadito, in merito alla consegna dei missili Taurus a Kiev, di essere «contrario al lancio delle nostre armi in territorio russo». L’informativa ha riguardato ovviamente anche la caduta del governo semaforo della settimana scorsa: il cancelliere porrà la questione di fiducia il prossimo 11 dicembre, il voto – con risultato prevedibilmente negativo – ci sarà il 16. 

Scholz ha provato a rilanciarsi – in giornata sono usciti diversi retroscena su malumori socialdemocratici rispetto alla sua ricandidatura –come statista difendendo i risultati del lavoro della sua coalizione: «L’inflazione è stata combattuta con successo. La crisi energetica è stata superata e il settore lavorativo a basso salario si è ridotto notevolmente». 

Non sono mancate le rivendicazioni, soprattutto nei confronti dei liberali. Scholz ha sottolineato di non volersi trovare, anche in futuro, in una situazione “entweder-oder”, un’espressione che indica un’alternativa senza compromesso possibile. Non si deve dover scegliere tra il sostegno all’Ucraina o il finanziamento del welfare state, insomma, sostiene Scholz. Subito dopo la Spd ha lanciato sui social quella che è ufficialmente la prima campagna nella corsa alla cancelleria: una serie di slogan che si basano sulla parola “Und”, “e”, contrapposta appunto alle alternative “entweder-oder”.

Rivendicazioni

Il riferimento alla rigidità sui conti è una critica neanche troppo sottile alla linea intransigente di Lindner, non disposto a tollerare trasgressioni al freno al bilancio. L’ex ministro delle Finanze ha replicato subito dopo, spiegando che i 15 miliardi di debito addizionale che il cancelliere gli aveva chiesto di autorizzare sottoscrivendo lo stato d’emergenza erano soltanto una provocazione per portare la coalizione a un fallimento pilotato. «Meglio comunque la rottura della coalizione che l’infrazione della Costituzione» ha chiuso Lindner, facendo riferimento al pareggio di bilancio iscritto nella legge fondamentale. 

Il cancelliere ha anche tastato il terreno per quanto riguarda la collaborazione con la Cdu per alcuni dossier che Spd e Verdi vorrebbero portare a casa prima del voto. Una collaborazione a cui il capo dei cristianodemocratici Friedrich Merz, avversario ma comunque sponda conservatrice su alcuni progetti condivisi, non ha chiuso. Anzi: si è mostrato molto disponibile per portare per esempio a dama un provvedimento come quello per rafforzare la protezione della Corte costituzionale per tutelarla da eventuali attacchi populisti. Merz, che ha giudicato «indegno» il comportamento di Scholz di fronte alla rottura della coalizione, ha offerto una sponda per determinati argomenti su cui «c’è un accordo nel merito» tra Spd, Cdu e Verdi, «per evitare che ci possano essere maggioranze con AfD». 

Collaborazioni

Il capo dell’opposizione ha dedicato ampio spazio all’estrema destra. Da tempo tra le righe degli editoriali si legge perplessità sull’atteggiamento di Merz nei confronti di AfD e il favorito alla cancelleria ha colto l’occasione di un discorso pubblico così attenzionato per attaccare frontalmente l’estrema destra ed escludere qualsiasi tipo di collaborazione con la Cdu. È necessario per togliere di mezzo qualsiasi appiglio in vista della campagna elettorale, dove una debolezza nei confronti dell’estrema destra lo renderebbe attaccabile. Merz si è rivolto un paio di volte direttamente ai deputati in risposta a grida e polemiche in arrivo dal gruppo parlamentare: «Con questi toni, vi aspettate di collaborare con noi?» E ancora: «Non esiste nessuno scenario in cui il mio e il vostro partito possano lavorare insieme». 

Poi si è posto in contrapposizione anche con la Fdp, che pure si muove su un bacino adiacente, in parte sovrapponibile, di elettori. Lindner, da parte sua, non ha esitato ad approvare visibilmente alcune parole di Merz: dal suo punto di vista l’accordo post elettorale tra cristianodemocratici e liberali è già cosa fatta. Sempre che la Fdp superi la soglia di sbarramento. 

Aggressiva come da aspettative la replica di Alice Weidel di AfD, che dal centro del Bundestag ha lanciato il suo programma elettorale, perfettamente in linea con l’estrema destra continentale: chiusura delle frontiere, taglio delle sovvenzioni ai richiedenti asilo e uscita dal meccanismo europeo di ripartizione dei migranti, rientro nel nucleare e addio a tutti gli incentivi green oltre al capovolgimento di una serie di obiettivi del semaforo, dalla cannabis legalizzata alla legge di autodeterminazione, che semplifica la modifica del proprio genere all’anagrafe. In un’espressione, il «piano per il futuro» che inaugura la campagna elettorale dell’estrema destra, oggi quotata intorno al 17 per cento, secondo partito.

Gli attacchi più forti sono tutti a danno del principale concorrente: Merz agli occhi di Weidel è uno «Scholz di ricambio», la Cdu un partito di collaborazionisti che ha prodotto «la miglior cancelliera verde di tutti i tempi». Il riferimento è alle iniziative green di Angela Merkel, e alla sua «madre di tutti i peccati» nei confronti della Germania, l’apertura delle frontiere nel 2015. Ma l’accusa di fondo è ovviamente una soltanto, quella di mancata collaborazione. «Signor Merz, lei non vuole il cambiamento politico e si nasconde dietro al suo muro di fuoco». Sarà una campagna elettorale infuocata. 

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