Dopo negoziati e tensioni, la presidente assicura al commissario meloniano una delle sei vicepresidenze esecutive motivando la scelta con ragioni «geografiche e di genere» e con «la sua vasta esperienza». Meloni esulta. Ora l’Europarlamento metterà i nomi alla graticola
Dopo un rinvio e dopo intensi negoziati politici, questa mattina Ursula von der Leyen ha presentato la definizione del futuro collegio dei commissari a Strasburgo, davanti alla conferenza dei presidenti (i capigruppo) dell’Europarlamento e successivamente alla stampa.
Fitto, Meloni e le vicepresidenze esecutive
«L’importanza dell’Italia si riflette bene nel portafogli e l’equilibrio è mantenuto», sostiene von der Leyen: Raffaele Fitto sarà il vicepresidente esecutivo per coesione e riforme. «Sarà responsabile del portafoglio che gestisce la politica di coesione, lo sviluppo regionale e le città. Faremo affidamento sulla sua estesa esperienza per aiutare a modernizzare e rafforzare le nostre politiche di coesione, investimento e crescita».
«Si tratta dello stesso portafoglio coesione e riforme del precedente collegio», chiarisce von der Leyen quando le si chiede come mai abbia assegnato a un esponente di Ecr, un gruppo che è sempre stato contrario alle riforme dell’Ue, il portafoglio delle riforme. Dunque è il portafogli prima gestito dalla economista portoghese Elisa Ferreira.
Nella lettera di missione di Fitto, nella quale compare l’attribuzione dettagliata delle competenze (qui il testo della lettera), è citato anche Next Generation EU e i Pnrr: su questo Fitto dovrà lavorare in tandem con Valdis Dombrovskis.
Oltre all’Italia, le vicepresidenze esecutive vanno a Estonia, Francia, Spagna, Romania, Finlandia.
Immediata la rivendicazione politica da parte di Giorgia Meloni, che sostiene: «L’Italia torna finalmente protagonista in Europa. Un riconoscimento importante che conferma il ritrovato ruolo centrale della nostra Nazione in ambito UE».
Nel precedente mandato l’Italia con Paolo Gentiloni gestiva gli Affari economici, dunque l’esordio dell’indebitamento comune (Next Generation EU) e la riforma del patto di stabilità. In precedenza il paese aveva gestito la concorrenza (Mario Monti) e persino la presidenza (Romano Prodi).
L’assegnazione di una vicepresidenza esecutiva all’estrema destra meloniana (Conservatori europei) è oggetto di critiche da parte delle famiglie progressiste, che promettono un’audizione severa per verificare «l’europeismo» di Fitto.
Von der Leyen ha ammortizzato le critiche così: ha precisato che «da trattati ogni commissario è pari rispetto all’altro, dunque tutti devono lavorare insieme. In questo contesto ogni vicepresidente esecutivo avrà un portafoglio che gli richiederà di cooperare con altri commissari. Ecco perché non avremo la componente aggiuntiva dei vicepresidenti». Solo vicepresidenze esecutive, quindi, «in una struttura più fluida e di maggior coordinamento tra le politiche, come indicato nel rapporto Draghi».
Poi von der Leyen ha giustificato l’assegnazione delle vicepresidenze esecutive con argomenti di equilibrio geografico e di genere. La geografia riguarda le fasi di integrazione dell’Ue: «Tre da stati membri che erano nel progetto comune quando c’era la cortina di ferro, altri tre da paesi baltici ed est dell’Ue».
Quanto alle competenze «abbiamo ex membri di governo». Sul genere, «la Commissione è composta al 40 per cento da donne e quattro saranno vicepresidenti».
La struttura seguirà «tre filoni principali – prosperità, sicurezza e democrazia – con sullo sfondo la competitività e le due transizioni gemelle, la decarbonizzazione e la digitalizzazione dell’economia, le quali coinvolgono tutto il collegio. Una transizione equa per tutti: per riuscirci serve una coraggiosa strategia industriale, non per preservare il vecchio ma per abbracciare l’innovazione», dice la presidente reinterpretando in chiave industriale i piani verdi. «Bisogna spingere sulla coesione, il che ha un effetto sul modello sociale. Anche la dimensione esterna gioca un ruolo importante. Su questi principi si basano le vicepresidenze esecutive».
