Vincent Bolloré non è solo vorace, è anche illiberale. Il JDD è in sciopero da oltre un mese contro l’imposizione di un direttore di estrema destra. Bruxelles lancia un’inchiesta per gun jumping. La pratica concorrenziale scorretta è ai danni della democrazia
Non è solo economia. Vincent Bolloré si sta mangiando i media e l’editoria in Francia. Non è soltanto voracità. L’uomo chiave di Vivendi, per fagocitare anche Lagardère, non ha neppure aspettato il via libera. Si è comportato come se la Commissione europea gli avesse dato l’ok, si è seduto al banchetto senza neppure aspettare che gli altri commensali fossero sistemati al loro posto. È quello che viene chiamato gun jumping, ed è la ragione per la quale Bruxelles ha aperto un’inchiesta su Bolloré. Ma se si trattasse solo di concentrazioni industriali, se la questione fosse solo l’appetito, non ci sarebbe una intera redazione – quella del Journal Du Dimanche – in sciopero da oltre un mese.
Dalle parti di Parigi si stanno forse accorgendo che neppure i soliti epiteti – «l’orco», «l’insaziabile» – descrivono bene il magnate. Vincent Bolloré sarà anche insaziabile, ma quel che più inquieta è che come orco è illiberale. Le sue manovre al banchetto dei media vanno tutte nella direzione dell’influenza culturale e politica, e questa influenza Bolloré la vuole usare tutta a favore dell’estrema destra. No, non è economia: il gun jumping in questo caso è una pratica concorrenziale scorretta ai danni della democrazia.
Il JDD e i giornalisti ostaggio
Nella redazione del Journal Du Dimanche tira un’aria pesante: l’idea è che l’«orco» punti a mettere i giornalisti alla porta. La crisi è cominciata più di un mese fa, quando Arnaud Lagardère, presidente del gruppo al quale appartiene l’influente settimanale francese, ha annunciato la nomina alla direzione del JDD di Geoffroy Lejeune. Quest’ultimo non è un nuovo direttore qualunque: Lejeune è un giornalista di estrema destra.
Non c’è da stupirsi che Bolloré abbia voluto garantirgli un ruolo forte, visto che Lejeune – a lungo direttore del magazine di estrema destra Valeurs actuelles – è di area zemmouriana. In vista delle presidenziali 2022, Vincent Bolloré aveva già forzato il panorama mediatico in direzione dell’estrema destra e di Zemmour. La rete CNews – Bolloré la ha acquisita con tutto Canal+ – era già diventata il giocattolo catodico dell’estrema destra, e con un sagace anticipo di due anni sul voto presidenziale l’imprenditore aveva cominciato la presa di Lagardère. Nell’autunno 2021 aveva già il 27 per cento del capitale. A ottobre 2022 la Commissione ha ricevuto la notifica dei piani di Vivendi di acquisire Lagardère.
La svolta a destra di Europe 1, lo sconcerto di chi ci lavora, l’agitazione dentro Paris Match e JDD sono emerse da tempo. La “mossa Lejeune” ha fatto deflagrare la crisi: la redazione del Journal Du Dimanche si è messa in sciopero a oltranza per resistere alla deriva destrorsa; la lotta dura ormai da oltre un mese. Intellettuali, accademici, lettori – da Tahar Ben Jelloun a Joseph Stiglitz – sostengono la resistenza della redazione; ma l’azienda da un paio di giorni ha del tutto chiuso i negoziati. Ha fatto saltare il canale del dialogo. Ora circola l’ipotesi di una buonuscita per i giornalisti che decidano di andarsene. Liberarsi del dissenso è l’unica reale opzione messa in campo dalla dirigenza.
Una multa miliardaria
In questo contesto la Commissione europea ha lanciato questa settimana una propria inchiesta. Bruxelles aveva dato il via libera all’acquisizione di Lagardère, ma sub conditione. Le misure correttive chieste dall’Ue erano la cessione delle attività editoriali di Vivendi – vale a dire Editis – e della rivista Gala. Avendo Lagardère il colosso editoriale Hachette, e la rivista Paris Match, i correttivi rispondevano all’imperativo di evitare concentrazioni anomale di mercato. Bolloré è talmente interessato all’impero mediatico da dover piegarsi alle condizioni, il che fa sì di conseguenza che Bruxelles non possa fermarne al momento l’operazione.
Ma quello che l’Ue può fare – e che ha fatto martedì – è aprire l’indagine «per determinare se, nell’acquisizione di Lagardère, Vivendi abbia violato gli obblighi di notifica e sospensione stabiliti dal regolamento Ue sulle concentrazioni, nonché le condizioni e gli obblighi connessi alla decisione della Commissione di autorizzare l’operazione Vivendi/Lagardère». L’esito finale di questa indagine può essere una multa di oltre un miliardo; briciole, alla tavola vorace di Bolloré. Ma comunque qualcosa, visto il plumbeo silenzio del presidente francese Emmanuel Macron e del governo, che lasciano l’imprenditore mangiare indisturbato.
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