- La chiamata di Salvini con Morawiecki e Orbán è un segnale interno per Giorgetti ed è un modo dei tre leader per farsi forza tra loro. Ma in realtà il progetto per il nuovo gruppo di destra non si è sbloccato, anzi.
- «I tre hanno discusso se lanciare un nuovo gruppo al Parlamento Ue ora o in vista delle elezioni europee. Questa seconda ipotesi è la più probabile, in tutta franchezza», dice l’eurodeputato del Pis Zdzisław Krasnodębski.
- Anche da Budapest, dietro la propaganda trapela altro. Katalin Halmai, giornalista ungherese di stanza a Bruxelles, dice che «in realtà è tutto fermo. Non ho visto sviluppi e non penso arrivino entro il midterm. Se ne parla dopo».
La nuova alleanza tra sovranisti e conservatori in Europa è più ferma che mai, anche se la propaganda dice il contrario. Comincia Matteo Salvini che deve posizionarsi rispetto al “moderato europeista” Giancarlo Giorgetti. A Mateusz Morawiecki non dispiace esibire alleanze davanti a un’Europa irritata per le mosse del governo polacco. Viktor Orbán, che ha avviato il dialogo fra i tre in primavera, ne approfitta per mostrare i muscoli davanti a un’opposizione unita. I tre leader sono in una posizione di tale debolezza da dover farsi forza tra loro.
Ma è vero che la videochiamata di mercoledì ha accelerato la formazione di un nuovo gruppo al parlamento europeo? Gli elementi raccolti dicono il contrario.
Obiettivo europee
«Il dialogo parte dalla dichiarazione comune di luglio», dice l’eurodeputato del Pis Zdzisław Krasnodębski, ex vicepresidente del parlamento europeo e fedelissimo del leader del partito, Jaroslaw Kaczinsky. La dichiarazione comune a cui fa riferimento è una carta dei valori che ha messo assieme il partito ungherese Fidesz e una quindicina di formazioni provenienti sia dal gruppo sovranista Id – ad esempio la Lega e il Rassemblement National di Marine Le Pen, ma non i più estremisti come Afd – sia da quello conservatore Ecr guidato da Giorgia Meloni, tra cui Fratelli d’Italia e lo stesso Pis. «La chiamata è stata sull’opportunità o meno di organizzare un nuovo gruppo al parlamento europeo: i tre hanno discusso se farlo ora oppure pensarci in vista delle elezioni europee, costruendo una bella campagna contro le derive di sinistra e liberali. Questa seconda ipotesi è la cosa più probabile, in tutta franchezza». Ma la videocall non era un’accelerazione del progetto? Sui giornali polacchi è passata quasi inosservata. Gazeta Wyborcza ne ha scritto sottolineando: «Che ci sia un piano dei tre partiti sovranisti di staccarsi dai loro gruppi e formare una nuova fazione è una informazione che viene riportata da un quotidiano italiano citando fonti interne alla Lega vicine a Salvini». Per il portavoce di Salvini non c’è alcuna versione ufficiale sui contenuti del meeting. La notizia, dice, è stata diffusa dai polacchi e solo confermata dai leghisti.
Visto da Budapest
Ma ufficialmente qualcuno che non risparmia dichiarazioni entusiaste c’è ed è Fidesz, il partito di Orbán, che da quando è uscito dal Ppe si è fatto promotore di una nuova alleanza. A Budapest la notizia della videocall si è diffusa, il portavoce del premier l’ha confermata, e si è parlato di «interlocuzioni in corso per tutta la settimana» per arrivare a un nuovo gruppo politico europeo. Ma per Katalin Halmai, giornalista ungherese di stanza a Bruxelles, «la percezione da qui è che in realtà sia tutto fermo. Io sul campo europeo non ho visto nessuno sviluppo e non penso ci sarà in tempo per il midterm europeo (a gennaio ndr). Se ne parla dopo il voto ungherese». Dopotutto manca poco alla metà della legislatura Ue, quando verrà rinnovata anzitutto la figura del presidente del parlamento europeo. Tatticamente si spiega anche così la fretta. Ma i partiti sovranisti e conservatori sanno bene che i loro equilibri interni cambieranno presto in virtù dei voti nazionali imminenti, per esempio ad aprile nella Francia di Le Pen e nell’Ungheria di Orbán. E pure a seguito dei posizionamenti interni, con una destra italiana affollata da Meloni e Salvini, a sua volta in attrito con Giorgetti. «Un nuovo gruppo? Sicuramente è una questione che non si risolve oggi», commenta non a caso la leader di FdI.
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