L’eterno oppositore di Merkel aveva fatto suo il partito dopo la sconfitta di Armin Laschet nel 2021. Ora il partito in vantaggio nei sondaggi si unisce intorno a lui e anche il bavarese Söder si fa da parte
La Cdu ha trovato il suo nome e ora la via verso la cancelleria sembra davvero spianata. Parliamo di Friedrich Merz, che martedì ha ricevuto la sua investitura ufficiale, a quasi un anno tondo dalle prossime elezioni federali del 2025. Ad incoronarlo sono stati i passi indietro dei due principali concorrenti: Hendrik Wüst, governatore della Renania settentrionale-Westfalia, e Markus Söder, appena rieletto ministropresidente della Baviera.
Mentre Wüst ha ancora meno di 50 anni e può senz’altro aspettare il suo momento di gloria sul palcoscenico della politica federale, Söder nelle ultime settimane aveva alzato i toni nelle critiche alle politiche governative spostando pericolosamente la linea del partito bavarese (e del gemello cristianodemocratico di Berlino) a destra, in zona AfD. Martedì mattina però, in una conferenza stampa congiunta, i due capi di partito hanno annunciato la soluzione della cosiddetta K-Frage, la domanda del candidato cancelliere: «Lo fa Merz, e per me va bene così» ha detto Söder. Improbabile che abbia davvero messo da parte le sue ambizioni senza fare una piega, anche perché il suo consenso e la sua notorietà, indubbiamente, ce l’ha. Lo dimostra anche un sondaggio commissionato dal quotidiano Tagesspiegel a Civey: per il 30 per cento degli elettori di centrodestra a correre dovrebbe essere il Söder, mentre preferisce Merz il 25 per cento. Il 35 per cento, invece, è ancora indeciso. Ora, dovrà familiarizzare con il nuovo candidato. Ma era essenziale per la Cdu presentarsi unita: Wüst garantisce il sostegno della comunità regionale cristianodemocratica più grande del paese, peraltro quella di Merz stesso, ma da Söder dipende la certezza che non si ripeta lo stillicidio del 2021, quando la lunga trattativa su chi dovesse correre contro Scholz aveva indebolito Armin Laschet, sconfitto poi dalla Spd. La conferenza stampa di martedì aveva come unico scopo proprio quello di offrire la rappresentazione plastica di un sostegno incondizionato.
Occhio alle elezioni
A questo punto i cristianodemocratici hanno tutte le carte in regola per arrivare favoriti alle elezioni: Merz però dovrà imparare a mostrarsi pronto a prendere in mano le redini del paese. Nonostante la sua lunga carriera politica, che conta tre sconfitte nella sfida alla presidenza del partito, non ha mai ricoperto un ruolo di governo, neanche a livello regionale.
Lo stesso vale per il suo partito: la Cdu sta facendo un buon lavoro di opposizione alla maggioranza, mancano però le idee alternative da proporre nel programma elettorale. Restano anche dei dubbi da sciogliere, a partire della posizione del partito sull’immigrazione, anche se Merz ha già detto che non vuole che sia l’immigrazione a dominare la campagna elettorale. L’ombra di AfD si allunga minacciosa. La Fdp la punzecchia anche sulla questione del freno al debito, che si sta rivelando un ostacolo sempre più rilevante per i piani di investimento dei governi: la Cdu manterrà la linea austera? E ancora, servono rassicurazioni sulla linea in termini di politica estera e sulle intenzioni in termini di transizione ecologica, visto che i voti del potente settore dell’automotive possono fare la differenza. Non ultima, la questione delle alleanze: i liberali, ridotti ormai all’ombra di loro stessi, rischiano di non rientrare in parlamento e sono fuori dalla rosa. Si potrebbe ragionare su una grande coalizione, ma andrebbero ridefiniti gli equilibri tra la Spd e una Cdu che negli ultimi mesi si è spostata molto a destra. O ancora i Verdi: attualmente la dirigenza dei cristianodemocratici preferirebbe loro, ma non è detto che il connubio possa effettivamente andare in porto, soprattutto se la Cdu non definisce più chiaramente le proprie intenzioni in termini di politiche green.
Sullo sfondo, poi, c’è sempre AfD. L’estrema destra sta collezionando risultati da capogiro nelle regionali a est e anche a livello nazionale viene rilevata dai sondaggi tra il 16 e il 18 per cento. L’agenda che è riuscita a dettare negli ultimi anni ha provocato lo scivolamento a destra della Cdu, che sta cercando di trattenere il proprio elettorato per non perderlo a favore del partito di Alice Weidel. Ma bisognerà tenerne conto a fine 2025: Merz, per il momento, ha di nuovo allontanato da sé la suggestione di un’alleanza con AfD in Turingia. «Significherebbe vendere l’anima del partito» ha risposto il leader della Cdu. All’interno del suo partito, a dire il vero, qualcuno aveva già aperto a consultazioni con gli estremisti ed è capitato che a livello locale i due partiti abbiano collaborato. Un anno è lungo, sta a Merz non mostrarsi cedevole.
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