Il caso Vannacci? La Lega fa finta che non esista, mentre il Rassemblement National fa l’esatto contrario. Per Jordan Bardella e la delegazione francese, la nomina del generale come vice dei Patrioti è problematica
Il caso Vannacci? La Lega fa finta che non esista, il Rassemblement national fa l’esatto opposto. «Dobbiamo continuare a discuterne. Ne dovevamo parlare nella riunione ristretta di questo pomeriggio, ma il generale è arrivato in ritardo», dice Jean-Paul Garraud, il capodelegazione del Rassemblement national all’Europarlamento.
Il caso nasce dalla nomina di Roberto Vannacci tra i vicepresidenti del gruppo di estrema destra “Patrioti per l’Europa”, che è avvenuta l’8 luglio, quando il gruppo è stato costituito. A stretto giro, da Parigi sono cominciate le increspature: quel nome infilato da Matteo Salvini come premio per il suo porta-preferenze era lo stesso dal quale Jordan Bardella pochi mesi prima aveva preso le distanze.
In passato, quando gli si chiedeva conto delle dichiarazioni omofobe del generale, lui prendeva le distanze aggiungendo: «Non conosco questo signore». Ora Bardella – non essendogli riuscita l’operazione da premier – è presidente del gruppo dei Patrioti. E quanto a lungo poteva far finta di non conoscere il suo vice?
Le discrepanze Rn-Lega
Ad appena una settimana dal lancio ufficiale dei Patrioti – la riedizione ampliata di Identità e democrazia lanciata sotto la regia di Marine Le Pen e la propaganda di Viktor Orbán – il gruppo all’Europarlamento è già alle prese con il primo pasticcio. Porta il nome, anzi la nomina, del generale. Per la Lega il caso non esiste: Vannacci è e resterà vicepresidente. Per l’eurodeputata leghista Susanna Ceccardi c’è di più: «Abbiamo pure approvato il verbale delle nomine – ha detto questo lunedì uscendo dalla riunione di gruppo dei Patrioti – e nessuno, neppure Bardella, ha avuto alcunché da ridire».
La versione di Bardella è decisamente diversa. Il delfino di Marine Le Pen è arrivato poco dopo le sedici alla riunione del bureau, quella che precedeva l’incontro di gruppo, e interrogato da Domani su come sarebbe andato a finire il caso della nomina di Vannacci, non ha negato che il problema ci fosse, anzi: «Stiamo appunto per discuterne», ha risposto infilandosi nella riunione. Ne è uscito cupo, evitando di confermare o rinnegare la vicepresidenza di Vannacci e garantendo: «Su questo arriveranno mie comunicazioni».
Cosa è successo nel frattempo? Garraud aiuta a unire i punti: «Al bureau abbiamo iniziato a parlarne, ma poco, perché pare che il generale fosse rimasto bloccato nel traffico, e quando è arrivato, in ritardo, dovevamo scappare alla riunione allargata di gruppo». Lì c’era altro a cui pensare, in particolare i voti di questa settimana sugli incarichi per l’Europarlamento: i Patrioti hanno cercato un dialogo con Roberta Metsola.
E mentre si preparano a proporre un nome ceco e uno francese (l’ex, controverso, capo di Frontex Fabrice Leggeri) come vicepresidenti d’aula, nella speranza di sfondare il cordone sanitario, intanto i Patrioti già inciampano sull’aleatorio cordino francese contro Vannacci. A pochi giorni dalla nomina del generale come vice, c’era già qualche deputato Rn pronto a dichiarare all’Afp che la nomina era da rivedere.
Vannacci sfugge
Il punto è che per il Rassemblement in cerca di normalizzazione il caso del generale può diventare una grana con l’opinione pubblica francese, dunque per Bardella e Garraud il caso esiste, e promettono che la storia non finisce qui. Le altre delegazioni schivano la questione: «Per noi non è un tema», dice il volto di punta di Vox in Ue, Jorge Buxadé Villalba; e altri, dagli ungheresi agli austriaci, pure evitano di entrare nel merito.
In tutto questo il generale che fa? «Sono tranquillo», dice. Spesso è tranquillo altrove: l’8 luglio, giorno della sua nomina, non c’era. «Impegni improrogabili in Italia», dice lui ora. Questo lunedì, quando doveva presentarsi al bureau, lo ha fatto in ritardo, così che si è offerta l’occasione per rinviare la questione. Certo, il caso stavolta non è l’assenteismo, né i ritardi; ma vale come corollario.
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