Cresce l’interesse tra i giovani per le tematiche della violenza di genere, ma restano radicati nelle coppie stereotipi e tradizionali maccanismi di controllo e abuso
Alla vigilia di San Valentino, Save the Children, associazione che lavora per promuovere e tutelare i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza e che è impegnata anche nella promozione di progetti di intervento per la protezione delle donne vittime di violenza, ha pubblicato un rapporto dal titolo “Le ragazze stanno bene? Indagine sulla violenza di genere onlife in adolescenza”, volto a esplorare il tema degli stereotipi e della violenza di genere nelle relazioni intime onlife tra adolescenti in Italia.
Il termine onlife si riferisce alla dimensione relazionale e sociale dei giovani, intesa come continua interazione tra realtà online e offline, in un intreccio che regola le relazioni con l’altro e il modo di interagire con il mondo.
L’ambiente digitale ha infatti acquisito uno spazio estremamente importante nella sfera relazionale degli adolescenti, alterandone completamente le modalità di socializzazione, che sono diventate sempre più veloci e pervasive. Prendere in considerazione la connessione che lega le dimensioni del reale e del virtuale diventa quindi necessario per comprendere fino in fondo le dinamiche che regolano le relazioni intime tra giovani.
Il sondaggio, in collaborazione con Ipsos, è stato realizzato intervistando un campione rappresentativo di 800 ragazzi e ragazze tra i 14 e i 18 anni, e indaga gli stereotipi di genere e le opinioni rispetto ai ruoli nelle relazioni intime, con un focus su varie forme di violenza, e l’esperienza diretta e indiretta di alcune forme di violenza onlife, come ad esempio le dinamiche di controllo e possesso nelle relazioni.
Resistenza agli stereotipi
Alcuni stereotipi, tipici delle relazioni tra adulti, sembrano resistere anche nelle relazioni intime tra adolescenti. I dati raccolti restituiscono un’immagine della ragazza, o forse della donna in generale, come più preparata sul punto di vista affettivo. Il pianto, insieme alle capacità relazionali che riguardano la cura e l’ascolto dell’altro, viene indicato dal 70 per cento degli intervistati come elemento prettamente femminile, qualcosa che allontana il ragazzo dal concetto di mascolinità, in un’ottica ancora legata a quegli stereotipi di genere che a lungo hanno condizionato le relazioni tra sessi.
Altro dato significativo per l’indagine vede il 39 per cento del campione affermare che le ragazze siano più inclini a sacrificarsi per il bene della relazione, con una percentuale che sale al 51 per cento tra le ragazze. Sono invece meno diffusi stereotipi relativi alle capacità logiche e all’ambito lavorativo.
Violenza sessuale e consenso
Le risposte dei ragazzi e delle ragazze intervistate sul tema della violenza sessuale mostrano l’esistenza di pregiudizi e stereotipi profondamente radicati, che molte volte portano a scaricare sulla vittima una parte di responsabilità per la violenza che subisce. Il 43 per cento degli intervistati si dichiara molto o abbastanza d’accordo con l’opinione che se davvero una ragazza non vuole avere un rapporto sessuale con qualcuno, il modo di sottrarsi lo trova, e il 29 per cento pensa che le ragazze possano contribuire a provocare la violenza sessuale con il loro modo di vestire e di comportarsi.
Anche riguardo al consenso emergono diversi meccanismi di normalizzazione della violenza, che portano il 24 per cento del campione a dichiarare che se una ragazza non dice chiaramente «no» vuol dire che è disponibile al rapporto sessuale. Esiste inoltre una sorta di scollamento tra la percezione del consenso e i comportamenti che vengono messi in atto: se il 90 per cento ritiene necessario chiedere il consenso sempre, anche all’interno di una relazione stabile, in gran parte dei casi questa convinzione teorica non si traduce in un comportamento concreto, considerando che il 36 per cento ritiene di poter dare sempre per scontato il consenso della persona con cui si ha una relazione.
Controllo e violenza
Particolarmente sconcertante è l’opinione dei ragazzi riguardo i comportamenti controllanti o violenti che molte volte vengono messi in atto nelle relazioni di coppia. Il 65 per cento dichiara di aver subìto dal partner almeno un comportamento di controllo e il 52 per cento di aver subito comportamenti violenti, mentre il 47 per cento ammette di aver almeno una volta messo in atto tali comportamenti con il proprio partner.
