- Mentre a Brescia si attende la decisione della Corte d’appello sull’eventuale estradizione della moglie di Panzeri in Belgio, dove il marito è già in carcere, gli inquirenti continuano a lavorare anche sulla pista marocchina.
- Dalle informazioni ottenute da Giorgi, ex assistente di Panzeri anche lui ora in carcere, l’eurodeputato sarebbe arrivato addirittura a concludere un patto con i servizi segreti marocchini.
- Ma i contatti erano già confermati dai Maroc-leaks, i documenti diplomatici riservati rubati negli ultimi anni da un hacker.
La Corte d’appello di Brescia ha dato il via libera all’estradizione di Maria Dolores Colleoni, la moglie di Antonio Panzeri, l’eurodeputato socialista arrestato dalla giustizia belga perché considerato il punto di riferimento di lobbisti qatarioti e marocchini per intervenire sulle decisioni del parlamento europeo. Entrambi sono stati arrestati, la 67enne Colleoni fino a questo momento era ai domiciliari. La corte ha accolto così la richiesta del mandato d’arresto europeo firmato dal giudice di Bruxelles Michel Claise. La decisione di ieri presuppone il suo rientro in carcere e per evitare ciò la difesa sta valutando di impugnare il provvedimento in Cassazione. Per oggi è prevista l’udienza di consegna della figlia Silvia. Il sostituto procuratore generale, Giovanni Benelli, aveva già raccomandato di affidarla al Belgio, nonostante i suoi legali abbiano sostenuto che una scelta simile «violerebbe la convenzione dei diritti umani perché il suo status passerebbe dai domiciliari al carcere». Secondo gli avvocati Angelo De Riso e Nicola Colli, inoltre, «qualora vi fosse la necessità» di ulteriori indagini, potrebbero essere svolte anche «a distanza».
Colleoni e la figlia sono accusate di concorso in associazione per delinquere, corruzione e riciclaggio nell’inchiesta di Bruxelles su presunte tangenti versate da Qatar e Marocco. Per la giustizia belga l’ex europarlamentare del Pd e poi di Articolo 1 è membro di «un’organizzazione criminale» che sarebbe finanziata da Marocco e Qatar, e la moglie «sembra essere pienamente consapevole delle attività» del marito e sembra «persino partecipare nel trasporto dei “regali” dati al Marocco da A.A., ambasciatore del Marocco in Polonia». Durante l’udienza, Colleoni ha dato la sua versione dei fatti. «Le vacanze da 100mila euro non sono mai state fatte. Inoltre non sapevo degli affari di mio marito», ha detto.
Avramopoulos e Mogherini
Nella vicenda dello scandalo di corruzione emergono nel frattempo nuovi nomi che avrebbero avuto legami con l’ong Fight Impunity di Panzeri. Ieri si è parlato soprattutto dell’ex alta rappresentante per la politica estera europea Federica Mogherini, così come dell’ex commissario Dimitris Avramopoulos, membri fino allo scandalo del comitato onorario dell’ong. L’ex commissario greco, tirato in ballo da un articolo de La Stampa, ha detto che la sua attività «è stata fin dall’inizio senza responsabilità esecutive o manageriali».
«Il comitato a cui ho partecipato - con personalità come Federica Mogherini, l’ex premier francese Bernard Cazeneuve e la senatrice Emma Bonino, tra gli altri - era del tutto onorario. Per la mia partecipazione e il compenso che l’accompagnava ho chiesto l’approvazione della Commissione europea e mi è stata data per iscritto, dalla presidente Von der Leyen». Il compenso è stato per un anno (febbraio 2021-febbraio 2022) di 5mila euro al mese che sono stati tassati in Grecia, ha detto l’ex commissario.
Intanto, ieri ha diffuso una nota anche il segretario generale dell’Ituc, Luca Visentini. La sua dichiarazione ha convinto il giudice di Bruxelles che ha deciso di scarcerarlo dopo il suo arresto lo scorso 9 dicembre dopo che in un il filmato si vedeva come Panzeri gli consegnava tre buste che contenevano 50mila euro in contanti.
«Ho ricevuto una donazione da Fight Impunity, per un importo complessivo inferiore a 50mila euro sotto forma di donazione per rimborsare alcuni costi della mia campagna per il Congresso della Ituc (Confederazione Internazionale dei Sindacati), e in denaro sotto forma di donazione che ho trasferito come tale al Fondo di Solidarietà Ituc, per sostenere i costi di viaggio al Congresso per i sindacati. Non mi è stato chiesto, né ho chiesto nulla in cambio del denaro e non sono state poste condizioni di alcun tipo per questa donazione», si legge. Dossier Marocco Resta sotto l’attenzione degli inquirenti anche la pistamarocchina che pure coinvolge molto da vicino Panzeri, che già nel 2011 era stato nel paese come presidente della delegazione del parlamento per i rapporti con il Maghreb. Il nome dell’eurodeputato compare anche nella corrispondenza tra un non meglio identificato ambasciatore marocchino in missione a Bruxelles come lobbista.
L’ambasciatore l’avrebbe incontrato più volte Panzeri, scrive in una lettera che risale al 2012 ed è contenuta nei Maroc-leaks, documenti diplomatici riservati trafugati da un hacker.
I rapporti sarebbero iniziati già nel 2011 e da lì sarebbe cominciata la preparazione del viaggio dell’eurodeputato. Da quel dossier emergeva anche la strategia del paese nordafricano per sviluppare i rapporti con l’Ue necessari per concludere accordi su ittica e agricoltura che andavano a scapito del Sahara occidentale, una zona occupata dal Marocco ma secondo l’Onu indipendente. Gli accordi, conclusi nel 2012, saranno per questo motivo annullati nel 2021.
Per quanto riguarda Panzeri, il salto di qualità nei rapporti con le autorità marocchine ci sarebbe stato nel 2019, quando, secondo le deposizioni del suo ex assistente Francesco Giorgi, avrebbe avuto nuovi contatti con la Dged, i servizi marocchini per l’estero.© Riproduzione riservata