Gli alleati di Meloni usano Lampedusa per predicare solidarietà zero in vista del voto polacco di ottobre. Ma si scopre che spacciavano visti in cambio di mazzette. Reagiscono con sparate anti Bruxelles e repressione del dissenso. Imporranno anche un filmato prima della visione del film sui rifugiati
Kinga Gajewska non poteva certo apparire pericolosa, alla polizia polacca che se l’è trascinata via: una giovane donna armata solo di un megafono. Il fatto è che Gajewska, deputata di opposizione, ha osato andare a dire, con quel megafono, durante un comizio del premier Mateusz Morawiecki, che il governo polacco alleato di Giorgia Meloni – lo stesso che inveisce contro i contrabbandieri di migranti – è coinvolto nel più gran scandalo dei tempi recenti. «Afera wizowa»: lo scandalo dei visti. Visti per entrare nell’Unione europea, concessi in cambio di mazzette.
Ma come, non è il Pis polacco, a prendersela con Bruxelles a colpi di risoluzioni sostenendo che l’Ue è troppo indulgente coi migranti? E non erano gli alleati di Meloni, quelli che ce l’hanno con i ricollocamenti e che innalzano muri? Benvenuti a Varsavia: qui, proprio come a Roma, per la destra al potere le contraddizioni tra propaganda e realtà sono una ricorrenza quotidiana.
A volte le propagande stridono fra loro, come quando Meloni esibiva l’accordo in Consiglio Ue sul patto migrazioni, e il premier polacco lo contestava. Il fatto è che gli ultraconservatori – nazionalisti per definizione – perseguono anzitutto i propri obiettivi, si tratti di sbloccare i fondi europei o di infiammare la campagna per il voto polacco del 15 ottobre.
La finta Bollywood
La commissaria europea agli Affari interni, Ylva Johansson, ha dovuto spedire una lettera al governo polacco, ed esige risposta entro il 3 ottobre. Il governo Scholz pure ha bussato all’indirizzo di Morawiecki, il premier del Pis, per avere spiegazioni. Lo scandalo è stato rivelato dai media polacchi perché le autorità anticorruzione polacche avevano informato la procura, che si è messa a indagare. Pur essendosi svolta in Polonia, la vicenda incide su tutta l’Ue: un visto di quel tipo vale per tutta l’area Schengen.
Il ministero degli Affari esteri di Varsavia, usando come proprie diramazioni gli uffici consolari, ha venduto illegalmente dal 2021 circa 250mila visti in cambio di tangenti di circa 4500 euro ognuna. Il principale facilitatore di tutta questa operazione porta il nome di Piotr Wawrzyk, che da uomo del Pis e viceministro degli Esteri ha imbastito la rete per il contrabbando dei visti. L’ingresso prezzolato di persone provenienti dall’Africa e dal sud est asiatico – dirette in Ue oppure da qui verso gli Usa – comportava anche versioni taroccate della loro identità: tra i casi che più hanno colpito l’opinione pubblica polacca c’è quello delle finte troupe di Bollywood.
Elezioni e contraddizioni
A scandalo deflagrato, Wawrzyk ha dovuto dimettersi dai ruoli di partito e di governo, ed è stato ospedalizzato per tentato suicidio. Nonostante il numero di funzionari governativi coinvolti nel caso tangenti, l’esecutivo a guida Pis ha provato a mettere la vicenda sotto silenzio, evitando di comunicare e cancellando le pagine degli indagati dai siti ufficiali.
Viceversa, gli ultraconservatori alleati di Meloni sono rumorosissimi su Lampedusa, che hanno infilato anche nei loro spot elettorali per gonfiare la loro propaganda anti migranti. Oltre alle politiche, per il 15 ottobre il Pis ha già previsto anche referendum aizza-popolo sull’immigrazione.
Sia perché è funzionale a questa propaganda, sia per fare pressione su Bruxelles e sbloccare fondi, il Pis da tempo attacca il nuovo piano migrazioni e ogni velleità di ricollocamento; il che si traduce in solidarietà zero verso l’Italia.
Gli attacchi del governo polacco si rivolgono tanto contro l’Ue quanto contro chi in patria prova a raccontare le cose come stanno. Contro Bruxelles, i deputati di destra hanno approvato in settimana una risoluzione. Contro chi osa denunciare, come la regista Agnieszka Holland premiata a Venezia con il film Green Border sulle violenze polacche al confine con la Bielorussia, si scagliano i ministri più destrorsi, come Zbigniew Ziobro. E il governo imporrà pure la visione di un filmato preventivo che dovrà precedere la visione di Green Border nelle sale polacche, per accusare il film di falsità. Il re è nudo, e in vista del voto è pure molto agitato.
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