L’attuale premier si presenta al voto di domenica con il via libera all’ingresso di Helsinki nella Nato. L'estrema destra tenta la rincorsa. Se Marin dovesse perdere, può puntare alle europee 2024, visto che il suo nome circola come possibile spitzenkandidat socialista
L’ultimo ostacolo è caduto: questo giovedì anche la Turchia ha dato il via libera all’ingresso della Finlandia nella Nato. E questa è la dote migliore che potesse essere consegnata alla premier finlandese Sanna Marin in vista del weekend elettorale.
Il voto di domenica
Questa domenica i finlandesi scelgono i loro nuovi duecento parlamentari, selezionati da tredici collegi attraverso un sistema elettorale di tipo proporzionale. A quel punto per poter governare serve il supporto della maggioranza assoluta dell’aula, quindi di 101 parlamentari.
Attualmente la premier in carica, che è anche la leader del partito socialdemocratico (Sdp), può contare sui 117 seggi della sua coalizione di governo pentapartitica: socialdemocratici appunto, e poi Partito di centro (Kesk), ambientalisti di Lega verde (Vihreä liitto), Alleanza di sinistra (Vasemmistoliitto) e partito popolare svedese di Finlandia (Svenska folkpartiet i Finland).
Marin vuol mantenere la leadership del paese, ma la contesa è accesa, e i populisti di destra guidati da Riikka Purra hanno davvero qualche chance di piazzarsi al governo.
L’estrema destra avanza
Si fanno chiamare Perussuomalaiset, cioè “Veri finlandesi”, e sono soprattutto contro: sono contro l’integrazione europea, visto che hanno radici euroscettiche e nei loro documenti programmatici per le scorse europee si impegnano a «mettere fine alla deriva federale dell’Unione europea». E sono contro l’immigrazione, in linea con il resto dell’estrema destra europea compresa quella neonazista che nella confinante Svezia è riuscita ad accaparrarsi il ruolo di partner esterno della coalizione di governo.
Fondato a metà anni Novanta, all’epoca del suo debutto elettorale il partito non racimolava neppure un 1 per cento pieno; una decina di anni dopo, alle europee del 2009, aveva incassato ben il 10 per cento, coi politologi dell’area che parlavano di «breakthrough, irruzione dell’estrema destra» in Finlandia. Ora la frontrunner dei Veri finlandesi, Riikka Purra, ritiene che sia «giunto il momento per i Veri Finlandesi di lottare per la responsabilità del governo».
Due sono i contendenti alle calcagna di Sanna Marin: Purra prova a spingere l’estrema destra dei Veri finlandesi, avvertendo che entrerà in una coalizione solo se sarà dura verso i migranti. E tenta la corsa anche l’ex vicepremier ed ex ministro delle Finanze Petteri Orpo, che guida il Partito di coalizione nazionale (centrodestra).
In teoria tra i due sfidanti è il partito di Orpo a essere davanti, ma la corsa di Purra riduce sempre più le distanze: un recente sondaggio datato 30 marzo mostra che Partito della Coalizione è in testa con il 19,8 per cento dei consensi, ma c’è una distanza di soli 0,3 punti dai Veri finlandesi.
«Sono umana anch’io»
Il partito socialdemocratico di Marin in queste rilevazioni è terzo: al 18,7 per cento e in calo di oltre un punto dai sondaggi precedenti.
Certo, la premier ha ancora una ampia popolarità, e in Finlandia si racconta che le sia bastato andare in missione in Svezia con la giacca in stile biker per far impennare del 179 per cento le vendite di giacche di pelle nel paese. Cresciuta in una famiglia arcobaleno, da tempo e dichiaratamente «per l’uguaglianza, la responsabilità ambientale e la solidarietà», Marin è passata dalla mancata elezione in consiglio comunale a Tampere nel 2008, a diventare la premier più giovane in assoluto alla fine del 2019, quando aveva 34 anni.
Neppure i tentativi di silurarla coi video dei festini hanno fatto breccia, perché non solo la leader è uscita indenne dalle inchieste sul caso, ma soprattutto lo ha gestito in modo esemplare: «Sono umana anch’io», è tra le prime cose che ha detto. «Anch’io desidero gioia e luce in questa fase cupa che attraversiamo».
I piani europei e la Nato
La contesa è reale e anche il rischio per Marin di non mantenere il governo.
Se però ciò dovesse accadere – se dovesse perdere, ma senza pesanti umiliazioni elettorali – il suo nome circola come possibile spitzenkandidat socialista alle europee 2024.
Comunque le vada domenica, Marin potrà comunque rivendicare di aver portato Helsinki nell’alleanza atlantica. Il dibattito sull’adesione alla Nato si era intensificato dal 2014 – dopo che la Russia aveva sconfinato più volte nello spazio aereo finlandese - con un memorandum of understanding, ma matura con Marin, che si presenta al voto con in mano il via libera di tutti gli alleati Nato.
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