In generale, i comportamenti di controllo nelle relazioni intime sembrano essere considerati in qualche misura accettabili e vengono praticati da una rilevante percentuale di adolescenti, senza grandi distinzioni tra ragazzi e ragazze. La gelosia, che può tradursi in atteggiamenti possessivi quando non violenti, viene indicata come segno di amore dal 30 per cento degli intervistati, in particolar modo tra i ragazzi.
Sono normalizzate anche pratiche come richiedere di geolocalizzare gli spostamenti del proprio fidanzato/a, accettata dal 20 per cento del campione, o affermare che in una relazione intima può succedere che scappi uno schiaffo ogni tanto (17 per cento).
Relazioni onlife
Gli abusi e la violenza di genere viaggiano trasversali tra il mondo online e quello offline, creando dinamiche nuove che però ripetono schemi già visti. Il 28 per cento dei ragazzi e delle ragazze ha dichiarato di aver scambiato video o foto intime con il proprio partner o con persone verso le quali aveva un interesse, nonostante più della metà pensi che chi invia foto intime accetti sempre i rischi che corre, compreso quello che le foto possano essere condivise con altri.
Appare piuttosto preoccupante il fatto che un adolescente su 10 ha condiviso, almeno una volta, foto o video intimi della persona con cui aveva una relazione senza il suo consenso esplicito.
Più interesse sulle tematiche di genere
Nel complesso, i dati raccolti testimoniano un forte interesse rispetto ai temi affrontati nella maggioranza dei ragazzi e delle ragazze intervistate, nonché un’apertura al confronto sui temi della violenza tra pari. L’82 per cento del campione, in prevalenza ragazze, dichiara di essere molto o abbastanza interessato, e il 58 per cento sostiene che l’interesse per tali tematiche è aumentato negli ultimi tempi. In particolare, film, serie Tv e documentari vengono indicati come canali preferiti nella formazione e nell’approfondimento di queste tematiche, mentre famiglia, amici e scuola, sono il contesto privilegiato in cui parlare di questi temi.
Quest’ultimo dato sottolinea l’alta responsabilità di genitori e docenti – figure di riferimento nel corso dell’adolescenza – nell’indirizzare verso la conoscenza e l’approfondimento dei temi che riguardano le relazioni tra pari.
Nonostante l’interesse crescente però, il sondaggio dimostra l’esistenza di una percentuale considerevole di giovani che tende a normalizzare gli stereotipi di genere e i comportamenti abusivi.
«Sono consapevoli ma non preparati, nel senso che sanno cosa sia la violenza di genere, ma lì per lì non saprebbero che strumenti usare», riferisce la docente Maria Chiara Brucia, intervistata da Ipsos. Caterina Rapini, altra docente ascoltata nel sondaggio, ha affermato: «Io su questo vedo una sorta di scollamento, cioè da un lato vedo che loro su certe cose su certa teoria sono molto molto più preparati degli adulti, ad esempio su cosa significa subire una molestia in strada, sul catcalling, sul fatto che la violenza di genere possa essere anche la violenza contro le persone Lgbtq+, poi però nella pratica fanno molti gesti quotidiani estremamente violenti soprattutto online. Non si rendono conto di quanto portato della violenza c’è dietro questi comportamenti e che si iscrivono nella violenza di genere, in quanto replica di dinamiche di potere e di controllo che ne sono proprie».
Gli interventi delle docenti mettono in luce un altro aspetto rilevante dell’indagine: le ragazze sembrano essere molto più consapevoli della radice sociale delle disuguaglianze e della violenza di genere, mentre i ragazzi hanno la tendenza a recriminare il singolo atto o il singolo uomo, non riconoscendo il problema come problema sociale.
Le conclusioni del sondaggio
«Il punto di vista degli adolescenti raccolto dall’indagine presenta una realtà complessa che merita di essere compresa in profondità. Se le modalità con cui gli adolescenti intrecciano le loro relazioni risultano profondamente trasformate dalla rivoluzione digitale, questa trasformazione non sembra aver inciso sui modelli di relazione che, in molti casi, restano legati alla riproposizione di stereotipi di genere, a tradizionali dinamiche di controllo e di possesso», ha commentato Raffaela Milano, Direttrice Ricerche e Formazione di Save the Children.
La direttrice ha sottolineato l’importanza di cogliere quella che è l’attenzione e la voglia di approfondire queste tematiche dei ragazzi per far sì che «l’educazione alla affettività, alla sessualità e alle relazioni non violente divengano parte integrante di tutti i percorsi di crescita, con un forte impegno». Ha poi concluso il suo commento dicendo che ritiene fondamentale la partecipazione attiva degli stessi ragazzi «alla definizione del nuovo Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne, perché possano portare il loro punto di vista e le loro proposte».
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