«Ai volontari dico: tornate in casa. Le strade possono crollare». Le parole pronunciate questo venerdì mattina da Carlos Mazón, il presidente popolare della comunità autonoma di Valencia, raccontano molte storie in una.

«Le strade possono crollare» perché l’emergenza meteorologica in Spagna non è certo finita. Lo aveva annunciato tempestivamente l’Agenzia meteorologica statale spagnola, anche se Mazón ha atteso ore prima di diffondere l’allerta: per questo il 9 novembre i sindacati scenderanno in piazza per chiedergli di dimettersi.

«I volontari» sono quei fiumi di persone che – a fronte della lentezza nei soccorsi e dell’urgenza di ritrovare gli scomparsi e aiutare gli intrappolati – si sono dati appuntamento, anche auto organizzandosi sui social, pur di provare a dare una mano.

L’emergenza non è finita

Ma pure aiutare diventa molto complicato. «Tornate in casa», dice ora Mazón alla gente che si è attruppata per portare solidarietà, cibo e beni di prima necessità: se la «massiccia invasione» delle strade dovesse continuare, imporrà «misure restrittive».

In Spagna in pochi giorni i morti del cambiamento climatico – pericolosamente intrecciato alle responsabilità politiche sui ritardi nell’allerta – hanno ormai superato i duecento. Decine di migliaia di persone sono rimaste senza elettricità, centinaia di migliaia senza acqua. Poi ci sono i tanti “desaparecidos por la Dana”, gli scomparsi dell’alluvione, che è tuttora in corso; questo venerdì pomeriggio alle Baleari è stata indicata la massima precauzione. Allerta anche nella provincia di Huelva.

«Mandiamo un messaggio molto netto, e lo facciamo nel modo più chiaro possibile: l’emergenza meteorologica non è finita. Dana è ancora sulla Spagna, sono in corso violenti temporali, ci sono stati anche in Andalusia, poi a Castellón, e così continuerà per tutta la settimana, anche se il momento peggiore è stato martedì», insiste la Agencia Estatal de Meteorologia.

Dana, che sta per “depressione isolata negli strati alti”, è un fenomeno che capita nella stagione autunnale perché – come aiuta a comprendere la World Meteorogical Organisation – «le superfici surriscaldate dall’estate incontrano una improvvisa invasione fredda dalle regioni polari».

Quel che però non è usuale, ed è cioè attribuibile a ragioni antropiche, è il livello di quel calore accumulato: «Crescenti problemi di troppa o poca acqua, e un’atmosfera più calda, che trattiene più umidità e favorisce forti piogge», rendono i fenomeni assai più intensi, come ha spiegato Celeste Saulo, segretaria generale della Wmo.

Il caso spagnolo è a tutti gli effetti uno dei segnali di come il cambiamento climatico sta cambiando connotati all’Europa.

Una gestione controversa

L’agenzia meteorologica statale è il punto di riferimento per capire in tempo cosa sta succedendo in Spagna: già giovedì 24, con una settimana di anticipo, aveva messo in guardia su Dana. Martedì, nel «giorno peggiore» appunto, già alle sette e mezza di mattina Aemet aveva dato l’allerta rossa: «Il pericolo è estremo!».

Eppure a mezzogiorno Mazón era davanti ai giornalisti a dire che «non esiste nessuna allerta idrogeologica»; la macchina produttiva non si è interrotta, ed è anche per questo che i sindacati chiedono le dimissioni di Mazón, che appena è andato al potere, nel giugno del 2023 con un’alleanza tra Popolari e Vox, ha smantellato la neonata Unidad valenciana de emergencias (Uve), creata dal predecessore socialista per rafforzare la capacità di reazione alle catastrofi. Martedì, in quel «giorno peggiore», Mazón si è mosso con ritardo estremo: solo alle venti di sera i valenciani hanno ricevuto sul telefonino una allerta.

«In Spagna le competenze e quindi il potere dei presidenti regionali sono molto maggiori. Mazón è nel Partito popolare da oltre vent’anni e ha saputo adattarsi alle varie fasi politiche», spiega lo storico Steven Forti dell’Universitat Autònoma de Barcelona, esperto di destre estreme. «Ma al di là dell’apparenza moderata, l’agenda di Mazón non lo è, come mostrano i rapporti con Vox e l’agenda neoliberale che comprende la mancata prevenzione ambientale».

Mentre il leader del partito popolare Alberto Núñez Feijóo spara accuse contro il premier socialista, Mazón si mostra collaborativo con Pedro Sánchez. Il governo ha aumentato a centinaia i militari per dare supporto nell’area colpita. Il ministro degli Interni Fernando Grande-Marlaska è lui stesso andato a Valencia.

Intanto pezzi di Spagna restano bloccati: alcuni tratti stradali e ferroviari subiranno stop anche di due settimane; è annullato, tra le altre cose, il gran premio motociclistico di Valencia che era previsto per metà mese.

© Riproduzione riservata