- Emmanuel Macron ha detto che vuole «rompere le palle» a chi non si vaccina. Emmerder, per essere precisi. Le parole richiamano Pompidou, la strategia vuole evocare de Gaulle, che nel 1965 restò al potere anche grazie a «un colpo di genio mediatico». Macron non è de Gaulle, ma ha la stessa ambizione a restare all’Eliseo.
- Ha scelto chirurgicamente di estremizzare i toni, polarizzare il dibattito e spostare così l’attenzione dal dissenso sulla sua gestione della pandemia al conflitto sui vaccini. Porta ufficialmente il tema vaccinale nella campagna per le presidenziali.
- Le sue parole cadono sopra un già tormentato dibattito parlamentare sul pass vaccinale come una miccia esplosiva. Ora Macron è bersagliato da ogni parte, ed è ciò che voleva. Il costo dell’operazione è collettivo: la violenza politica è già alle stelle con i discorsi xenofobi di Zemmour; ci si mette anche il presidente in carica ad alzare i toni.
Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha detto che vuole «rompere le palle» a chi non si vaccina. Emmerder è la parola esatta, ed è caduta sopra un già tormentato dibattito parlamentare sul pass vaccinale come una miccia esplosiva. Adesso il presidente è bersagliato da ogni parte, ed è esattamente questo che Macron voleva. Ha scelto chirurgicamente di estremizzare i toni, di polarizzare il dibattito e di spostare così l’attenzione dal dissenso sulla sua gestione della pandemia al conflitto sui vaccini. Con questa operazione il presidente porta ufficialmente il tema vaccinale nella campagna elettorale per le presidenziali. Il costo di questa operazione è collettivo: in un paese dove la violenza politica è già alle stelle con i discorsi xenofobi del candidato di ultradestra Éric Zemmour, adesso ci si mette anche il presidente in carica ad alzare i toni.
La parola esplosiva
L’innesco è una intervista a Le Parisien. Risale a mercoledì. La tempistica non è casuale. In quelle stesse ore c’è scompiglio all’Assemblée Nationale. Il parlamento sta discutendo il progetto di legge per il pass vaccinale. Il piano del governo francese è infatti quello di consentire solo ai vaccinati, con apposito pass, di accedere ai ristoranti, a musei, cinema, stadi. Non solo luoghi di piacere, divertimento, cultura, ma pure trasporti: treni interregionali e voli nazionali. Ma l’esame del provvedimento viene ritardato, l’opposizione protesta, a destra come a sinistra. I socialisti ad esempio, vorrebbero l’obbligo vaccinale, il pass così come lo vuole il governo per loro non è la soluzione.
Così già a inizio settimana i piani del governo vengono intralciati, le opposizioni si uniscono per sospendere la seduta, gli emendamenti da studiare finiscono rinviati, il dossier pare impossibile da chiudere prima della fine della settimana. Ed è a quel punto che arriva la frase di Macron. Le Parisien lo interroga sulla sua strategia sanitaria. Con quasi 332mila contagi giornalieri la Francia ha raggiunto livelli mai visti da inizio pandemia, dunque cosa vuol fare il presidente? «Io – risponde lui – non sono per dare fastidio ai francesi. Per me è un assillo, è davvero un tormento, quando l’amministrazione li blocca, quando impone loro dei limiti». Infatti nonostante il boom di contagi la misura più ingombrante presa di recente è stata incentivare il lavoro da casa. Macron mette in chiaro, anche in vista delle future elezioni, che non vuol essere visto come il presidente delle restrizioni. Piuttosto, fa la guerra ai No-vax: ed ecco la frase che ha gettato scandalo: «Eh bien, là, les non-vaccinés, j’ai très envie de les emmerder. Et donc, on va continuer de le faire, jusqu’au bout». Non voglio dar fastidi ai francesi, «ma ai non vaccinati, a loro sì, che voglio rompere le palle. E continuerò a farlo, quindi, fino all’ultimo». Da George Pompidou prende in prestito le parole forti: «Arrêtez d’emmerder les Français» è il modo in cui Pompidou al governo nel 1966 liquida un giovane collaboratore – era Jacques Chirac – che gli presenta un mucchio di decreti. «Lasciateli respirare questi francesi», gli dice quindi il primo ministro.
Strategia e conseguenze
Chi frequenta i circoli presidenziali è certo che la mossa abbia un’ispirazione precisa: nel 1965, con François Mitterand a sfidarlo per scippargli l’Eliseo, il presidente in carica Charles de Gaulle fa quello che poi verrà etichettato come «un colpo di genio mediatico». Scardina il solito stile, si rivolge ai francesi in modo schietto, e rimane al potere. Macron non è de Gaulle, ma ha la stessa ambizione a restare all’Eliseo. Perché scegliere proprio i No-vax per arrivare all’obiettivo? In Francia il 75 per cento della popolazione ha completato il ciclo di vaccinazioni. Secondo i dati di Yougov, l’85 per cento di francesi è disponibile a vaccinarsi. Non è il paese più propenso – l’Italia è al 90 per cento – ma è in linea con la Germania e soprattutto la tendenza è in aumento: a maggio solo il 64 per cento era propenso. Gli irredimibili non sono tanti come prima, e i No-vax non solo l’unico problema: la gestione della pandemia da parte di Macron, come le inchieste parlamentari hanno evidenziato, è stata inefficiente e poco tempestiva. In momenti critici le restrizioni sono arrivate troppo tardi. La stessa campagna di vaccinazione è stata avviata con ritardi imbarazzanti.
Ma polarizzare il dibattito aiuta Macron a orientare il consenso. Non certo quello dell’opposizione, ovviamente: le accuse sono di stigmatizzare una parte della popolazione, di usare toni irresponsabili, non da presidente. In parlamento le proteste contro le sue parole sono arrivate da ogni parte politica. Ma lui procede su quella strada: il premier Jean Castex prende le sue difese in aula, il ministro della Salute esibisce a trofeo «66mila nuove vaccinazioni in più» dopo l’intervista.
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