Nel 1979, la prima volta per le elezioni europee, si presentarono alle urne l’86,12 per cento degli italiani. Nel 2019 sono andati a votare il 72,94 per cento degli elettori
Si avvicinano le elezioni europee. I partiti hanno da tempo scaldato i motori della campagna elettorale in un clima di sonnecchiosa attenzione. Le elezioni europee hanno da sempre attirato un numero di elettori inferiori rispetto alla competizione nazionale. Nel 1979, la prima volta per le elezioni europee, si è votato il 10 giugno, esattamente sette giorni dopo le elezioni per il parlamento nazionale che si erano tenute il 3 giugno.
Un’altra epoca
La differenza nella partecipazione fu appena di 4 punti percentuali: alle politiche partecipò il 90,62 per cento, mentre una settimana dopo alle europee si presentarono alle urne l’86,12 per cento degli italiani. Siamo completamente in un’altra èra geologica della partecipazione politica ed elettorale. Nel 1984, al secondo appuntamento elettorale europeo, alle urne si presentò l’82,98 per cento degli elettori, con un calo del 3,65 per cento. Le elezioni politiche si erano tenute l’anno precedente, nel 1983, con l’88,01 per cento di partecipanti. Il distacco di partecipazione tra le europee e le elezioni nazionali è di poco più del 5 per cento.
Ancora nel 1989, terzo appuntamento elettorale europeo, il tasso della partecipazione mostra un quadro di tenuta. Alle urne per il parlamento europeo si reca l’81,66 per cento degli elettori italiani. Rispetto al 1979 il calo di partecipanti è di quasi il 6 per cento. Le elezioni nazionali più vicine sono quelle del 1987, che fanno registrare l’88,83 per cento di partecipanti. Mentre la competizione nazionale mantiene inalterati, rispetto al turno precedente i tassi di adesione al voto, le elezioni europee hanno marcato un, seppur ridotto, calo.
Il quadro inizia a mutare completamente con gli anni Novanta. È già esplosa tangentopoli, travolgendo alcuni dei partiti della Prima Repubblica. La profonda faglia tra i cittadini e la politica si è aperta. Alle europee del 12 giugno 1994 partecipa il 74,65 per cento. Pochi mesi prima, il 27 marzo 1994, gli elettori erano stati chiamati alle urne per il rinnovo del parlamento nazionale (la competizione della scesa in campo di Berlusconi).
I votanti in questa occasione erano stati l’86,32 per cento. Lo iato partecipativo tra europee e elezioni nazionali inizia a farsi ampio con quasi 12 punti di differenza. Così come diventa evidente il crollo di presenza nelle urne per il parlamento europeo: tra il 1979 e il 1994 che è pari a quasi il 13 per cento. La discesa continua ad aumentare nel 1999, quando alle urne per le europee si presenta il 70,81 per cento degli aventi diritto.
Un breve recupero
Le dinamiche di declino partecipativo alle europee subiscono uno stop con la competizione del 2004. Il numero dei partecipanti risale di un po’ e tocca il 73,09. Siamo sempre sotto i livelli di partecipazione rispetto alle elezioni nazionali (nel 2006 erano stati l’83,62 e nel 2001 l’81,38 per cento), ma il rallentamento dell’astensione è percepibile. La spinta di recupero dura poco. Nel 2009 il crollo dei partecipanti alle europee è marcato e scende sotto la soglia del 70 per cento, segnando un 66,47.
L’anno precedente, nel 2008 (quello del debutto veltroniano del Pd), la partecipazione elettorale alla competizione nazionale mostrava ancora il numero dei partecipanti al voto oltre l’ottanta per cento (80,51 per l’esattezza). La discesa partecipativa elettorale per il rinnovo del parlamento europeo da quel momento diventa una valanga.
Nel 2014 alle urne si reca il 58,69 per cento degli aventi diritto e nel 2019 (ultima competizione europea) si scende ancora, attestando la partecipazione al 56,09 per cento. Rispetto al 1979 siamo arrivati a un crollo di partecipanti al voto pari a quasi il 35 per cento. Anche nelle competizioni nazionali la discesa è ben presente, ma con livelli decisamente più contenuti. Nel 2013 alle urne si presenta il 75,20 per cento degli elettori e nel 2018 vota il 72,94 per cento. La faglia partecipativa tra le due competizioni è passata da circa il 4 per cento del 1979, al 12 per cento del 1994, per arrivare al 16 per cento nel 2019.
Arriviamo così all’oggi. Alle elezioni nazionali del settembre 2022 si è registrato, rispetto alle dinamiche dell’ultimo decennio un netto calo dei partecipanti, scendendo al 63,91 per cento, con quasi dieci punti in meno rispetto al 2018.
I sondaggi che stanno circolando in queste settimane intorno alla competizione europea mostrano segnali di una discesa ulteriore della partecipazione, con un’affluenza che sembra oscillare intorno al 50 per cento. Segnali di uno sfarinamento del senso partecipativo e della spinta europea ulteriore che non fanno presagire nulla di buono per la democrazia e per il futuro dell’Europa.
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