- Tra Roma e Bruxelles c’è chi crede che due disperazioni messe insieme possano fare una speranza. I Verdi europei sono stanchi da tempo di non trovare in Italia una sponda elettorale adeguata, e i Cinque stelle a livello europeo sono ridotti a un pugno dopo defezioni, scissioni, e la ricerca vana di una casa politica.
- Tutto questo basterà davvero a fare di Giuseppe Conte un leader ambientalista, e del suo Movimento la nuova componente del gruppo verde in Europa? «Il momento delle decisioni è questo», come dice a Domani Philippe Lamberts, che guida i Greens all’Europarlamento.
- Questo martedì Conte ha costruito un tour europeo con la stessa abilità con la quale in politica ha cambiato giacche: la sua campagna d’Europa è fatta apposta per cucirgli addosso l’immagine del momento, quella di leader di punta dell’opposizione, sociale e ambientalista.
Tra Roma e Bruxelles c’è chi crede che due disperazioni messe insieme possano fare una speranza. I Verdi europei sono stanchi da tempo di non trovare in Italia una sponda elettorale adeguata, e i Cinque stelle a livello europeo sono ridotti ai minimi termini dopo defezioni, scissioni, e la ricerca vana di una casa politica. Tutto questo basterà davvero a fare di Giuseppe Conte un leader ambientalista, e del suo Movimento la nuova componente del gruppo verde in Europa? «Non posso annunciare che i Cinque stelle entreranno nei Verdi europei perché dovrà essere il mio gruppo a formalizzarlo», dice Philippe Lamberts, che guida i Greens all’Europarlamento. «Ma una cosa posso dirla: le interlocuzioni vanno avanti da molto, e il momento di decidere è questo». Bruxelles è proiettata sulle europee 2024. Questione di giorni, quindi? «Entro un paio di mesi», pronostica Lamberts, che tiene le fila dei rapporti. Giuseppe Conte ha costruito un tour europeo con la stessa abilità con la quale in politica ha cambiato giacche: la sua campagna d’Europa è fatta apposta per cucirgli addosso l’immagine del momento, quella di leader di punta dell’opposizione, sociale e ambientalista.
L’agenda Conte ter
Ognuno dei suoi incontri disegna un tratto: quello con Ursula von der Leyen, eletta presidente della Commissione Ue con il contributo cruciale dei grillini, serve a ricordare che i Cinque stelle sanno essere una forza di governo europeista. Non a caso uno dei primi gesti che Conte ha svolto al suo arrivo a Bruxelles è stato il saluto a Roberto Cuillo, il portavoce di David Sassoli che è stato regista dell’operazione. Ai tempi dei negoziati di Next Generation EU, Sassoli e Conte si sentivano quasi tutti i giorni; una veste che il leader Cinque stelle rispolvera con soddisfazione. «Con von der Leyen ci siamo confrontati sul patto di stabilità e crescita: ben vengano tutti i margini di flessibilità», le parole di Conte dopo l’incontro con la presidente. E ancora: «Bisogna recuperare meccanismi di indebitamento all’insegna della solidarietà». La stretta di mano con il commissario Ue al lavoro è servita poi a sgranare il rosario di «salario minimo, reddito di cittadinanza», e a ricordare che è il Movimento, non il Pd, il partito del lavoro. Dallo staff del commissario Nicolas Schmit riferiscono che «nel breve incontro di cortesia i due hanno discusso di mercato del lavoro e temi sociali, inclusi salario e reddito minimi». Al di là dei grandi nomi, il punto forte della campagna europea di Conte resta l’incontro con il bureau dei Verdi, «un ampio confronto di un paio d’ore», come racconta lui stesso. Il «confronto» è servito a sviscerare i dubbi in vista di un ingresso dei grillini nel gruppo dei Verdi europei. «E il buongiorno c’è», secondo il leader stellato. A suo dire, il punto non è trovare una casa europea a ogni costo. Ed è chiara la sua scommessa: sbandierare la causa ambientalista in Italia. Anche in questo caso, come già con l’elezione di von der Leyen, una mossa europea determinerà ricadute a Roma. E l’etichetta dei Verdi europei non è cosa da poco, anzi.
Punti di incontro
La ricerca di una casa politica europea da parte dei Cinque stelle, e quella di un polo d’elezione in Italia da parte dei Verdi europei, hanno qualcosa in comune: mille peregrinazioni mai andate a segno. Ecco perché il primo punto d’incontro tra le due forze è il fallimento reciproco. Dei 14 eurodeputati grillini eletti alle scorse europee, restano oggi sei contiani, a cominciare da Tiziana Beghin e Fabio Massimo Castaldo che questo martedì hanno accompagnato Conte nei suoi incontri. Nel 2014 Beppe Grillo aveva combinato il matrimonio con il gruppo di Nigel Farage, l’Efdd, di cui Beghin era tesoriera. Tre anni dopo, in un totale oblio della versione euroscettica, era stato tentato l’accordo con il più federalista degli eurodeputati, Guy Verhofstadt, ma le rivolte interne ai liberali hanno fatto saltare il piano. Nel 2019 è stato proprio Lamberts dei Verdi a respingere l’ipotesi di un avvicinamento dei grillini ai Greens: li ha bollati come «indemocratici» mentre il suo gruppo è andato in subbuglio. Fino alle elezioni di metà mandato dell’Europarlamento, a gennaio 2022, pare imminente l’ingresso dei grillini nel gruppo socialdemocratico; che poi deflagra, con la mancata rielezione di Castaldo alla vicepresidenza. La scorsa settimana i Cinque stelle hanno sostenuto la candidata verde, quando si è trattato di rimpiazzare Eva Kaili, e non il socialista Marc Angel. Un segno della nuova via. Lamberts oggi digerisce l’unione, anche perché i suoi innamoramenti recenti si sono risolti in delusioni: a novembre 2021 il capogruppo green raccontava a Domani che per lui Elly Schlein era la leader ideale di una forza verde in Italia. Al momento lei corre nel Pd.
Test di compatibilità
«Non possiamo fermare l’ingresso nel gruppo ma metteremo il veto a quello nel partito verde europeo», tuona Angelo Bonelli di Europa Verde. Pare che Conte non l’abbia degnato neppure di una telefonata, mentre Lamberts tira dritto nonostante «la mia diffidenza per le incoerenze contiane: ah, ma a breve renderemo pubblico agli eurodeputati il nostro dossier sui Cinque stelle». Eleonora Evi, coportavoce con Bonelli, ex grillina e poi transfuga nei verdi, è pronta a scommettere che almeno qualche verde tedesco maldigerirà i contiani. Ma la battaglia per ora è poco più che solitaria: gli altri eurodeputati che erano fuggiti da Di Maio per entrare nei verdi, come Ignazio Corrao, non vedono l’ora che «il cerchio si chiuda» con la conversione verde del Movimento.
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