Dopo una notte di negoziati sul clima, stamattina il vertice dei capi di stato e di governo dei paesi dell’Eurozona ha dato il via libera alla tanto discussa (in Italia) riforma del Meccanismo europeo di stabilità. Rinviato a giugno ogni discorso sull'Unione monetaria e bancaria
Dopo una notte di negoziati sul clima, stamattina i leader europei si sono riuniti nell’Eurosummit, il vertice dei capi di stato e di governo dei paesi dell’area euro: in questa occasione è stata ratificata la tanto discussa (in Italia) riforma del Mes, oltre all'introduzione del paracadute finanziario (backstop) per il fondo salva-banche. Dal documento di conclusioni dell’Eurosummit emerge la soddisfazione dei leader europei, che considerano l’accordo raggiunto «un passo fondamentale che spiana la strada al rafforzamento dell'Unione monetaria e dell'Unione bancaria». Su questi ultimi due temi, però, tutto è rinviato almeno a giugno 2021.
I leader prendono atto della lettera del presidente dell'Eurogruppo (vertice dei ministri delle Finanze dei paesi dell’area euro) del 4 dicembre che annunciava l'accordo trovato sul Meccanismo europeo di stabilità, ricordando che così era stato stabilito nel vertice di giugno 2018. Si tratta di una presa d'atto che significa che l'intesa è di fatto data per scontata. Allo stesso tempo, l’Eurogruppo viene invitato «a preparare, su base consensuale, un calendario di lavoro vincolante su tutti gli elementi che mancano per completare l'Unione bancaria».
Gli accordi raggiunti ieri nel Consiglio europeo
La giornata di ieri a Bruxelles, invece, si è rivelata decisiva per l’approvazione dell’accordo sul bilancio europeo e sul programma Next Generation Eu, un pacchetto da 1.800 miliardi di euro per dare una risposta alla crisi generata dalla pandemia da Covid-19. «L’Europa va avanti!», ha scritto la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, festeggiando l’accordo.
Decisivo per l’intesa è stato il superamento del veto di Ungheria e Polonia, due dei “paesi frugali” che da sempre si sono opposti al Recovery Fund e soprattutto avevano votato contro l’unico punto dell’accordo che richiedeva l’unanimità, quello del voto sulle risorse proprie, cioè le nuove imposte europee per finanziare in parte il nuovo bilancio. In particolare i due leader, Viktor Orban e Mateusz Morawiecki, contestavano il meccanismo dello stato di diritto, quello che lega l’erogazione dei fondi al rispetto dell’indipendenza dei poteri dello stato e dei diritti democratici.
I leader hanno anche approvato le conclusioni sul vaccino che diversi paesi dovrebbero iniziare a somministrare la prima settimana di gennaio. Il testo dice che le politiche di allentamento sulle restrizioni e in particolare quelle per i viaggi transfrontalieri dovrebbero essere coordinate.
Nella notte, infine, è arrivato l’accordo sul clima, che prevede il taglio del 55 per cento delle emissioni inquinanti di gas serra entro il 2030. Il parametro di riferimento, in questo caso, è quello delle emissioni del 1999. L’accordo precedente fissava come obiettivo il 40 per cento: la nuova proposta, dunque, è migliorativa. L’obiettivo del 55 per cento è tuttavia più modesto rispetto al 60 per cento indicato in precedenza dal Parlamento europeo.
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