Tutta la squadra
La prima vicepresidente esecutiva sarà l’ormai ex vicepremier socialista spagnola Teresa Ribera (clean, just and competitive transition, responsabile anche per la politica di competitività). Si occuperà di decarbonizzare e industrializzare allo stesso tempo. Si nota cje Wopke Hoekstra ha il portafogli clima (e net zero e crescita pulita), ma su questo von der Leyen risponde che «la realtà non può essere separata rigidamente in delle scatole».
Stéphane Séjourné, che ieri ha rimpiazzato Thierry Breton come nomina francese, è vicepresidente esecutivo alla «prosperità e strategia industriale». «Il presidente francese ha fatto questa scelta dopo essersi consultato con Barnier; conosco Séjourné, abbiamo lavorato molto bene insieme».
Henna Virkkunen: sovranità tecnologica, sicurezza e democrazia. Roxana Mînzatu: «People, skills and preparedness». Kaja Kallas (l’alta rappresentante Ue): Affari esteri e politica di sicurezza.
I ruoli per i commissari riconfermati
- Maroš Šefčovič (già commissario in precedenza e nominato dalla Slovacchia di Robert Fico) «avrà due ruoli»: commissario al commercio e alla sicurezza economica («un nuovo portafoglio che include le politiche doganali) e commissario per le relazioni interistituzionali e la trasparenza; «per questo secondo ruolo riferirà direttamente a me».
- Valdis Dombrovskis (pure lui già commissario, e in precedenza con ruoli chiave) sarà commissario all’economia e alla produttività; «gli assegno anche implementazione e semplificazione, delle quali riferirà a me».
- Dubravka Šuica (croata, anche lei al bis) sarà commissaria al Mediterraneo, «il che significa anche essere responsabile della cooperazione col vicinato meridionale; coopererà con Kallas e altri commissari per sviluppare i nostri comuni interessi nella regione».
- L’orbaniano Olivér Várhely, al centro di polemiche e controversie, diventa commissario alla Salute e al Benessere animale: «Sarà responsabile di costruire l’Unione europea della salute, della lotta contro il cancro e della prevenzione».
- Wopke Hoekstra, il falco olandese che aveva ereditato non senza polemiche da Timmermans il clima, sarà «commissario al clima, emissioni zero e crescita pulita. Lavorerà all’implementazione e adattamento, alla diplomazia climatica, alla decarbonizzazione, e sarà anche responsabile del dossier tasse».
I nuovi commissari
Da tenere in mente in questo elenco: il bilancio Ue va alla Polonia, con il fedelissimo tuskiano Piotr Serafin che dovrà riferire direttamente a von der Leyen. L’agricoltura, cavallo di battaglia del Ppe, va infatti ai popolari, e in particolare al cristianodemocratico lussemburghese Christophe Hansen, che deve sviluppare una “visione” entro i primi 100 giorni. Interessante anche il ruolo assegnato alla commissaria portoghese. Di seguito tutti gli incarichi.
- «Il nuovo nome sloveno attende la consultazione del parlamento per un parere non vincolante», Marta Kos sarà commissaria all’allargamento e responsabile anche per il vicinato orientale. «Lavorerà per supportare l’Ucraina e proseguire il lavoro di ricostruzione, oltre che aiutare i paesi candidati a prepararsi per l’ingresso in Ue».
- Andrius Kubilius sarà commissario per Difesa e Spazio, «lavorerà per sviluppare l’Unione della difesa e per incentivare investimenti e capacità industriale».
- Jozef Síkela sarà commissario per le partnership internazionali, guiderà i lavori per la Global Gateway (il contraltare europeo alla via della seta).
- Costas Kadis sarà commissario a pesca e oceani e «presenterà il primo patto europeo per gli oceani».
- Maria Luís Albuquerque si occuperà dei servizi finanziari e dell’unione dei risparmi e degli investimenti. «Che sarà vitale per rafforzare e completare la nostra unione dei mercati dei capitali e per assicurare che gli investimenti privati rafforzino la nostra produttività e innovazione» (su questo si legge un riferimento alla strategia Draghi).
