- Il progetto di un nuovo gruppo che riunisca sovranisti, conservatori e orbaniani sta stimolando divisioni a catena dentro i partiti, come gli screzi tra Giorgetti e Salvini, e fra i partiti.
- L’ultima grande frattura è quella segnalata ieri in anteprima da Domani. In risposta alle accelerazioni di Salvini e Le Pen sul nuovo gruppo, Meloni, che è presidente dei conservatori europei oltre che leader di FdI, boicotterà l’incontro di dicembre a Varsavia organizzato da Kaczynski. Così rompe coi suoi stessi alleati del Pis.
- Quella che doveva essere la ricomposizione delle destre europee innesca invece la loro scomposizione. Ecco su cosa ci si divide, come si è arrivati fin qui e perché proprio ora.
Giorgia Meloni non andrà all’incontro delle destre organizzato per il 2 e 3 dicembre a Varsavia da Jaroslaw Kaczynski: dà buca al suo stesso alleato. Quella che doveva essere la ricomposizione delle destre europee innesca invece la loro scomposizione. Il progetto di un nuovo gruppo che riunisca sovranisti, conservatori e orbaniani sta stimolando divisioni a catena dentro i partiti, come gli screzi tra Giancarlo Giorgetti e Matteo Salvini, e fra i partiti. L’ultima grande frattura è quella segnalata ieri in anteprima online da Domani: Meloni, presidente dei conservatori europei oltre che leader di Fratelli d’Italia, pur di frenare sul piano del nuovo gruppo, finisce per dar buca ai suoi stessi alleati, i conservatori polacchi del Pis. Per frenare su un matrimonio europeo che la costringerebbe a nozze con Salvini, e che metterebbe a rischio i ruoli chiave presidiati al momento da FdI dentro i conservatori, Meloni dà segnali di frattura ai suoi stessi alleati storici. Così ora ci sono divisioni dentro la Lega, tra Lega e Fratelli, tra Fratelli e Pis… Più che nuova unione, vecchie e nuove divisioni nel fronte sovranista.
Premessa: Perché ora
Unire le ultradestre è un sogno già fallito prima delle europee 2019, ma torna in discussione in primavera, quando Fidesz, il partito di Viktor Orbán, rompe definitivamente coi popolari europei. Il primo aprile Matteo Salvini, del gruppo europeo sovranista Identità e democrazia, e Mateusz Morawiecki, premier polacco affiliato ai conservatori, accettano l’invito del premier ungherese a Budapest. Convengono su una nuova iniziativa politica. Marco Zanni azzarda anche un nome: “New Conservatives”. A luglio partiti provenienti sia da Ecr che Id, compresi Fratelli e Lega quindi, siglano con Fidesz una carta che in teoria – per Meloni ad esempio – è sul futuro dell’Europa, in pratica è – per chi lo vuole – una bozza sul futuro della destra unita. A novembre il processo si accelera: bisogna decidere se stipulare una forma di alleanza entro le elezioni di midterm dell’Europarlamento, dunque entro gennaio. Tra gli avvantaggiati, i non iscritti che entrando in un gruppo non sarebbero così esclusi da decisioni e potere, e chi spera facendo gruppo di frantumare di più i cordoni sanitari. Tra i contrari, chi preferisce aspettare le elezioni nazionali oltre che europee. Fratelli sa che la fotografia attuale degli eletti, con i leghisti in forze, potrebbe uscire ridimensionata al prossimo voto. Inoltre Meloni ha conquistato la presidenza dei conservatori, Raffaele Fitto di FdI è copresidente assieme a Ryszard Legutko del Pis. Non ha alcuna intenzione di frantumare il gruppo e perder posizioni di vantaggio. Perciò frena.
Fase 1: Fratture nella Lega
Il mese di novembre, lo stesso in cui fervono i preparativi per il midterm, segna una brusca accelerazione sul tema dell’eventuale nuovo gruppo. Il primo attrito è legato proprio a divergenze interne alla Lega. Mentre Giancarlo Giorgetti prende posizione pubblicamente per una Lega ancorata alla famiglia popolare, Matteo Salvini reagisce con segnali propulsivi di una nuova formazione neosovranista. Poche ore dopo le dichiarazioni del moderato Giorgetti, Salvini fa l’oltranzista: circola la notizia di una videochiamata con i premier polacco e ungherese. Tutti confermano che il contatto c’è stato, ma non tutti sono d’accordo che davvero il nuovo gruppo sia pronto al battesimo. Dentro gli stessi Pis e Fidesz, fonti interne dicono che in realtà è difficile che la nuova formazione nasca a stretto giro. Tuttavia lo spin leghista dà il segnale che il progetto di nuovo gruppo sia sbloccato. Il segnale è anzitutto per Giorgetti. Ma Meloni reagisce: «Un nuovo gruppo? Sicuramente è una questione che non si risolve oggi».
Fase 2: Meloni rischia tutto
Nuovo terremoto in settimana. L’11 novembre Salvini dichiara che Kaczysnki lo ha invitato a Varsavia a inizio dicembre, e nelle stesse ore Fitto riallinea i conservatori: lui e Legutko dichiarano che «alla luce dei recenti sviluppi confermiamo la volontà di mantenere unito e rinforzare il gruppo Ecr nella seconda metà di mandato». Significa che al massimo chi vuole – gli ungheresi – si può aggiungere ai conservatori, ma nessuno deve scomporre quel gruppo né tantomeno togliere a Fratelli i suoi ruoli apicali. Il paradosso è che adesso proprio Fratelli rischia di scomporlo.
Fase 3: Conservatori divisi
L’invito di Kaczynski, che Salvini esibisce, è in realtà un invito a Varsavia il 2 e 3 dicembre, rivolto a tutte quelle formazioni che hanno sottoscritto la carta di luglio. Anche la partecipazione di Meloni è prevista, come pure dei suoi alleati di Vox. Fratelli vuole andare, ma a condizione che non si acceleri sul nuovo gruppo. Cosa che invece Marine Le Pen, alleata di Salvini e sua coinquilina tra i sovranisti di Id, prova a fare: in un’intervista al Corriere uscita ieri, insiste sul nuovo gruppo da sancire. Reazione immediata di Fitto: «Un nuovo gruppo non è all’ordine del giorno». Ecr non si tocca, «continueremo a essere la voce conservatrice d’Europa anche grazie all’autorevolezza di Meloni presidente del partito Ecr». Reazione altrettanto immediata di Meloni: non andrà a Varsavia. Per smarcarsi da Salvini e Le Pen finisce per dar buca a Kaczynski; ma la delegazione Pis è il pezzo forte dei conservatori. Così il nuovo gruppo divide i sovranisti prima ancora di unirli. E la Lega rincara: Lorenzo Fontana insiste, «sul grande gruppo non ci arrendiamo».
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