A Berlino dopo le elezioni in Baden Württemberg e Rheinland-Pfalz la politica fa i conti con le conseguenze per le elezioni federali di settembre. Ai conservatori manca una guida unitaria, la SPD spera nella ripresa, i Verdi, ancora vincenti, per ora non si sbilanciano sul governo federale
- Il neopresidente della Cdu, Armin Laschet, parla di «risultato deludente» per il suo partito, prova a relativizzarne la portata (quasi sempre «in queste elezioni i presidenti uscenti hanno un vantaggio»), a guardare quello che c’è di positivo («Afd è stata sconfitta in entrambi i Land, al populismo di destra non va concesso alcuno spazio») e a contrattaccare.
- Ora tutti gli occhi sono puntati su Stoccarda, dove il rieletto presidente Winfried Kretschmann dei Verdi deve decidere se continuare l’esperienza di governo con i conservatori o se puntare su un “semaforo”, un’alleanza anche con socialdemocratici e liberali, sul modello di quanto avviene in Renania Palatinato.
- Il candidato della Spd può finalmente sorridere e mostrare un partito vincente (in Baden-Württemberg tiene e resta sopra i populisti di AfD), confermando almeno apparentemente il motto che ha usato sin dall’inizio della sua campagna: esiste un’alternativa al governo dei conservatori.
Dopo i risultati elettorali da Magonza e Stoccarda, a Berlino la discussione politica s’infiamma. Anche se, per ora, senza annunci immediati. Il neopresidente della Cdu, Armin Laschet, parla di «risultato deludente» per il suo partito, prova a relativizzarne la portata (quasi sempre «in queste elezioni i presidenti uscenti hanno un vantaggio»), a guardare quello che c’è di positivo («Afd è stata sconfitta in entrambi i Land, al populismo di destra non va concesso alcuno spazio») e a contrattaccare, persino sullo scandalo delle mascherine che ha scosso il suo partito: «Non ricordo altre dimissioni avvenute così rapidamente». Il riferimento è al collega di partito Nikolas Löbel, dimessosi dopo l’accusa di aver incassato 250mila euro per una mediazione per l’acquisto di maschere Ffp2. Intanto, resta ancora in carica Georg Nüßlein della Csu: le accuse che pendono sul suo capo sono attualmente persino peggiori. Laschet scocca così una frecciata indiretta al rivale interno Markus Söder, capo della Csu e governatore della Baviera. Laschet è apparso combattivo, ha annunciato misure per evitare nuovi scandali che vincolino i rappresentanti del partito a tutti i livelli e per fine marzo l’apertura di una discussione con le parti sociali per definire il programma elettorale per le federali: il presidente non ha intenzione di farsi da parte e resta apertissima la questione della candidatura alla cancelleria, contesa proprio con Söder, che a sua volta non ha perso l’occasione per imputare la sconfitta alla gestione del Covid-19.
I Verdi
Ora tutti gli occhi sono puntati su Stoccarda, dove il rieletto presidente Winfried Kretschmann dei Verdi deve decidere se continuare l’esperienza di governo con i conservatori o se puntare su un “semaforo”, un’alleanza anche con socialdemocratici e liberali, sul modello di quanto avviene in Renania Palatinato. Robert Habeck, presidente federale dei Grünen, non si sbilancia: «Sono i partiti e i loro programmi a presentarsi alle elezioni, non le coalizioni. È troppo presto per pensare alle alleanze. Tutto è possibile, tranne un patto con Afd». Anche la collega al vertice del partito Annalena Baerbock è sulla stessa linea: «In Baden-Württemberg i conservatori hanno frenato i nostri progetti per il clima. Ma sarebbe più che assurdo rilanciare adesso formule di coalizione per il governo federale. Nelle prossime settimane individueremo chi di noi sarà candidato alla cancelleria». C’è da credere che i Verdi valuteranno come fatto puramente locale qualsiasi decisione prenderà Kretschmann. Del resto non hanno alcuna ragione per proiettarne le conseguenze sul piano nazionale, sono in crescita nei sondaggi e stanno strappando a Cdu e Csu il ruolo di ago della bilancia: di fatto rappresentano al momento la forza imprescindibile per la formazione di un governo. Nei singoli stati federali, infatti, sperimentano tutte le possibili varianti, da una coalizione con Linke ed Spd (a Berlino, per esempio), fino al governo con i soli conservatori o con il cosiddetto “semaforo” (Spd e Fdp).
I socialdemocratici
Più complessa la situazione al Willy Brandt Haus, la sede della Spd. Olaf Scholz subito dopo i primi risultati elettorali non ha nascosto la soddisfazione: «Risultato straordinario che dimostra, in entrambi i casi, come sia possibile governare senza la Cdu e questo ha certamente effetti anche per le elezioni federali e per il nostro obiettivo di nominare il prossimo cancelliere». Il candidato della Spd può finalmente sorridere e mostrare un partito vincente (in Baden-Württemberg tiene e resta sopra i populisti di AfD), confermando almeno apparentemente il motto che ha usato sin dall’inizio della sua campagna: esiste un’alternativa al governo dei conservatori. E poco importa che il presidente dei Liberali Lindner resti piuttosto freddo a un’alleanza con la Spd e i Verdi (il semaforo) a livello federale. Per il momento, Scholz incassa quest’iniezione di fiducia.
Il problema è capire quanto durerà: la Spd è data attualmente ben sotto il 20 per cento e l’ipotesi di una coalizione con i liberali preoccupa l’ala sinistra del partito e, soprattutto, potrebbe determinare una competizione con la Linke, che ha chiuso di recente il suo congresso auspicando una coalizione di governo progressista e aprendo quindi ad un’alleanza con la socialdemocrazia.
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