- Hadja Lahbib sarà commissaria alla «prontezza e gestione delle crisi», dunque protezione civile, guida degli «sforzi nella gestione delle crisi e negli aiuti umanitari».
- L’ ormai ex ministro delle Finanze austriaco Magnus Brunner si occuperà di Affari interni e Migrazione. «Naturalmente darà seguito al patto su asilo e migrazione, ma si occuperà anche di rafforzare le nostre frontiere e di sviluppare una nuova strategia interna di sicurezza». Quest’ultimo punto risuona con la scelta tedesca, entrata in vigore ieri, di ripristinare i controlli ai confini.
- Jessika Roswall sarà commissaria all’Ambiente, resilienza idrica ed economia circolare competitiva.
- Alla Polonia di Tusk, e in particolare a Piotr Serafin, va il bilancio Ue, come era stato ventilato da tempo su Domani. Serafin si occuperà di bilancio, lotta alle frodi e pubblica amministrazione. «Riferirà direttamente a me e si focalizzerà sulla preparazione del prossimo bilancio di lungo termine».
- Dan Jørgensen sarà commissario all’Energia e alla Casa: «aiuterà a tenere sotto controllo i prezzi dell’energia, a investire in energia pulita e assicurare che ci liberiamo dalle nostre dipendenze». In quanto primo commissario alla Casa «si occuperà di tutti gli aspetti, dall’efficienza energetica a investimenti ed edilizia».
- Ekaterina Zaharieva sarà commissaria alla ricerca e innovazione.
- Michael McGrath si occuperà di democrazia, giustizia e stato di diritto (rule of law). «Porterà avanti lo European Democracy Shield, lo scudo della democrazia europea, e il nostro lavoro su rule of law, lotta alla corruzione e protezione dei consumatori».
- Apostolos Tzitzikostas si occuperà di trasporto sostenibile e turismo, è responsabile della circolazione di beni e persone, «settori essenziali per la competitività ma pure per le nostre transizioni».
- Christophe Hansen sarà commissario all’Agricoltura e all’Alimentazione. Dovrà concretizzare le raccomandazioni del dialogo strategico «e sulla base di questo sviluppare una “visione per agricoltura e cibo” nei primi cento giorni del suo mandato».
- Glenn Micallef sarà commissario per l’equità intergenerazionale.
I pregressi
Due settimane fa era arrivata l’irritazione dei liberali sul posizionamento del meloniano Raffaele Fitto nella futura Commissione europea. La scorsa settimana c’è stato l’ultimatum dei socialisti, accompagnato dalle forti perplessità dei verdi sempre su Fitto. E tutto ciò sarebbe già bastato a far cadere l’alibi sloveno – cioè le faccende di procedura – per il continuo rinvio dell’annuncio della squadra da parte di Ursula von der Leyen.
Poi questo lunedì – coi negoziati che andavano avanti intensamente perché in agenda la presentazione della squadra era prevista per il giorno seguente – è arrivato pure il j’accuse di Thierry Breton. La lettera con cui si dimette stizzito dalla Commissione europea, accusando la presidente di una «governance discutibile», è una potenziale bomba politica se non fosse che pure l’Eliseo era partecipe nel rimpiazzare Breton con il fedele Stéphane Séjourné.
Cosa succede dopo
Dopo che von der Leyen ha definito per iscritto la articolazione di competenze dei commissari, arriverà una lettera dal Consiglio dopodiché un’ulteriore fase spetta all’Europarlamento. La commissione giuridica verificherà che Fitto e gli altri membri della squadra non abbiano conflitti di interesse, dopodiché in base alle deleghe attribuite si deciderà quali commissioni debbano mettere sotto torchio gli aspiranti commissari.
Le audizioni rappresentano una fase cruciale del confronto politico. Servirà infine il via libera dei due terzi dei coordinatori di commissione per una approvazione: la loro lettera di valutazione giocherà un ruolo importante, e solo dopo – quando tutti i commissari saranno passati sotto la graticola – la plenaria dovrà approvare la nuova Commissione europea.
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