- Facce lunghe alla Cdu di Charlottenburg, anche se i militanti continuano a sperare: di fronte al pareggio degli exit poll tutti si affrettano a dire che la corsa non è ancora conclusa.
- Gli iscritti sperano ancora in una coalizione Giamaica con Verdi e liberali, ma c’è delusione nell’aria per una corsa che sembrava già decisa un anno fa e ora rischia di sfumare.
- Tutti stimano Laschet, ma più di qualcuno è dubbioso sulla sua capacità allargare il partito, soprattutto ai più giovani.
All’uscita delle prime proiezioni, le facce al ristorante dove la sezione di Charlottenburg della Cdu berlinese aspetta l’esito delle elezioni si contraggono in una smorfia.
Una signora con una collana di perle scuote la testa, un bambino vestito da cerimonia guarda con preoccupazione il padre che storce la bocca. Un pensionato in camicia a quadri trae l’unica conclusione possibile: «Adesso posso ubriacarmi».
Il risultato che vede la Cdu appaiata alla Spd e in calo netto rispetto al passato avvera i timori più seri del partito: quello che possa esserci una sconfitta della formazione che ha governato il paese per gli ultimi sedici anni.
L’unico applauso si leva nel momento in cui le proiezioni escludono che una coalizione tra Spd, Verdi e Linke possa raggiungere la maggioranza. Presto la diretta perde interesse e si formano gruppetti di militanti che discutono, giusto il tempo di qualche sorso da bicchieri preparati per un brindisi che non c’è mai stato, poi tutti si rivolgono al buffet.
Gli iscritti tornano a riunirsi davanti alla televisione solo quando Armin Laschet ringrazia gli elettori nella sua prima dichiarazione dopo il voto. Partono gli applausi, qualcuno si asciuga una lacrima. Laschet dice che non si può essere soddisfatti del risultato, qualcuno dice «sì, vero». Altri applausi.
Ma i militanti cercano di recuperare la fiducia il prima possibile: «Sarà una notte lunga, siamo ancora alle proiezioni. Nelle ultime settimane Armin Laschet ha alzato il ritmo e penso che questo si veda dal suo recupero», dice un ricercatore trentenne della Konrad-Adenauer-Stiftung, la fondazione vicina al partito.
Da quando aveva sedici anni è attivo nel partito, e non crede che la corsa di Laschet si fermi qui. «La nostra speranza è ancora che si concretizzi la coalizione Giamaica insieme a Verdi e liberali. Sapevamo che sarebbe stata una campagna elettorale difficile, esattamente come la formazione di un governo quando ci saranno i risultati definitivi».
Angela Merkel probabilmente terrà il prossimo discorso di capodanno: le trattative tra i partiti non saranno facili è ormai cosa nota. Anche Kevin Steuer, membro della dirigenza di sezione, 28 anni e membro dai 18, è convinto che il suo partito possa ancora conservare la guida del governo: «La corsa non è ancora chiusa, dobbiamo aspettare i conteggi. Certo è una delusione, è il nostro risultato peggiore di sempre».
Che la Germania sia stanca della Cdu? «No, è una questione di persone ma anche di contenuti, e sicuramente Laschet può essere un cancelliere che tiene unito il paese».
Magari potrà tenere unito il paese, ma il suo partito non l’ha sostenuto abbastanza. Almeno secondo Ben Nammos, diciottenne vicepresidente della Unione degli studenti, una delle associazioni giovanili della Cdu, che oggi ha votato per la prima volta.
«Dovevano puntare molto prima sul partito, coinvolgere più persone della dirigenza». Nammos ammette anche che effettivamente forse Laschet è un uomo vecchio e bianco e che «forse parla agli elettori della Renania, ma molto meno ai giovani berlinesi. Per esempio, nessuno ha capito che anche la Cdu si impegna per la lotta al cambiamento climatico».
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