Il cancelliere tedesco a Davos ha sfoggiato il suo talento più grande: tergiversare. Olaf Scholz ha dedicato il suo intervento alla transizione energetica in Germania, sottolineando quanto è già stato fatto e quanto resta da fare, e come il suo paese rimarrà un partner competitivo anche quando otterrà buona parte della sua energia dalle rinnovabili.

Scholz ha parlato anche della guerra, di come ha cambiato le prospettive economiche e di come ha costretto la Germania a sostituire le forniture russe cercando alternative, per ora per quanto riguarda gas e petrolio, per il futuro sfruttando le energie green. Ma lo scoppio del conflitto, ha detto il cancelliere, è stata anche l’occasione per rivalutare la posizione geopolitica della Germania. Sta di fatto, ha sottolineato, che gli obiettivi imperialisti della Russia possono già considerarsi falliti.

Ma l’elefante nella stanza è la decisione di mandare panzer a sostegno degli ucraini oppure no. Solo poche settimane fa, dopo la pressione congiunta di Francia e Stati Uniti, Berlino ha deciso di mandare mezzi di difesa, ma il governo resta timido sull’invio dei Leopard, il modello di panzer da combattimento che il governo ucraino chiede da tempo.

L’Ucraina

A una domanda dal pubblico su questo argomento, il cancelliere ha preso tempo, elencando tutte le armi che Berlino già fornisce a Kiev, e sottolineando il fatto che in termini assoluti hanno fornito più attrezzature della Germania solo Regno Unito e Stati Uniti. La chiusura del ragionamento è l’idea che Scholz difende dall’inizio della guerra: Berlino non può permettersi fughe solitarie e deve continuare a concordare la sua strategia con gli alleati.

Ci sarà occasione per farlo oggi e domani nella base aerea Nato di Ramstein, dove sono convocati i ministri della Difesa dell’alleanza occidentale.

Già oggi, subito dopo il giuramento davanti al presidente della Repubblica, il neoministro Boris Pistorius dovrà tenere testa al suo collega americano. Sicuramente i panzer saranno un tema, considerato che alcuni alleati europei hanno già annunciato di volere cedere quelli in loro possesso a Kiev: per farlo avranno comunque bisogno dell’autorizzazione della Germania, produttrice dei Leopard.

L’Iran

Ma Scholz non ha proposto alla platea di Davos il salto di qualità nel sostegno all’Ucraina che si aspettava.

Stesso discorso per le proteste iraniane: di fronte a una domanda dal pubblico sull’opportunità di dichiarare le guardie della rivoluzione un’organizzazione terroristica – come gli Stati Uniti hanno fatto di recente – il cancelliere ha annunciato nuove trattative con i partner europei.

Anche in questo caso, nessuna iniziativa autonoma del governo tedesco: «Sosteniamo la popolazione iraniana, i giovani e le donne, nella loro lotta per la democrazia. Il governo iraniano sta sparando contro la sua stessa gente. Abbiamo stabilito nuove sanzioni, insieme anche ai nostri alleati, e altre saranno prese».

La linea più chiara di Scholz è quella emersa dal suo intervento, in cui ha rilanciato l’importanza di un pacchetto dell’Unione di sostegno allo sviluppo delle tecnologie green per «evitare la discriminazione dei paesi europei» causata dagli incentivi americani contenuti nel pacchetto licenziato dall’amministrazione Biden. I fondi, secondo il cancelliere, non andranno cercati in un nuovo strumento di indebitamento, ma nel recovery plan creato durante la pandemia. «Degli oltre 700 miliardi del piano è stato speso solo il 20 per cento» ha detto Scholz.

Anche quello, un argomento da discutere con «gli amici europei».

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