«Un confinamento mirato nel weekend sarebbe disumano», dice Anne Hidalgo. La sua posizione fa luce su due temi finora espulsi dal dibattito pubblico: il lockdown non pesa su tutti allo stesso modo, e il riposo ha dignità quanto produrre e consumare
- Nell’Ile-de-France, in meno di tre mesi, i contagi sono più che triplicati. Finora il coprifuoco dalle 18 non è servito a frenare l’ondata.
- La sindaca Anne Hidalgo però si oppone all’imposizione dell’isolamento del weekend, anche considerando chi vive in appartamenti piccoli, con «più generazioni». La sua posizione solleva due temi cruciali.
- Il primo è che le misure restrittive sono fatte a misura di una società della prestazione, ma non contemplano la dignità dell’ozio assieme al negozio. Il secondo è l’impatto diseguale; lavoro e cura si concentrano in casa a discapito ad esempio delle donne.
La sindaca di Parigi ha pronunciato un concetto che, nel clima di opinione attuale, suona come qualcosa di straordinario. E che è: «Molti vivono in appartamenti minuscoli, senza uno spazio che sia rivolto all’esterno, a volte sotto lo stesso tetto convivono più generazioni». E quindi «un confinamento mirato nel weekend sarebbe disumano oltre che poco efficace sul piano sanitario».
La nostra “umanità”
Perché questa affermazione è fuori dall’ordinario? Perché tiene insieme due aspetti completamente espulsi dal dibattito pubblico. Il primo, è che la nostra “umanità” non si realizza soltanto nel produrre e nel consumare, nel lavorare e nel comprare. Ed ecco perché la eletta socialista arriva in soccorso del tempo libero, dell’ozio: per dire che anche quello è degno di essere vissuto e che dunque è dovere della politica tutelarlo. Non si confonda tutto questo con una istigazione all’assembramento o alle movide che vanno tanto di moda sui giornali da un anno a questa parte. Si può camminare nella natura a debita distanza con mascherina, persino da soli, e ciò nonostante trovare un beneficio nel contatto con la natura.
Le misure concepite da più di un anno ormai, e che quindi si stanno tramutando da emergenziali a sistematiche, contemplano che per esempio da noi nelle zone arancione rinforzato i negozi stiano aperti ma non si possa andare a camminare al parco. Posso andare a comprare una lavatrice, un reggicalze, ma non posso inspirare a fondo sotto il sole.
Prendersi cura
E la questione non è peregrina, perché è chiaro a tutti che la prudenza è necessaria e che la salute pubblica va salvaguardata, ma il tipo di misure riflette anche i cardini su cui è improntata la nostra società, e a quanto pare il benessere psicofisico è relegato al confine rispetto alla rutilante legge dell’economia. O meglio, l’economia sfrutta - ma non ripaga - i costi di riproduzione sociale. Per dirla con la femminista Nancy Fraser, «il sistema ha contraddizioni intrinseche che in tempi di crisi esplodono. Il capitalismo sfrutta le attività di riproduzione sociale, che gli sono indispensabili perché nessuna produzione, scambio o profitto è possibile senza che qualcuno svolga il lavoro sociale di far nascere nuove generazioni, prendersene cura. Ma liquida queste attività come questioni di famiglia, private: le pretende, ma non vuole assumersene i costi».
Società della prestazione
A fronte di una settimana lavorativa perlopiù domestica, in cui le prestazioni che ci sono richieste sono lavorative e familiari, esiste anche la dimensione del riposo? Del ripagarci dello sforzo? Il weekend come lo intende Hidalgo è anche questo: l’ozio che è “umano” quanto il negozio. Si tratta di parole straordinarie, fuori dall’ordinario, anche perché siamo noi stessi i primi a considerarci ormai puri soggetti di prestazione: «Il soggetto di prestazione si abbandona alla libertà costrittiva o alla libera costrizione volta a massimizzare la prestazione. L’eccesso di lavoro e di prestazione aumenta fino all’autosfruttamento. Esso è più efficace in quanto si accompagna a un sentimento di libertà: lo sfruttatore è al contempo lo sfruttato» ( Byung-Chul Han, “La società della stanchezza”).
Effetti diseguali
C’è poi l’altro elemento legato a questo, e che pure non trova spazio a sufficienza nel dibattito: queste misure pesano in modo diseguale. Hidalgo sta parlando di chi non può permettersi una casa agevole, e magari convive con nonne e bambini, mentre intanto lavoro e scuola si concentrano sempre più spesso negli spazi domestici. La posizione della sindaca ci ricorda appunto questo: che le misure straordinarie, divenute ormai l’ordinarietà, prese con Covid-19 non ricadono su tutti nello stesso modo. E per esempio, che ricadono di più sulle donne, e che pesano particolarmente su chi era già in condizioni socioeconomiche più fragili. Parigi deve fare i conti con una situazione difficile: dal 10 febbraio in poi la situazione epidemiologica è divenuta particolarmente allarmante. Nell’Ile-de-France, in meno di tre mesi, i contagi settimanali sono più che triplicati e gli ospedali si confrontano con una cinquantina di decessi al giorno. Finora il coprifuoco dalle 18 non è servito a frenare l’ondata. La situazione va affrontata. Quello che Hidalgo dice, e che davvero pochi osano dire, è che va affrontata tenendo conto dei più fragili. Va affrontata in maniera “umana”.
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