Le misure contro gli organismi europei erano state decise a novembre come reazione alle sanzioni imposte dall’Unione europea a ottobre contro diversi funzionari e istituti russi accusati di essere coinvolti nel presunto avvelenamento di Aleksej Navalny
Il ministero degli Esteri russo ha esteso le sanzioni contro l’Unione europea ad altri funzionari degli stati comunitari. Le misure contro gli organismi europei erano state decise a novembre come reazione alle sanzioni imposte dall’Unione europea a ottobre contro diversi funzionari e istituti russi accusati di essere coinvolti nel presunto avvelenamento di Aleksej Navalny, l’oppositore politico del presidente russo, Vladimir Putin, ricoverato in Germania dopo essere entrato in coma su un volo in Russia.
Cos’è il caso Navalny?
Aleksej Navalny è stato colpito da un malore il 20 agosto mentre si trovava su un aereo diretto verso la città russa, Omsk. Su richiesta della famiglia, l’attivista politico è stato ricoverato all’ospedale Charité di Berlino dove è stato curato per oltre un mese. Fin dall’inizio si è sospettato un coinvolgimento dei servizi segreti russi nell’evento viste le forti critiche di Navalny contro Putin.
Il primo collegamento tra il Cremlino e il malore di Navalny è avvenuto dopo che le autorità tedesche hanno detto di avere riscontrato nel corpo di Navalny segni di avvelenamento da Novichok, l’agente nervino russo utilizzato in passato dai servizi segreti russi per colpire soggetti ritenuti pericolosi da Mosca. Proprio da queste prime rivelazioni sono scaturite le sanzioni europee contro diversi funzionari russi e l’istituto di ricerca accusato di avere prodotto il Novichok.
La “confessione” dell’Fsb
Il 21 dicembre Navalny ha pubblicato un video in cui fingendosi un funzionario russo è riuscito a ottenere la confessione da parte di un agente dell’Fsb, i servizi segreti russi, sulle modalità del suo avvelenamento che sarebbe avvenuto tramite l’introduzione del Novichok nei suoi pantaloni. L’attivista politico ha pubblicato spezzoni della conversazione su Youtube. Il Cremlino ha respinto le accuse accusando Navalny di essere «un mitomane». In precedenza, Putin stesso aveva definito le accuse di un suo coinvolgimento nel caso Navalny «ridicole» aggiungendo che se dietro l’avvelenamento dell’attivista ci fossero stati gli agenti russi «il lavoro sarebbe stato portato a termine».
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