- «Venendo da voi – ha detto ai suoi supporter Donald Tusk – ho scoperto che l'ufficio del procuratore ha avviato un'altra indagine contro di me».
- La procura di Varsavia lancia l’attacco giudiziario contro il leader dell’opposizione, per «abuso di potere». Perché questa storia è così importante anche per noi? Anzitutto perché le imminenti elezioni d’autunno in Polonia determineranno nuovi equilibri in Ue. Al momento il partito di Tusk è nel Ppe, mentre al governo c’è il Pis alleato di Meloni.
- Perché la procura indaga? Quali saranno i riflessi europei? E quali le ricadute interne, con la figura del sindaco di Varsavia Rafał Trzaskowski che finora ha accettato di finire in secondo piano rispetto a Tusk? Storia e analisi.
«Venendo da voi – ha detto ai suoi supporter di Tarnobrzeg il leader dell’opposizione Donald Tusk – ho scoperto che l'ufficio del procuratore ha avviato un'altra indagine contro di me. Hanno una gamma completa di possibilità per stuzzicare l'opposizione».
La procura di Varsavia ha effettivamente avviato le indagini sull’ex presidente del Consiglio europeo: nelle carte datate 11 aprile è accusato di «abuso di potere».
L’opposizione polacca denuncia l’uso politico degli attacchi giudiziari, e in effetti porsi il tema è fondato: da anni l’erosione dello stato di diritto in Polonia è sotto gli occhi dell’Ue, e questa erosione era cominciata proprio dall’attacco all’indipendenza dei giudici. «Hanno tirato fuori il coltello dalla borsa», dice Jan Grabiec, portavoce del partito di Tusk, che se la prende con «la procura del Pis».
Una questione europea
Perché le indagini dovrebbero interessarci? Per almeno tre buoni motivi.
Anzitutto, Tusk è la figura di punta con la quale l’opposizione polacca punta a scalfire l’egemonia degli ultraconservatori polacchi (Pis) al governo. Dopo essere stato presidente del Partito popolare europeo, nel 2021 Tusk ha deciso di tornare alla politica nazionale, di riprendere le redini del suo partito Platforma Obywatelska (Piattaforma civica) e di provare a coalizzare l’opposizione – sotto la bandiera europeista – contro la destra di governo, in vista del voto di autunno.
Inoltre, le elezioni polacche d’autunno determineranno nuovi equilibri a livello europeo: al momento Piattaforma civica fa parte della famiglia popolare europea, e si tratta pure di una delle delegazioni più cospicue. Il Pis – guidato da Jarosław Kaczyński e del quale fa parte anche l’attuale premier Mateusz Morawiecki – fa parte invece dei Conservatori europei, le cui presidenze sono ora in mano a Fratelli d’Italia: Giorgia Meloni presiede il partito, Nicola Procaccini il gruppo assieme al polacco Ryszard Legutko.
Qualsiasi variazione di equilibrio in Polonia determina a cascata riflessi in Europa, tanto più che proprio il “dilemma polacco” – cioè la attuale incompatibilità tra Platforma e Pis – gioca un ruolo nello scenario di alleanza tra Meloni e il Ppe.
Le indagini
Vediamo allora con quali motivazioni la procura di Varsavia punta il dito contro Donald Tusk. Tutto comincia con uno scandalo intercettazioni: tra il 2013 e il 2014 (quindi durante il governo Tusk 2) svariati politici e funzionari dell’establishment – circa un centinaio – sono stati intercettati illegalmente. Tra gli spiati, l’allora ministro degli Esteri e oggi eurodeputato Radosław Sikorski, anche lui di Piattaforma civica. Le registrazioni sono state effettuate in due ristoranti, e dopo anni è emerso che a commissionarle era stato il ricco imprenditore Marek Falenta, che è stato condannato a due anni e mezzo di carcere e che un’inchiesta giornalistica del 2018 associa ai servizi russi.
Platforma lo descrive come «un criminale che ha compiuto intercettazioni illecite sul governo polacco, che ha importato carbone dalla Russia e con contatti con agenti russi». Oggi Falenta è il grande accusatore di Tusk, ed è a partire dalle sue accuse che si è scatenata l’indagine contro il leader dell’opposizione.
La procura indaga ora per «abuso di poteri di un funzionari pubblico» – Tusk che all’epoca dei fatti dell’inchiesta e cioè nel 2014 era premier – «al fine di ottenere vantaggi finanziari». Donald Tusk avrebbe in particolare abusato dei suoi poteri per forzare la cessazione di importazioni di carbone dalla Russia, e l’accusatore Falenta punta il dito sulle interferenze nella «libertà di affari».
La sfida dietro le quinte
Rafał Trzaskowski ha espresso vicinanza a Tusk, e questo è politicamente rilevante. Trzaskowski non è infatti soltanto il sindaco di Varsavia e l’attuale numero due di Piattaforma civica. Era anche il leader in pectore prima che l’ex presidente del Consiglio europeo tornasse nell’agone nazionale, ed era stato anche lo sfidante delle scorse presidenziali – estate 2020 – contro il nome del Pis, poi eletto, Andrzej Duda. Mentre Duda – oggi pontiere con Washington – conduceva la sua campagna omofoba, il sindaco di Varsavia incarnava invece un approccio più liberale.
Con il ritorno di Tusk, la leadership del sindaco è finita in secondo piano, ma nel Pis c’è chi vocifera che potrebbe essere Trzaskowski il futuro leader dell’opposizione, e tra gli eurodeputati polacchi conservatori c’è pure chi fuori microfono scommette che sia un nome più ben visto da Washington.
Fatto sta che gli attacchi giudiziari a Tusk sono anche un colpo alla solidità della sua leadership. Rafał Trzaskowski finora ha accettato di finire in secondo piano. Gli sviluppi sono da monitorare. Intanto il grande alleato di Giorgia Meloni, il premier del Pis Mateusz Morawiecki, esulta: «Vorrei solo sottolineare che parecchie persone del giro di Tusk hanno seri problemi con la legge e sono accusati di corruzione».
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