- La crisi dei prezzi e la chiusura dei rubinetti di Nord Stream 1 da parte della Russia provocano fibrillazioni in Italia e in Europa. Tra gli effetti c’è quello di portare allo scoperto la vera attitudine del leader leghista verso il Cremlino: «Le sanzioni vanno ripensate», martella in queste ore Matteo Salvini, mentre il suo sodale Viktor Orbán vola a Mosca.
- Tra le istituzioni europee, che si sono decise troppo tardi a contemplare interventi sul mercato e sui prezzi, è partito lo scaricabarile: il presidente del Consiglio europeo Charles Michel dà le responsabilità alla Commissione europea. Tutte le fragilità e le tensioni vengono allo scoperto.
- In questo contesto, prova a svolgere un ruolo riequilibratore il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. A Cernobbio lancia un messaggio che parla di Europa, ma è rivolto soprattutto alla classe politica italiana.
La crisi dei prezzi e la chiusura dei rubinetti di Nord Stream 1 da parte della Russia provocano fibrillazioni in Italia e in Europa. Tra gli effetti c’è quello di portare allo scoperto la vera attitudine del leader leghista verso il Cremlino: «Le sanzioni vanno ripensate», martella in queste ore Matteo Salvini, mentre il suo sodale Viktor Orbán vola a Mosca. Tra le istituzioni europee, che si sono decise troppo tardi a contemplare interventi sul mercato e sui prezzi, è partito lo scaricabarile: il presidente del Consiglio europeo Charles Michel dà le responsabilità alla Commissione europea. Tutte le fragilità e le tensioni vengono allo scoperto. In questo contesto, prova a svolgere un ruolo riequilibratore il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. A Cernobbio lancia un messaggio che parla di Europa, ma è rivolto soprattutto alla classe politica italiana.
A che punto è la crisi
Ci sono due fattori, legati fra loro: la disponibilità di gas, e i prezzi. Come osserva l’Istituto Bruegel, focalizzarsi solo sui prezzi in questa fase è intempestivo, visto che adesso l’Europa deve far fronte a uno «scenario a gas zero», cioè senza arrivi di metano russo. Da un anno nelle sedi europee si discute dell’impennata dei prezzi del gas, e solo negli ultimi giorni – quando già la Russia aveva ridotto le forniture – Berlino e di riflesso Bruxelles hanno aperto all’ipotesi di toccare il mercato dell’energia elettrica. In vista del Consiglio Ue del 9 settembre, giovedì è trapelata una prima proposta della Commissione, per limitare i prezzi delle fonti di energia elettrica diverse dal metano. Il giorno seguente, mentre il G7 trovava un accordo sul tetto ai prezzi del petrolio, Ursula von der Leyen si è decisa a ventilare il tetto ai prezzi del gas importato da Mosca, proposta che il governo italiano ha spinto invano per mesi. La svolta di Bruxelles è arrivata poco prima che la Russia annunciasse però la chiusura a tempo indefinito di Nord Stream 1. Da venerdì è assodato ciò che la Germania temeva: il gasdotto, le cui forniture erano già ridotte e altalenanti, non spinge più gas verso l’Europa, e chissà se tornerà a farlo.
Putin, Orbán e Salvini
I governi europei più vicini al Cremlino reagiscono alla crisi a modo loro. L’Ungheria negli scorsi giorni ha annunciato acquisiti extra di gas russo, e ha sbloccato il progetto di espansione della centrale nucleare (Paks 2) russa in Ungheria.
Questo sabato mattina Viktor Orbán è volato a Mosca. La versione ufficiale è che il premier è lì per «omaggiare Gorbaciov» in occasione del funerale, e il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov ha detto che «non sono previsti incontri con Putin», ma a luglio e agosto le visite di esponenti dell’esecutivo Orbán al Cremlino si sono infittite. Grazie al loro governo, gli ungheresi non patiranno la scarsità di gas: è questa la versione di Fidesz, ed è simile a quella che Salvini ha twittato nel giorno in cui la Russia ha congelato Nord Stream: «Prima gli italiani!». Da venerdì sera, e per tutta la giornata di sabato, Salvini ha puntato sullo stesso concetto: le sanzioni alla Russia vanno «ripensate», e la responsabilità della crisi attuale è sostanzialmente dell’Ue. «Qualcuno a Bruxelles ha sbagliato i conti: le sanzioni non stanno facendo male alla Russia ma alle nostre imprese e famiglie. Quindi evidentemente c'è qualcosa da ripensare». Con le sanzioni «ci stanno rimettendo gli italiani; tanti imprenditori mi chiedono di valutarne l’utilità».
Mattarella e l’Ue
In questo contesto, il messaggio che il presidente della repubblica italiano ha fatto avere sabato mattina al Forum Ambrosetti di Cernobbio ha una funzione stabilizzatrice. Quando Sergio Mattarella dice che di fronte al «vertiginoso innalzamento dei prezzi dell’energia, favorito anche da meccanismi irragionevoli e da squilibri interni tra i paesi europei, è necessaria e urgente una risposta europea all’altezza», non sta soltanto rilanciando la dimensione europea, e una maggiore integrazione.
Sta anche blindando la posizione del governo Draghi, che in questi giorni ha opposto resistenza agli spintoni della destra per uno scostamento di bilancio. «I singoli paesi non possono rispondere con efficacia alla crisi», puntualizza Mattarella. Una posizione che si sposa con quella esplicitata poco dopo, sempre in occasione di Cernobbio, dal commissario europeo all’Economia: «L'intenzione del governo di non fare ulteriore debito mi pare più che giustificata». Paolo Gentiloni ha parlato di una svolta, ha fatto riferimento a un tetto ai prezzi del gas e ha rivendicato che «in questi mesi l’Ue ha fatto molto».
In realtà il ritardo di azione dal lato di Bruxelles sta scatenando uno scaricabarile tra istituzioni: dopo che per mesi e mesi i governi europei hanno rimbalzato le decisioni su prezzi e mercato alla Commissione Ue, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha puntato il dito contro Ursula von der Leyen: «La Commissione ha perso tempo».
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